Notti bianche 

In questo inizio di Stagione Corrado d’Elia vuole far sognare il pubblico del Teatro Litta di Milano con un nuovo album tratto dall’omonimo racconto di Dostoevskij.

L’onirico racconto Notti bianche di Fedor Dostoevskij è un testo molto amato dai registi teatrali per il clima sospeso tra sogno e realtà, analogo a quello che si respira quando gli attori sono in scena. Nemmeno Corrado d’Elia ha resistito alla tentazione di aggiungere il titolo ai suoi album, una rassegna di monologhi tratti dai capolavori della letteratura mondiale: è questo infatti il primo nuovo spettacolo che propone al pubblico nella Stagione 2019-2020.
La vicenda è ambientata a metà Ottocento sul lungofiume di Pietroburgo, la metropoli russa in cui Dostoevskij trascorre la giovinezza. D’Elia compie un volo sulla città per descriverne le atmosfere e gli edifici, rendendola a tutti gli effetti una delle protagoniste della storia. Tutto accade durante l’estate, quando gli abitanti partono in massa per le vacanze in dacia e le vie diventano d’un tratto deserte. Sono i giorni delle notti bianche, quando il sole tramonta la sera tardi per sorgere verso l’una del mattino e le anime sofferenti approfittano della luce e del silenzio per lunghe passeggiate che le aiutino a trovare il sonno e la pace. Notti bianche è una storia delicata, narrata sottovoce quasi a non voler destare lo spettatore dal sogno in corso, a non dissipare la magia di quel momento sospeso tra giorno e notte.
In una di queste notti, al parco affacciato sul fiume Neva, un uomo con il viso altero del sognatore, tutto rinchiuso in una corazza emotiva che lo isola dal mondo reale e dalle persone, si imbatte in Nasten’ka. La ragazza ha scritto una lettera al suo innamorato dandogli appuntamento in quel luogo per vedere se, a un anno di distanza, il loro amore sia ancora vivo.
I due fanno conoscenza e parlano a lungo, trovando conforto l’uno nelle ansie dell’altra e rinnovano l’appuntamento per il giorno successivo. Trascorrono così quattro magnifiche notti durante le quali Nasten’ka racconta la propria triste vita e il sognatore, toccato al cuore da tanta sventura, capisce cosa sia l’amore e crede di averlo finalmente trovato anche lui nella ragazza.
Notti bianche ha il potere di ricondurre il pubblico in platea a un mondo forse dimenticato. Ascoltando Nasten’ka interrogarsi sul tempo impiegato da una lettera a giungere al fidanzato ed essere letta si sorride e forse un po’ si rimpiange – nell’epoca delle comunicazioni immediate – il gusto dolce-amaro dell’attesa, del tempo trascorso a erigere grandi castelli in aria o a prospettare scenari apocalittici. È su queste emozioni che Dostoevskij costruisce parte del racconto.
Il testo è apparentemente semplice da portare in scena e si presta a molteplici scelte drammaturgiche e di regia. Sul palcoscenico, trasformato in una grande scatola blu cobalto illuminata da decine di lampadine che pulsano al ritmo dei cuori dei protagonisti, Corrado d’Elia si destreggia nel dar vita al dialogo tra il sognatore e Nasten’ka, calandosi alternativamente in entrambe le parti.
Nelle note di regia d’Elia descrive lo spettacolo come “un unico flusso di coscienza dunque, fatto di sogno e sofferenza, immaturità, ingenuità e illusione, dove la parola, protagonista, si fa immagine, sentimento e poesia”. Assistendo alla messinscena nella sua forma finita troviamo che l’attore sia sublime nel restituire il flusso di pensieri del sognatore, nel prestargli la voce bassa e calda e una gestualità che, man mano il suo cuore si fa scaldare dall’amore, si fa sempre più impacciata. Di rimando ci è sembrata invece un po’ azzardata l’interpretazione di Nasten’ka, quasi caricaturale: la voce stridula, la risatina imbarazzata, la gestualità vezzosa tratteggiano il ritratto di una ragazza ben più sciocca di quella capace di elaborare i discorsi che udiamo.
Non neghiamo il monologo possa essere una valida scelta drammaturgica – in passato Corrado d’Elia ha affrontato superbamente storie ben più complesse di Notti bianche – ma crediamo avrebbe dovuto scegliere un escamotage differente dal diretto scambio di battute.
Non ce ne voglia Corrado d’Elia che, come nei precedenti album, è autore, regista e interprete di Notti bianche. Aspettiamo con una certa curiosità Ulisse, il ritorno, in scena al Teatro Leonardo dal 30 gennaio al 9 febbraio 2020 sicuri che l’eroe omerico sarà nelle sue corde più della giovane Nasten’ka.

Silvana Costa

Lo spettacolo continua:
MTM Teatro Litta
corso Magenta 24 – Milano
fino a domenica 27 ottobre 2019
orario: da martedì a sabato ore 20.30
domenica ore 16.30
www.mtmteatro.it
 
Notti bianche 
di Fedor Dostoevskij
progetto, adattamento e regia Corrado d’Elia
con Corrado d’Elia
scene Francesca Marsella
tecnico luci Christian Laface
tecnico audio Riccardo Pellegrini
foto Angelo Redaelli
assistente alla regia Sabrina De Vita
grafica Chiara Salvucci
organizzazione Caterina Mariani
produzione Compagnia Corrado d’Elia
prima nazionale
www.corradodelia.it