A Bologna è in corso una bella mostra su Giovanni Boldini in occasione del novantesimo anniversario della sua morte. L’esposizione si sviluppa cronologicamente a ripercorrere la strepitosa carriera del pittore ferrarese, l’amore per le belle donne e la vita nella Parigi della Belle Époque, apprezzato dalla critica e conteso dai committenti.
Giovanni Boldini nasce il 31 dicembre 1842 in una modesta famiglia ferrarese; il padre Antonio, un noto restauratore e pittore ispirato ai maestri del Quattrocento, presto lo porta a bottega con sé per insegnargli i rudimenti del mestiere. La città in quegli anni vive il passaggio dal dominio dello Stato Pontificio al controllo austriaco e, infine, nel 1861 l’adesione al Regno d’Italia; Boldini vive con entusiasmo la transizione che reca con sé fervore culturale e un rinnovato edonismo.
Un entusiasmo che lo spinge alla scoperta del mondo: inizialmente, grazie ai soldi ricevuti in eredità dal prozio paterno, si trasferisce a Firenze dove, al caffè Michelangiolo, entra in contatto con i Macchiaioli e stringe una solida amicizia con Telemaco Signorini. In piedi davanti al suo Dragoni a cavallo (1898) per un attimo riviviamo l’epopea risorgimentale documentata con coinvolgente passione da Giovanni Fattori, Silvestro Lega e lo stesso Signorini. Successivamente Boldini viaggia in Europa, soggiornando a lungo a Londra e a Parigi, all’epoca cuore nevralgico del dibattito artistico, dove confluiscono artisti da tutto il mondo affascinati dal clima di sperimentazione in atto. Sperimentazione di cui il giovane riferisce agli amici fiorentini. Nel 1871 Boldini lascia Firenze per trasferirsi definitivamente a Parigi, al numero 12 di Avenue Frochot: è l’inizio di una strepitosa carriera che lo porta ad essere il ritrattista più conteso della Ville Lumière nel periodo di maggior splendore, la cosiddetta Belle Époque.
Tiziano Panconi racconta il percorso dell’artista attraverso le 90 opere selezionate per la mostra Giovanni Boldini. Lo sguardo nell’anima, in corso a Palazzo Albergati di Bologna fino al 13 marzo 2022. Sette sezioni organizzano per fasi temporali il lavoro di Giovanni Boldini e lo pongono a confronto con quanto realizzato in quello stesso periodo da altri artisti a lui contemporanei. Egli infatti, nonostante la frequentazione dei Macchiaioli, elabora un proprio stile, più fedele alla realtà e intriso di una ventata di freschezza, capace di conquistare gli esponenti di spicco dell’aristocrazia parigina che restano suoi estimatori per tutta la vita.
I suoi ritratti sono spumeggianti e vivaci, i soggetti sono catturati come in un’istantanea nell’atto finale di un movimento, quando il corpo è fermo ma le ampie vesti, in tessuti tanto preziosi quanto impalpabili, ancora fluttuano nell’aria. Il colore steso in diversi livelli di diluizione con pennelli dalla punta grossa, compiendo ampi gesti semicircolari, crea la sorprendente illusione del movimento. Anni dopo i Futuristi Umberto Boccioni e Giacomo Balla faranno ricorso proprio alle forme circolari per rendere sulla tela il senso della dinamicità e dell’elasticità dei corpi.
La prima sezione, intitolata Il viaggio da Ferrara a Firenze, verso Parigi, si apre come da prassi con un autoritratto (1856) dell’artista, giunto in prestito dal Museo Giovanni Boldini di Ferrara. Sono qui presenti dipinti di piccole dimensioni in cui si assiste al percorso di ricerca di una propria cifra stilistica, passando da deliziose scene in costume come L’amatore delle arti (1870) – che strizza l’occhio al Concertino (1878/85) di Pompeo Massani – a spaccati contemporanei, a ritratti a mezzobusto e a paesaggi.
