A cinque anni dalla mostra torinese, i capolavori dei Preraffaelliti custoditi alla Tate tornano in Italia, a Milano, per una nuova spettacolare esposizione che ne indaga la filosofia e gli ideali.
A metà del XVIII secolo in Inghilterra vengono introdotti i macchinari a vapore nelle industrie tessili e siderurgiche, un’innovazione che dà avvio alla Prima Rivoluzione Industriale. Quasi un secolo dopo, nel 1848, Londra è una metropoli che ha superato i due milioni di abitanti; la regione è ricca di fabbriche e magazzini; il Tamigi è solcato da battelli a vapore e navi mercantili provenienti da tutto il mondo.
Con l’avanzare della modernizzazione per gli studenti delle Royal Academy Schools risulta frustrante essere obbligati a perseguire i canoni dell’accademismo classico e un senso estetico ormai superato. Sette di quegli studenti, un gruppo di amici di origine sociale e geografica eterogenea, fondano la Confraternita dei Preraffaelliti per intraprendere una rivoluzione armati di penne e pennelli, consegnando alla storia il primo movimento d’Arte Moderna della Gran Bretagna. Un movimento che tutt’oggi è fonte di ispirazione per gli artisti e di meraviglia per il pubblico.
Attorno all’iniziale lascito di Henry Tate, principale collezionista dei Preraffaelliti, l’omonima galleria londinese ha costituito la più ricca raccolta delle opere del movimento, tra cui capolavori iconici come La Dama di Shalott (1888) di John William Waterhouse e Ofelia (1851/52) di John Everett Millais, tristi presagi di morte ispirati a capisaldi della letteratura inglese. Capolavori che, con circa altri 80 dipinti e disegni, è possibile ammirare a Palazzo Reale di Milano sino al 6 ottobre nella mostra Preraffaelliti. Amore e Desiderio realizzata a cura di Carol Jacobi con il contributo scientifico di Maria Teresa Benedetti.
Di sala in sala il pubblico può immergersi negli ideali della Confraternita, una combinazione di ribellione, bellezza, scienza e immaginazione che non vuole più imitare i Maestri del tardo Rinascimento ma dare vita a una controcultura a guisa degli artisti sperimentali del Trecento e del Quattrocento: pittori e incisori ma anche poeti, novellieri e scienziati. Gli artisti guardano molto all’Italia che ricorre nelle loro opere, attraverso citazioni letterarie e con i suoi paesaggi protagonisti per esempio della minuziosa Veduta di Firenze da Bellosguardo (1863) di John Brett, degna della tradizione dei vedutisti veneziani.
Figli della rivoluzione industriale – e di rivoluzionari: il padre di Dante Gabriel Rossetti è un carbonaro riparato a Londra dove ottiene una discreta fama come traduttore dei testi danteschi – i Preraffaelliti sono critici rispetto alla modernità e alla situazione sociale corrente. Il 1848, anno di fondazione della Confraternita, è ricordato per la Primavera dei Popoli, un’ondata di moti rivoluzionari che scuote tutta l’Europa. I membri della Confraternita si pongono davanti al mondo in maniera anticapitalistica e antimperialista, vivendo ed esprimendosi in una sorta di promiscua comunità in cui si privilegia il socialismo, il lavoro collettivo – le opere sono tutte firmate con l’acronimo PRB – a quello individuale, la produzione artigianale a quella artistica, anticipando la nascita degli Arts and Crafts e del design.
I Preraffaelliti possono essere inquadrati nella corrente del Realismo, per la minuziosità con cui riproducono scene ed elementi naturali, cui associano la sperimentazione di tecniche pittoriche d’avanguardia per creare dipinti a olio dalla straordinaria luminosità, che possono essere apprezzati sino in fondo solamente dal vivo per cogliere appieno la brillantezza dei colori, in particolare del viola, del blu e del verde smeraldo. La pittura dal vero, come documentato in più punti del percorso di visita della mostra, è preceduta da una fitta sequenza di disegni preparatori per capire come combinare realtà e immaginazione, oltre a dare profondità psicologica ai protagonisti. I Preraffaelliti sono di gran lunga i primi artisti a esibire dipinti eseguiti all’aperto o, comunque, non in studio, incoraggiati dal critico e collezionista John Ruskin che ritiene la natura “un’opera d’arte di fattura divina”.
