L’attesa è terminata: al Teatro Litta di Milano debutta Riccardo III, adattamento della tragedia shakespeariana firmato, diretto e interpretato da quel talento irriverente di Corrado d’Elia. Abituato a sorprendere ad ogni nuova produzione, questa volta il regista si è ispirato ai videogiochi della giovinezza quale espediente narrativo.
Quanti non ricordano Pac-Man, la tonda creatura gialla che si muove nel labirinto, evitando i fantasmini per non perdere vite, e si sazia di briciole bianche al fine di accumulare punti? Analogamente, Riccardo duca di Gloucester, il personaggio più deforme e crudele – eppure eufemisticamente inarrivabile – mai concepito dalla mente di William Shakespeare, tesse alleanze, mente e uccide i nemici con voracità, senza alcun rimorso, senza timore della vendetta degli spiriti, nell’intento di dare la scalata al trono del fratello, Re Edoardo IV.
“Sicché, poiché natura m’ha negato di poter fare anch’io il bellimbusto di su e di giù, com’è frivola moda di questi tempi dal parlar fiorito, ho deciso di fare il delinquente, e di odiare gli oziosi passatempi di questa nostra età. Ho tramato complotti d’ogni genere, ho iniettato negli animi il veleno con profezie, calunnie, fantasie”. Questa la premessa, una vera e propria dichiarazione di intenti, che Riccardo espone senza pudore alcuno al pubblico in sala: che si mettano in campo le pedine del gioco e si prema il pulsante START per dare inizio alla partita. Ad atti e scene – che nel testo originale si succedono per oltre tre ore – Corrado d’Elia sostituisce infatti i livelli di un crudele videogame da giocare tutti d’un fiato, senza perdere la concentrazione, incitati dal ritmo ossessivo mutuato dalla musichetta di Tetris.
Riccardo duca di Gloucester trama nell’ombra, manipola i personaggi in scena con il solo suono della voce senza mai bisogno di palesarsi a guisa di un ragazzo d’oggi che, sprofondato nella poltrona di casa, manovra il joystick per aggirare ostacoli, conquistare bonus e nuove armi per accedere allo schema successivo. Corrado d’Elia presta la voce al duca che volle farsi re: è una voce tonante e mefistofelica, che si fa dolce come il miele quando vuol sedurre Lady Anna, spietata quando deve impartire ordini mortali, angelica quando serve dissipare i sospetti degli avversari. Forse è proprio l’assenza del protagonista in scena ad aver raffreddato l’entusiasmo del pubblico al momento dell’applauso finale, applauso che all’apparire dell’attore/regista per raccogliere i meritati onori, si fa decisamente più intenso. Eppure tale scelta performativa carica di straordinario spessore le parole di Riccardo, trasposte fedelmente dal testo originale.
Riccardo III è il capitolo conclusivo della sequenza di otto tragedie scritte da William Shakespeare alla fine del XVI secolo volte a celebrare le epiche ed efferate gesta dei sovrani inglesi da Riccardo II (re dal 1377 al 1399) sino, appunto, a Riccardo III (re dal 1483 al 1485). Di opera in opera è possibile seguire la crescita anagrafica e morale dei sovrani e dei personaggi collaterali come in una moderna soap opera ma, ovviamente, con maggior spessore psicologico. Shakespeare, facendo propria la lezione dei drammaturghi greci che narravano le gesta degli eroi mitologici, spoglia i sovrani della sua Terra delle corone per evidenziarne passioni e debolezze, paure e bassezze, mettendo in luce l’uomo.