La Maison Goupil, cui è intitolata la seconda sezione della mostra, è la galleria d’arte fondata a metà Ottocento dall’editore Jean-Baptiste Adolphe Goupil e vanta sedi di vendita persino fuori dal continente europeo. Boldini dal 1871 al 1878 fa parte del gruppo degli artisti rappresentati dalla Maison cui introduce anche l’amico Signorini.
È un periodo particolarmente fertile per il pittore che coincide con la fase di fascinazione per il folklore spagnolo, sia attraverso le opere di Marià Fortuny i Marsal, suo predecessore quale firma di punta della Maison Goupil, sia nel corso di viaggi. L’infatuazione è intensa e porta alle creazione di tele come Il torero (1878/80) e Madame X (1879 circa) di forte impatto sui visitatori della mostra bolognese.
Boldini parallelamente inizia ad affermarsi come ritrattista grazie alla straordinaria abilità nel mettere le aristocratiche modelle a proprio agio, spingendole a denudare la propria anima – e sovente non solo quella – da titoli e convenzioni sociali. Tiziano Panconi, il curatore, racconta di sedute interminabili durante le quali Boldini tante volte si limita a banali schizzi, preferendo tempestarle di domande, anche sconvenienti, al fine di coglierne “al volo l’attimo fuggente, quel momento unico in cui un’occhiata più sincera rivelava lo stato d’animo e la mimica del corpo si faceva più espressiva, l’istante in divenire fra un’azione e l’altra, quando la forza motoria di un gesto si esauriva, rigenerandosi prontamente in quello successivo”. Egli diviene in questo modo il propugnatore di una forma di emancipazione femminile ante litteram in cui la rappresentazione delle virtù morali si accosta a un’esibizione senza timore di bellezza, femminilità e prestigio sociale.
La terza sezione, La fine del rapporto con Berthe, Gabrielle e i caffè chantant consente al visitatore di immergersi appieno nella vivace e trasgressiva vita notturna parigina di fine XIX secolo. Alle piccole scene formali popolate di marchesini in posa a Versailles (1876), giovinette immerse nella lettura (1875) o quadri bucolici (1872) fanno da contraltare le sere A teatro (1885/86), due ampie viste de Il bar delle Folies Bergère (1879/85) – è una versione molto più movimentata di quella immortalata da Édouard Manet (1881/82) – oltre ai ritratti dell’Attrice Alice Regnault (1884) e di una Giovane donna in déshabillé (1880).
Protagonista indiscussa della sezione è tuttavia Gabrielle, moglie del conte Costantin de Rasty, dal 1875 amante del pittore. È lei nel 1881 la causa della definitiva separazione tra Boldini e Berthe, la modella al suo fianco da oltre un decennio. La nobildonna è ritratta ora distesa languidamente nel letto della garçonnière presa in affitto in rue Demours, ora seduta sorridente ma con lo sguardo ansioso per il costante timore che la sua relazione clandestina sia scoperta.
Il “soffio vitale”, dal ritratto al paesaggio mette a confronto lo stile pittorico di Boldini con quello di autori suoi contemporanei. Pezzo forte della sezione è l’affascinante Ritratto di signora in bianco con guanti e ventaglio (1889) esposto, insieme al celebre Ritratto di Emiliana Concha de Ossa (1888) – noto anche come Pastello bianco – all’Esposizione Universale di Parigi del 1889 cui, in seguito alla decisione dell’Italia di non partecipare ufficialmente, Boldini prende parte nella duplice veste di commissario della sezione artistica italiana e di espositore. Pastello bianco ottiene la Medaglia d’oro e recensioni entusiastiche per l’uso magistrale di una tecnica così particolare. Boldini, non volendo più privarsene, realizza una copia dell’opera per la famiglia Concha de Ossa mentre tiene l’originale appeso in studio sino alla sua morte.
Nel 1895 Boldini partecipa anche alla I Biennale d’Arte di Venezia con il celeberrimo ritratto a pastello di Giuseppe Verdi e quello ad olio della Giovinetta Errazuriz. A lui va il Premio del Comuni e della Provincia di Venezia.
