Nicolas Ballario racconta 10 grandi fotografe del Novecento mostrando di ciascuna 10 immagini scelte tra le più significative della loro produzione.
Da alcune settimane fa bella mostra di sé in libreria 10×10 Storie di donne fotografe, il volume curato da Nicolas Ballario e pubblicato per i tipi di 24 ORE Cultura, dedicato a dieci donne che con il loro lavoro hanno segnato in modo indelebile tanto la disciplina quanto l’immaginario di tutti noi.
Dieci donne che hanno il coraggio e il talento necessari per affrancarsi dal ruolo stereotipato imposto loro dalla società: si pensi a Gerda Taro che poco più che ventenne, negli anni Trenta, si afferma in un ambito prettamente maschile quale è il reportage di guerra. Donne che, uscite dagli schemi, tracciando nuove strade trasversali agli stili, ai generi e alla banalità di una classificazione: talvolta, come nel caso di Vanessa Beecroft, non sono infatti nemmeno fotografe nel senso stretto del termine ma artiste che vedono la fotografia come potente mezzo per divulgare su larga scala le proprie creazioni.
Imogen Cunningham, Claude Cahun, Dorothea Lange, Tina Modotti, Margaret Bourke-White, Gerda Taro, Lisetta Carmi, Nan Goldin, Cindy Sherman, Vanessa Beecroft: questi i nomi delle dieci protagoniste del volume, ciascuna raccontata attraverso una selezione di dieci scatti emblematici. La rassegna copre un arco temporale di poco meno di un secolo, da inizi Novecento agli albori del nuovo millennio, offrendo un’interessante escursione nei fatti, nei costumi e nelle idee del secolo breve.
Nicolas Ballario scrive per ciascuna di esse un ritratto che, al di là della mera successione delle vicende biografiche, si focalizza su come e perché queste inducano alla sperimentazione di nuovi linguaggi e filoni di ricerca. Filoni, al plurale, sviluppati da un lato per soddisfare le richieste dei clienti, per quanto sempre in modo originale e innovativo, e dall’altro per inseguire il desiderio di assecondare interessi personali, di esplorare il mondo e viaggiare nell’intimità delle persone in posa davanti all’obiettivo. Ogni fotografia presente in 10×10 è pertanto accompagnata da un testo volto a contestualizzarla nella produzione dell’autrice e nel contesto socio-culturale del periodo, ad evidenziarne gli intenti narrativi oltre a valorizzarne le peculiarità tecniche ed artistiche.
Un racconto, a tratti epico, che si dipana con quel fare coinvolgente che contraddistingue lo stile narrativo di Nicolas Ballario, uno dei più seguiti esperti di arte contemporanea del momento, formatosi a La Sterpaia – la factory di Oliviero Toscani aperta a giovani talenti – e con all’attivo collaborazioni con importanti istituzioni artistiche, articoli su riviste e quotidiani oltre all’ideazione e conduzione di trasmissioni radiofoniche e televisive. Tra i tanti suoi progetti come non citare la serie di brevi documentari intitolata #dieciXdieci. 10 storie per 10 donne che hanno cambiato la storia della fotografia, prodotta nel 2020 da 24 ORE Cultura per MUDEC nell’ambito palinsesto I Talenti delle Donne promosso dal Comune di Milano. Muovendosi tra gli imponenti spazi del Museo delle Culture di Milano, allora deserti a causa delle disposizioni per contenere la pandemia da Covid-19, Ballario, diretto da Fabrizio Spucches, parla al pubblico di Dorothea Lange, Cindy Sherman, Gerda Taro, Eve Arnold, Tina Modotti, Mariarosa Toscani Ballo, Inge Morath, Imogen Cunningham, Lisetta Carmi e Margaret Bourke-White gettando le basi per il volume 10×10 Storie di donne fotografe.
La stampa di alta qualità su carta patinata, come quella realizzata in questa occasione da 24 ORE Cultura, valorizza per certi aspetti le fotografie molto più del video poiché se da un lato è la forma divulgativa più vicina a quella immaginata dalle autrici dall’altro consente di soffermarsi a lungo, analizzandone ogni dettaglio, dall’uso della luce al taglio dato all’inquadratura, dalle citazioni più o meno palesi ai particolari che le contestualizzano nello spazio e nel tempo.
Il percorso inizia con Imogen Cunningham e la sua impellente necessità di documentare le molteplici variabili della condizione umana nel veloce fluire di eventi che caratterizza il Novecento. Il primo capitolo si compone così di un’alternanza di ritratti ora di artiste contemporanee – Martha Graham e Frida Kahlo – ora catturati per strada nel corso di esplorazioni finalizzate a immortalare la vita quotidiana delle persone comuni. All’opposto Claude Cahun si chiude in studio per meglio concentrarsi su un singolo individuo – in genere sé stessa – e sulle trasformazioni cui può sottoporre il corpo, distorcendone la percezione che l’osservatore ne ha e aprendo il dibattito su tematiche ancora oggi attuali e irrisolte.
Ballario per Dorothea Lange opta di focalizzarsi sulle sole immagini realizzate nell’ambito del programma della Farm Security Administration, istituito dal presidente Theodore Roosevelt per rilevare le condizioni dei lavoratori dopo la grande crisi del 1929. Un reportage epocale cui nel 1966 il MoMA di New York dedica una mostra consegnata alla storia a rimarcarne il valore storico e a consegnare finalmente Dorothea Lange – morta pochi mesi prima – all’Olimpo della fotografia.
