A Gallarate è in corso la mostra che ricostruisce la parabola di uno dei movimenti artistici più amati dal pubblico attraverso opere poco note, concesse eccezionalmente in prestito da collezionisti privati.
L’Impressionismo nasce nella seconda metà del XIX secolo sull’onda delle innovazioni introdotte da Romanticismo e Realismo in termini di tecnica, soggetti e linguaggio. Analogamente ad altri movimenti di rottura con l’Accademismo imperante, al suo affacciarsi sulla scena, le opere vengono confinate nel gran marasma del Salon des Refusés mentre la critica fatica a comprendere le scelte stilistiche compiute. Tuttavia, a differenza di altri fenomeni coevi, l’Impressionismo riesce a guadagnare il favore di pubblico e collezionisti, un favore che il tempo non solo non ha scalfito ma ha rafforzato. Le mostre che vedono protagonisti dipinti e sculture di Claude Monet, Éduard Manet, Camille Pissarro, Pierre-Auguste Renoir, Edgar Degas, Paul Cézanne, Alfred Sisley e colleghi garantiscono sempre all’organizzatore alti afflussi di pubblico, a prescindere dall’effettiva validità scientifica del progetto espositivo.
È già partita la prevendita dei biglietti per la grande mostra in programma a Palazzo Reale di Milano dal 18 settembre 2021 al 30 gennaio 2022 con i capolavori di Monet provenienti dal Musée Marmottan Monet di Parigi. Nell’attesa o, una volta inaugurata l’esposizione meneghina, a suo complemento invitiamo a visitare al Museo MA*GA nella vicina Gallarate Impressionisti. Alle origini della modernità a cura di Sandrina Bandera, Emma Zanella e Vincenzo Sanfo, aperta sino al 9 gennaio 2022.
Si intuisce immediatamente come queste siano due mostre profondamente diverse tra loro: un’imponente monografica su uno degli artisti più noti al mondo la prima, una riflessione sulla ricostruzione della parabola compiuta dal movimento cui egli aderisce la seconda.
Oggigiorno per chiunque è possibile visitare il museo ricavato nel palazzo appartenuto allo storico d’arte Paul Marmottan (1856/1932) dove è ospitata la più grande collezione di opere di Claude Monet al mondo. Le opere selezionate per la mostra al MA*GA sono invece giunte in prestito da privati: Impressionisti. Alle origini della modernità offre dunque l’opportunità di ammirare dal vivo pezzi in genere sottratti alla vista del pubblico, noti solo attraverso le riproduzioni su cataloghi e volumi d’arte. Pezzi che consentono ai curatori di descrivere a tutto tondo il percorso compiuto dagli Impressionisti, andando oltre stereotipi ormai consolidati.
La rassegna propone dipinti a olio e acquerelli, incisioni eseguite con diverse tecniche e disegni, sculture e libri; alle opere dei pittori di punta sono giustapposte quelle di esponenti di secondo piano e sperimentazioni di autori che hanno attraversato fugacemente la fase impressionista per poi sviluppare linguaggi differenti. A completare la ricostruzione storica non mancano infine riferimenti alla musica, alla moda e alle arti applicate dell’ultimo quarto dell’Ottocento.
La provenienza da collezioni private e la meticolosità della curatela sono i punti di forza di un’esposizione che pare non soddisfare in pieno le aspettative per l’ostinazione a voler rappresentare tutti gli artisti presenti ad almeno una delle otto mostre ufficiali organizzate dagli Impressionisti tra il 1874 e il 1886. Anche a costo di ricorrere a opere palesemente afferenti alla produzione minore degli autori più gettonati o per la modestia del contributo di quanti considerati giustamente “marginali”. La rassegna per esempio comprende anche Prairie et Villas (1880 c.a.) di Firmin-Girard, la veduta che campeggia sui manifesti pubblicitari, ma egli non ha mai partecipato alle mostre degli Impressionisti, limitandosi a seguirne il lavoro attratto dalle modalità di rappresentazione sia della natura sia della società loro contemporanea.
Il percorso di visita si snoda attraverso oltre 180 opere suddivise in sezioni che mutuano i titoli da celeberrimi testi di fine Ottocento e si apre con un tributo all’iconica figura di Thèodore Gericault che, alla ricerca di “realtà”, si allontana dal rigido Accademismo classicista.