La brama di potere e la sete di vendetta avviluppano come le spire di un serpente anche il più probo e leale dei personaggi in scena, soffocando la nobiltà dei suoi sentimenti. Avviluppa la regina Elisabetta (Raffaella Boscolo) che dispone con arroganza persone di fiducia al governo, a iniziare dal fratello Rivers (Antonio Valentino), per poi vederle cadere una dopo l’altra come pedine degli scacchi per mano del feroce Riccardo. Circuisce Buckingham (Gianni Quillico), il fidato consigliere, che si muove nell’ombra, coperto da occhiali scuri come un agente segreto, manovrando nobili, prelati e ministri con andreottiana sapienza. Non ne è immune nemmeno la soave Lady Anna Nevill (Chiara Salvucci) che rimasta vedova di Edoardo, principe di Galles figlio di Enrico VI, proprio per mano di Riccardo è rosa da profondo disgusto per il duca – più per il suo cuore indurito che per il suo aspetto deforme – come confida in uno straordinario monologo, forse il momento di maggior pathos dello spettacolo.
Corrado d’Elia enfatizza sino al surreale l’originale struttura narrativa shakespeariana in cui il naturale fluire degli eventi è spezzettato in più scene per incastrare tra loro le molteplici vicende che si svolgono in contemporanea e le machiavelliche elucubrazioni di duca Riccardo. Le luci del palcoscenico si spengono e si riaccendono psichedeliche, per scandire la vorticosa sequenza dei quadri in cui si alternano madri e figli, regine e fratelli, primi ministri e personaggi di corte, nobiluomini e sicari a evocare uno straordinario affresco sospeso tra realtà e poesia. La scenografia si presenta essenziale come la grafica dei videogiochi degli anni Ottanta: il nero di fondo è attraversato da sottili linee luminose colorate che delimitano i volumi conferendo tridimensionalità allo spazio; il piano del palcoscenico è leggermente inclinato verso la platea per permettere al pubblico di leggere le diverse porzioni in cui è ripartito, a iniziare dal recinto della Torre di Londra; dall’alto pende un sontuoso lampadario a evocare i fasti della corte inglese. Anche i costumi ideati da Rossana Parise non si estraniano dal tono minimalista dell’allestimento: per i capi dalla linea moderna è stato scelto un nero funereo, illuminato da dettagli in prezioso color zaffiro a denunciare il rango e la personalità del personaggio che li indossa.
La messinscena ideata e orchestrata da Corrado d’Elia qui molto più che in altri suoi progetti ispirati ai grandi classici della letteratura – e ci limitiamo a citare solamente l’ultimo, Io, Moby Dick – sembra volersi sornionamente accattivare la fascia più giovane di pubblico. Questo Riccardo III ha un taglio fresco, veloce ed essenziale che si sviluppa grazie a un’agile giustapposizione di passaggi chiave ad alto tasso di drammaticità che con nonchalance scivola nel pulp. Il ritmo sostenuto sposa furbescamente le esigenze di un pubblico moderno che vive il teatro come una piacevole digressione dagli impegni quotidiani. Di un pubblico figlio della tecnologia e schiavo dell’orologio cui non manca tuttavia il piacere di farsi cullare con racconti di gesta straordinarie, principesse sedotte e maltrattate, eredi al trono imprigionati nella torre e ambiziosi progetti di conquista del potere supremo.
Silvana Costa
Lo spettacolo continua:
Teatro Litta
corso Magenta 24 – Milano
fino a domenica 4 marzo 2018
orari da martedì a sabato 20.30
domenica 16.30
www.mtmteatro.itRiccardo III
di William Shakespeare
adattamento e regia di Corrado d’Elia
assistente alla regia Luca Ligato
con Andrea Bonati, Raffaella Boscolo, Marco Brambilla, Giovanni Carretti, Paolo Cosenza, Corrado d’Elia, Gianni Quillico, Chiara Salvucci, Antonio Valentino
ideazione scenica e grafica Chiara Salvucci
costumi Rossana Parise
responsabile di produzione Beatrice Nannetti Pozzi
tecnica e disegno luci Marco Meola
tecnico audio Edoardo Ridolfi
produzione Compagnia Corrado d’Elia
durata 1 ora e 30 minuti
http://corradodelia.it