Ha un che di epico lo slancio con cui Tina Modotti, dopo una fase iniziale incentrata sulle nature morte, soggetto che le consente di raffinare lo studio di luce e composizione, si dedica a raccontare il Messico, dove ancora si sente il profumo della rivoluzione terminata pochi anni prima del suo arrivo. Le sue fotografie creano consapevolezza nella popolazione del proprio valore e contribuiscono in modo significativo a dar voce nel Paese al nascente movimento femminista. Margaret Bourke-White dal canto suo non necessita le femministe le indichino la via: è uno spirito libero, una donna emancipata, sicura del proprio talento e pronta a mettersi continuatamente alla prova, anche a costo di sconfinare in ambiti sino allora prettamente maschili. Affascinata dalla tecnica e dalla scienza Bourke-White adora arrampicarsi sui grattacieli o volare sugli aeroplani per riprendere il territorio dall’alto, è la prima reporter al mondo a essere ammessa in Unione Sovietica, è al fianco degli Alleati quando liberano i prigionieri del campo di concentramento di Buchenwald e instaura un rapporto di reciproca fiducia con Gandhi che le consente di ritrarlo anche quando intento nella preghiera.
Gerda Taro è un esempio di reporter che non si limita a osservare ma si trasforma da spettatore ad attore della scena sociale e politica. Muore appena ventiseienne in terra spagnola travolta da un carro armato mentre è impegnata a seguire sul campo l’evolversi della guerra civile. Leggenda vuole che il suo ultimo pensiero sia per le macchine fotografiche e non per Robert Capa, il compagno di lavoro e vita di cui, tra le immagini pubblicate in 10×10, non poteva mancare il ritratto.
Le 10 fotografie scelte da Nicolas Ballario a citare i molti cicli tematici sviluppati da Lisetta Carmi vogliono restituire il coraggio di una professionista che a Genova, rompendo definitivamente la specializzazione del lavoro del reporter, alterna alla magia del Teatro Duse – di cui per molti anni è la fotografa ufficiale – i servizi di denuncia delle condizioni di lavoro al porto e all’Italsider o il tuffo nella realtà dei travestiti che esplora con attenzione e sensibilità. Un argomento quest’ultimo che avvicina Lisetta Carmi a Nan Goldin, la fotografa che Ballario ricorda “ha “fotografato l’infotografabile”, sfidando una società che non era pronta a essere messa davanti alla cruda realtà”. Priva di qualsivoglia intento moralista, Nan Goldin punta l’obiettivo ora sull’intimità quotidiana degli amici più stretti ora sul mondo delle Drag Queen, ora sulla scena punk e new wave: soggetti apparentemente distanti eppure accomunati dall’assenza di imbarazzo nel mostrare a lei ma pure al resto del mondo le proprie fantasie, sfidando la morte abusando di sesso, droga, alcol. Un’assenza di imbarazzo anche nel mostrarsi nel momento del dolore come accettano di fare molti membri della comunità gay al diffondersi dell’HIV, permettendole di realizzare un ciclo di racconti sorprendentemente toccanti, dal momento della scoperta di avere contratto il virus fino alla morte. Come la vita reale le sue immagini talvolta appaiono mosse o addirittura sfocate, le inquadrature non costruite a tavolino eppure, forse proprio per questa parvenza di genuinità della storia, toccano l’osservatore al cuore, con buona pace dei perbenisti puritani.
Nel capitolo dedicato a Cindy Sherman non poteva mancare la riproduzione a doppia pagina di Untitled #96, la fotografia più costosa attualmente in circolazione, battuta all’asta nel 2011 da Christie’s per 3,89 milioni di dollari. L’immagine afferisce della serie Centerfolds/Horizontal realizzata su incarico della rivista Artforum e la protagonista è la stessa Sherman truccata da adolescente. Lo sguardo perso nel vuoto a conferire alla ragazza un’aria assente, la posa ambigua, a cavallo tra innocenza e sensualità e il ritagio di un annuncio per cuori solitari fanno di Untitled #96 il perfetto manifesto del lavoro della fotografa, volto a distruggere i cliché di una cultura ancora profondamente maschilista.
Chiude la rassegna Vanessa Beecroft: per lei la fotografia non è una forma d’arte in sé per sé quanto uno strumento che le consente di sopperire all’assenza delle sue celeberrime performance una volta che queste sono terminate. Eppure, stampate in grande formato, tali immagini finiscono pure loro per acquistare importanti valori artistici e di mercato.
Il progetto grafico curato da Tomo Tomo è estremamente pulito per non distrarre mai l’attenzione dalle fotografie, le indiscusse protagoniste del libro. Una grafica talmente minimalista da far spiccare il volume sugli scaffali della libreria più per le dimensioni che per la copertina grigia su cui sono elencati in ordine cronologico, quasi a guisa di un indice, i nomi delle fotografe.
La nonna diceva che non si giudica un libro dalla copertina e per 10×10 Storie di donne fotografe è davvero così.
Silvana Costa
10×10
Storie di donne fotografe
a cura di Nicolas Ballario
24 ORE Cultura, 2022
24 x 31,5 cm, 208 pagine, cartonato
prezzo 59,90 Euro
www.24orecultura.com