A questi ritratti a grandezza naturale fanno da contraltare minute vedute di Venezia dove l’acqua agitata dal transito delle navi è resa con i colori stesi con i caratteristici gesti semicircolari e parzialmente sovrapposti. Ha invece il sapore di un affresco antico il delicato dipinto su tavola La Colonnade a Versailles (1889 circa), a testimonianza della grande versatilità di un artista che non ha mai rimosso gli insegnamenti appresi alla bottega paterna.
In Le nouveau siècle, l’ultima delle sezioni di cui si compone la mostra, si celebra la ventata di ottimismo che pervade il vecchio continente fino allo scoppio della Prima Guerra Mondiale. Boldini in quegli anni è decisamente sulla cresta dell’onda e il suo studio è più affollato che mai di belle donne ansiose di posare per lui.
Se osserviamo queste ultime opere, un autentico inno alla femminilità e alla bellezza, si possono cogliere punti in comune con la ricerca portata avanti da altre correnti artistiche. Il Nudo di Giovane sui cuscini rosa (1917 circa) nella flessuosità quasi irreale del corpo strizza l’occhio a Chagall e Matisse. M.me de Joss (1906 circa) ritratta dall’alto, immersa in un forte chiaroscuro, ricorda le ballerine di Degas o le attrici di Toulouse-Lautrec immortalate mentre si esibiscono sotto i riflettori, con il viso reso quasi clownesco dal forte gioco di luci e ombre. I veloci tratti con cui dipinge la Ragazza che si specchia (1918) sono contrapposti al meticoloso realismo di La zolletta di zucchero (1898/1903) d Federico Zandomeneghi e, perdendoci nel movimento delle vaporose maniche a palloncino dell’impalpabile Camicetta di voile (1906 circa), il pensiero ritorna ai Futuristi.
Tiziano Panconi offre qui anche una carrellata dei generi in cui Giovanni Boldini si continua a cimentare nel corso di tutta la carriera, a prescindere dal fatto che i clienti affollino lo studio per uno dei suoi ritratti. Ammirando le gondole ormeggiate a Venezia San Marco (1907 circa) è possibile fare un raffronto con tele di soggetto analogo esposte nella sezione di apertura e constatare l’apparente assenza di mutazioni in uno stile di successo che troviamo applicato anche nella Natura morta di Rothschild (1911).
Mademoiselle De Nemidoff (1908), bellissima ed eterea come un sogno, al termine della mostra saluta i visitatori con un ampio sorriso. Noi, dal canto nostro, non possiamo che invitarvi ad abbandonare per un paio di ore il grigio della contemporaneità e tuffarvi negli eccessi della Belle Époque. A Tiziano Panconi va infatti riconosciuto il merito di essere riuscito in pieno a restituire non solo un vivace ritratto di Giovanni Boldini ma anche le suggestioni del periodo.
Silvana Costa
La mostra continua:
Palazzo Albergati
via Saragozza, 28 – Bologna
fino a domenica 13 marzo 2022
orari: tutti i giorni dalle 10.00 alle 20.00
la biglietteria chiude un’ora prima
www.palazzoalbergati.com
Giovanni Boldini
Lo sguardo nell’anima
a cura di Tiziano Panconi
progetto di allestimento BC Progetti di Alessandro Baldoni e Giuseppe Catania
con Francesca Romana Mazzon
prodotta e organizzata da Arthemisia, Poema
in collaborazione con Museoarchives Giovanni Boldini e Macchiaoli, Comitato di Studi per i 90 anni dalla morte di Giovanni Boldini
grafica di mostra e grafica immagine coordinata Angela Scatigna
progetto illuminotecnico Francesco Murano
www.arthemisia.itCatalogo:
Giovanni Boldini
Lo sguardo nell’anima
a cura di Tiziano Panconi
Skira, 2021
24×28 cm, 208 pagine, 180 colori, cartonato olandese
prezzo: 32,00 Euro
www.skira.net