Correspondances è il titolo di una celeberrima poesia di Charles Baudelaire pubblicata nella raccolta Les Fleurs du mal (1857). I versi – fatti propri dal movimento simbolista che li adotta quale Manifesto – rivelano come la natura, definita un “tempio vivente”, utilizzi profumi, colori e suoni per rendere l’uomo partecipe di una realtà più complessa e profonda. Sandrina Bandera, Emma Zanella e Vincenzo Sanfo prendono in prestito il titolo di quella poesia, così carica di allusioni, per la prima sezione di Impressionisti. Alle origini della modernità dove sono raccolti esempi della prontezza con cui gli Impressionisti colgono, durante sedute en plein air, le manifestazioni superficiali della natura al variare della luce e delle condizioni metereologiche. Una corrispondenza forse non perfettamente aderente all’idea di Baudelaire. Ad ogni modo la sezione è estremamente ricca e inanella una fitta sequenza di dipinti a olio, acquerelli e incisioni eseguiti, tra gli altri, da Courbet, Boudin, Corot, Troyon, Millet, Monet, Lépine, Vidal, Sisley e Guillaumin.
La Comedie Humaine è il titolo della seconda sezione, dedicata ai ritratti fatti dagli Impressionisti agli amici pittori, scrittori, musicisti e intellettuali. Titolo che strizza l’occhio alla raccolta degli scritti di Honoré de Balzac pubblicati tra il 1830 e il 1856.
La terza sezione omaggia Le Ventre de Paris (1873), il romanzo di Émile Zola, e lo scenario dai grandi spazi aperti si sposta nei bassifondi della capitale per mostrare l’altra faccia della città emblema per antonomasia di progresso e bel vivere. Di nuovo, le opere presenti sono eterogenee per tecniche e soggetti: una veduta del Marché de Pontoise (1898) di Pissarro ma pure disegni e incisioni in cui l’artista nato nelle Indie Occidentali immortala i contadini nei campi intenti a produrre le merci da esporre sulle bancarelle; uno scorcio dei vicoli con i panni stessi al sole di Bernard; La Barricade e Guerre civile (entrambe 1871) di Manet a ricordare come proprio dalle città partano le sommosse popolari per la rivendicazione di diritti civili.
L’ultima citazione letteraria proposta dai curatori è À Rebours (1884), il romanzo di Joris-Karl Huysmans. La sezione presenta tre focus dedicati ad altrettanti artisti iconici che, contrariamente a Jean Floressas Des Esseintes – il protagonista del libro – sono elementi partecipi e vivaci della comunità da cui traggono materia per il proprio lavoro: Paul Gauguin, Henry de Toulouse Lautrec ed Edgar Degas.
A margine del percorso principale sono collocate teche contenenti volumi e documenti d’epoca a testimonianza della risonanza data alle mostre degli Impressionisti e alle figure di spicco del movimento.
Il progetto di allestimento firmato da Angelo Jelmini riserva lo spazio a doppia altezza del museo a Le Peintre de la vie moderne, una sezione che potremmo definire “generalista” in quanto offre una panoramica del fermento che pervade Parigi alla vigilia del nuovo secolo. Una panoramica che esplora il frutto di alcune delle correnti artistiche più in voga sulle rive della Senna. Le ballerine di Degas e le gran dame che dai palchi del teatro catturano l’attenzione della sua allieva, l’americana Mary Cassat, finiscono così per essere accostate ai ritratti di giovani signore di Giovanni Boldini. A breve la psicoanalisi imporrà anche a questi artisti, perennemente tesi a rappresentare il vero, di confrontarsi con il malessere interiore nascosto da strati di cipria, fumi dell’alcool e luci abbaglianti.
Ma questa è un’altra storia.
Silvana Costa
La mostra continua a:
Museo MA*GA
via E. De Magri 1 – Gallarate (VA)
fino a domenica 23 gennaio 2022
per le modalità e gli orari di ingresso si veda il sito web
www.museomaga.itImpressionisti
Alle origini della modernità
a cura di Sandrina Bandera, Emma Zanella, Vincenzo Sanfo
contributo critico di Rosa Barovier, Paolo Castagnone, Gilles Chazal, Virginia Hill, Fiorella Minervino, Gonzalo Fernández Prieto
progetto di allestimento Angelo Jelmini
immagine coordinata e infografica: MMG, Gallarate
una mostra Fondazione Silvio Zanella – Museo MA*GA, Comune di Gallarate
con la collaborazione di RJMA Progetti culturali, Diffusione Italia International Group
Catalogo:
Impressionisti
Alle origini della modernità
a cura di Emma Zanella, Alessandro Castiglioni
schede scientifiche dedicate agli artisti e alle opere curate da Vittoria Broggini, Alessandro Castiglioni, Francesca Chiara, Lorena Giuranna, Emma Zanella
Nomos Edizioni, 2021
24 × 28 cm, 240 pagine, brossura
prezzo: 24,90 euro
www.nomosedizioni.it/