Gli autori incrociano tematiche contemporanee a vicende storiche, letterarie e bibliche, obbligando lo spettatore a riflettere sulle conflittualità sociali, sui rapporti familiari, sulle condizioni lavorative, sull’emigrazione ma anche sul viaggio di piacere ormai accessibile ad ampia fetta della popolazione, sui diritti delle donne oltre che sul valore di sentimenti eterni quali amore e desiderio. La proposta (il marchese e Griselda) (1850 circa) di Frederic George Stephens indaga l’amore tra membri di classi sociali differenti; L’ultimo sguardo all’Inghilterra (1864/66) di Ford Madox Brown racconta il dramma dell’emigrazione, con i protagonisti rappresentati come una moderna Sacra Famiglia in fuga in Egitto; in Gesù lava i piedi di Pietro (1852/56), sempre di Brown, Cristo – tra mille critiche – veste i panni di un operaio che rivendica la nobiltà dell’umile lavoro svolto; Ofelia descrive il dramma di una ragazza condannata dall’amante e dalla società mentre la strega de Il cerchio magico (1886) di Waterhouse evoca l’immagine di una donna emancipata e potente.
I rimandi al Gotico sono innanzitutto nelle prospettive appiattite, nella ricchezza di dettagli che lanciano con poetica eleganza messaggi simbolici – fiori, ricami, gioielli, oggetti e pose, in particolare quelle delle mani – oltre che nell’uso del fondo chiaro, come nelle pale d’altare, per illuminare la scena dal retro: si veda, per esempio, Claudio e Isabella (1850) di William Holman Hunt. I Preraffaelliti in realtà sperimentano tutte le diverse tipologie di illuminazione, dalla piena luce diurna in Il Canale della Manica visto dalle scogliere del Dorset (1871) di John Brett all’interno semibuio di Aurelia (L’amante di Fazio) (1863/73), ritratto di ispirazione tizianesca di Rossetti.
Dante Gabriel Rossetti, come buona parte dei membri della Confraternita, è sia pittore sia scrittore: è affermato traduttore degli stilnovisti e si identifica con Dante Alighieri. L’immedesimazione è tale da ritrarre la moglie Elisabeth Siddal, musa e pittrice ella stessa, suicidatasi nel 1862, nel suggestivo Beata Beatrix (1864/70), ispirato ai versi conclusivi de La vita nuova (1292/93) che descrivono come il ricordo di Beatrice morta ossessioni Alighieri. Lizzy rappresenta il modello di bellezza per i Preraffaelliti che dagli anni Sessanta entrano in una nuova fase, più centrata sull’estetica della composizione: ritrovando entusiasmo per gli artisti rinascimentali – in particolare per la scuola veneta di Tiziano e Giorgione – le dame dai capelli ramati sono ammantate di stoffe preziose e sontuosi accessori che lusingano i sensi dell’osservatore, valorizzati da un’illuminazione morbida che ne accarezza la superficie. Non stupiamoci dunque se l’ampia manica di Monna Vanna (1866) di Rossetti mostra profonde analogie con quella de La velata (1515) del tanto contestato Raffaello.
Silvana Costa
La mostra continua a:
Palazzo Reale – sale piano terra
piazza Duomo, 12 – Milano
fino a domenica 6 ottobre 2019
orari: lunedì 14.30 – 19.30
martedì, mercoledì venerdì e domenica 9.30 – 19.30
giovedì e sabato 9.30 – 22.30
ultimo ingresso un’ora prima della chiusura
giorni e orari di apertura straordinari:
giovedì 15 agosto 9.30 – 22.30
www.palazzorealemilano.itPreraffaelliti
Amore e Desiderio
a cura di Carol Jacobi
in collaborazione con Tate
contributo scientifico Maria Teresa Benedetti
allestimento Cesare Mari – PANSTUDIO architetti associati
una mostra Comune di Milano-Cultura, Palazzo Reale, 24 ORE Cultura
mostrapreraffaelliti.comCatalogo:
Preraffaelliti
Amore e Desiderio
a cura di Carol Jacobi, Maria Teresa Benedetti
24 ORE Cultura Edizioni, 2019
23 x 28 cm, 208 pagine, 150 illustrazioni, brossura
prezzo 34,00 Euro
www.24orecultura.com