Beppe Navello si cimenta con Marivaux, autore francese che, nonostante gli allestimenti firmati in passato anche da importanti registi, non gode di grande notorietà nel nostro Paese, e seduce il pubblico del Piccolo di Milano.
Fa tappa al Piccolo di Milano La seconda sorpresa dell’amore, la commedia scritta nel 1727 da Marivaux e diretta da Beppe Navello che ha debuttato la scorsa Stagione a Firenze. È questa una sorta di evento epocale: si tratta della prima rappresentazione in lingua italiana dell’opera.
Marivaux è inserito nell’olimpo degli autori teatrali d’oltralpe, erede di Molière, grossomodo contemporaneo di Goldoni e, come lui, autore per il Théâtre-Italien di Parigi: è il più importante drammaturgo del XVIII secolo francese eppure in Italia assistere alle sue commedie non è cosa facile.
La seconda sorpresa dell’amore ruota intorno alla figura della Marchesa (Daria Pascal Attolini), una giovane e bella nobildonna rimasta da poco vedova dopo un solo mese di matrimonio e, per tale ragione, troppo triste per abbandonarsi al corteggiamento del Conte (Giuseppe Nitti). Le sue giornate scorrono nella malinconia e nell’apatia, concedendosi come unica distrazione un libro o una lezione di Ortensio (Fabrizio Martorelli), il pedante e un po’ viscido individuo che alterna i consigli di lettura alla padrona al maldestro corteggiamento a Lisetta, la di lei cameriera (Marcella Favilla). La monotonia è spezzata dell’arrivo del Cavaliere (Lorenzo Gleijeses), un intimo amico del defunto marito della Marchesa, in procinto di abbandonare Parigi per ritirarsi in un luogo sperduto a coltivare il dolore per la perdita dell’amata.
È chiaro sin dal primo incontro come la Marchesa e il Cavaliere siano due anime affini, destinate a trovare sollievo alle proprie pene nell’amore che provano l’uno per l’altra. Un amore che i due stentano inizialmente a riconoscere per tale e si dichiarano solamente amici. L’amicizia tuttavia altro non è che una differente forma di amore che, nel suo fluire, attraversa mille forme differenti.
Lisetta e Lubino (Stefano Moretti), il valletto del Cavaliere, non hanno indubbiamente lo stesso carisma di Colombina e Arlecchino ma platealmente dimostrano quanto Marivaux si sia ispirato a queste due celebri maschere della Commedia dell’Arte per plasmare i due servitori. Essi infatti non hanno nulla da invidiare agli indaffarati beniamini delle commedie goldoniane, presi come sono a combinare il matrimonio tra i rispettivi padroni quale premessa per il proprio. Un matrimonio cui Ortensio e il Conte, sebbene per diverse ragioni, si oppongono fermamente e tramano per farlo naufragare riuscendo, almeno inizialmente, nell’intento.
Descritta così, per sommi capi, la trama ricorda le classiche commedie di Molière e di Goldoni ma lo svolgimento è in questo caso molto giocato sugli struggimenti individuali più che sulle schermaglie amorose, sul lambiccarsi a cercare di svelare le macchinazioni altrui e a prospettare evoluzioni future che sull’affrontarle. In particolare, la Marchesa e il Cavaliere, con ancora le ferite delle precedenti esperienze aperte, si ostinano a respingere l’amore grazie al potere della ragione in favore di una più rassicurante amicizia e si sorprendono nello scoprire come, nonostante il costante controllo, il nobile sentimento riesca comunque a insinuarsi nelle loro vite. La ragione si rivela tuttavia anche un’arma a doppio taglio quando i personaggi intorno la utilizzano per far leva sul loro orgoglio e indirizzarne le simpatie in funzione delle proprie aspettative.
Beppe Navello propone una regia raffinata e ironica che esalta, fino a forzarle all’inverosimile, le speculazioni intellettuali alla base della commedia, ottenendo da un lato di rivelarne l’assoluta inefficacia e dall’altro di esaltare la componente surreale della situazione.
La scenografia minimalista di Luigi Perego, autore anche dei ricchi costumi, non distrae l’attenzione dagli attori in scena anzi esalta la pretesa drammaticità dei monologhi della Marchesa.
È messo pure in risalto lo stile poco naturale, a tratti monotono e decisamente artificioso, dei dialoghi di Marivaux dove tutti i personaggi in scena, a prescindere dalla loro estrazione sociale, utilizzano lo stesso identico gergo, ricercato e familiare al tempo stesso. Una soluzione singolare, imposta a tutti ma che non sembra calzare a nessuno. Una peculiarità tutta da scoprire e che rende questa elegante rappresentazione di La seconda sorpresa dell’amore un appuntamento imperdibile per scoprirne l’autore, reso ancor più prezioso dal cast di prim’ordine che lo inetrpeta.
Silvana Costa
Lo spettacolo è andato in scena:
Piccolo Teatro Grassi
via Rovello 2 – Milano
23- 27 novembre 2022
www.piccoloteatro.orgLa seconda sorpresa dell’amore
di Marivaux
regia di Beppe Navello
con Lorenzo Gleijeses, Daria Pascal Attolini, Marcella Favilla, Stefano Moretti, Fabrizio Martorelli, Giuseppe Nitti
regia Beppe Navello
scene e costumi Luigi Perego
musiche Germano Mazzocchetti
luci Orso Casprini
produzione Associazione Teatro Europeo
in collaborazione con Fondazione Teatro della Toscana
durata 110 minuti senza intervallo