L’albergo dei poveri

L’albergo dei poveri di Maksim Gor’kij è il nuovo spettacolo portato in scena da Massimo Popolizio al Piccolo di Milano. Il dramma si inserisce nel filone narrativo degli affreschi storici e sociali dalla forte carica allegorica con cui in questi anni l’artista ha sedotto ed entusiasmato il pubblico.

Il debutto in gran spolvero si è svolto lo sorso 9 febbraio al Teatro Argentina di Roma ma è la tappa milanese che assume un particolare significato: L’albergo dei poveri è lo spettacolo diretto da Giorgio Strehler con cui il 14 maggio del 1947 si è inaugurato il Piccolo di via Rovello. La stessa scelta del titolo, tra le tante traduzioni proposte nel corso di oltre un secolo – per esempio I bassifondi, Nel fondo o Il dormitorio –, è caduta su quello ideato da Strehler a creare una sorta di parallelismo storico tra i contesti in cui l’opera è proposta al pubblico.
Allora come oggi ma pure come nel 1902, quando il testo di Maksim Gor’kij viene rappresentato in prima assoluta a Mosca con la regia di Kostantin Stanislavskij, la popolazione vive in uno stato di profonda crisi economica accompagnata da dilagante povertà: nel 1947 l’Italia sta lentamente risorgendo dalle macerie lasciate dietro di sé dalla II Guerra Mondiale mentre l’Impero russo, provato da carestie e repressioni etniche e religiose, si sta avviando alla rivoluzione del 1905.
L’albergo dei poveri, come suggerisce il titolo, si svolge nel dormitorio ricavato da Michail Kostylev (Francesco Giordano) nel seminterrato del proprio palazzo, un ambiente buio, opprimente e malsano dove offre un riparo a pagamento a un variegato gruppo di reietti le cui vicende, intrecciandosi a quelle dello stesso proprietario e della sua famiglia, costituiscono la struttura dello spettacolo.
Il sipario si apre sull’imponente e grigio stanzone concepito dagli scenografi Marco Rossi e Francesca Sgariboldi in cui sono ammassati, a ospitare quante più persone possibile, tavoli da lavoro e letti. In uno di questi giace moribonda Anna (Zoe Zolferino), la giovane moglie di Klešč il fabbro (Michele Nani), un uomo rozzo che invece di accudirla molesta la ex prostituta Kvašnja (Silvia Pietta) che, a sua volta, ha conquistato il cuore di Medvedev (Marco Mavaracchio), la guardia che ciclicamente passa a verificare le identità di quanti presenti nel dormitorio e le loro attività. L’albergo è infatti popolato di loschi figuri come Pepel il ladro (Raffaele Esposito), il Barone (Giovanni Battaglia), un nobile decaduto che pratica strani maneggi, o Satin il baro (Aldo Ottobrino) che sovente scatenano risse e disordine. Fanno loro da contraltare le presenze miti di poveri diavoli come Bubnov (Giampiero Cicciò) che anche ora che ha perso la bottega prosegue con i pochi strumenti a disposizione l’attività di pellicciaio, un misterioso principe di colore (Martin Chishimba), la dolce Nastja (Carolina Ellero) con il naso affondato in letture romantiche, Aleška (Gabriele Brunelli) con il suo organetto e l’attore (Luca Carbone) dalla memoria devastata dall’abuso di alcool che cerca invano di richiamare alla mente i brani di Shakespeare.
All’albergo dei poveri, come in una tragedia shakespeariana, sono in corso lotte per il potere, prevaricazioni per non svolgere i compiti quotidiani e per racimolare i soldi per l’affitto. Una guerra tra ultimi per strappare ai compagni di sventura quel poco che hanno, quel briciolo di dignità rimasta loro e, nel caso riuscissero a salvaguardarla, sarà Vasilisa a spazzarla via. Vasilisa è la padrona dell’albergo e lo governa con crudeltà estrema, vessando chi vi risiede così come la sorella Nataša (Diamara Ferrero) rea di godere, a differenza sua, delle premure di Pepel. Sandra Toffolatti interpreta la padrona con un piglio grottesco, proponendo una caricatura del personaggio tale da farla assomigliare più che a una lady Macbeth alla cattiva di una pellicola disneyana.
In un simile contesto fa la sua comparsa Luka, un misterioso pellegrino, interpretato dallo stesso Massimo Popolizio: è un uomo dalla figura alta e possente che sembra rasserenare gli animi degli ospiti dell’albergo per quanto non sia ben chiaro se ciò gli riesca perché incute timore con la sua presenza o per il messaggio di fede e speranza che reca con sé. La religione tuttavia, come insegna Karl Marx, è l’oppio dei popoli e l’effetto inizialmente sortito dalla presenza di Luka non dimostra benefici permanenti e nulla può contro la furia della diavolessa Vasilisa. I suoi preziosi consigli cadono nel nulla e il disgraziato gruppo umano che comprende ricchi e poveri, padroni e ospiti – come in una tragedia di Shakespeare – non riesce a sottrarsi al proprio destino.  In una tale ottica, anche una morte violenta scivola nell’indifferenza in quanto ritenuta ineluttabile.
I quindici attori diretti da Popolizio che, seguendo una volta ancora le orme di Strehler, si unisce loro in scena offrono un superbo affresco della natura umana, analizzando come questa possa reagire alle avversità e proponendo un ampio ventaglio di personalità, ciascuna esemplificata da uno degli ospiti dell’albergo dei poveri.
Un affresco cinico e impietoso che tuttavia – o proprio grazie a ciò – assume un valore emblematico e assoluto come la recitazione volutamente enfatica proposta dagli attori sembra suggerire.
La versione de L’albergo dei poveri firmata da Massimo Popolizio è colossale – a tratti eccessiva –, densa di retorica, grottesca per il tanto scavare nella miseria umana sino a offrire spunti di involontaria comicità. È un’opera che assolutamente non lascia indifferenti ma colpisce violentemente allo stomaco: è praticamente impossibile non essere travolti dalla sua energia come dimostra il lungo applaudo del pubblico in sala.

Silvana Costa

 

Lo spettacolo continua:

Piccolo Teatro Strehler
Largo Greppi 1 – Milano
fino a giovedì 28 marzo 2024
orari: martedì, giovedì e sabato 19.30
mercoledì e venerdì 20.30
domenica 16.00
www.piccoloteatro.org

L’albergo dei poveri
uno spettacolo di Massimo Popolizio
tratto dall’opera di Maksim Gor’kij
riduzione teatrale Emanuele Trevi
scene Marco Rossi, Francesca Sgariboldi
costumi Gianluca Sbicca
luci Luigi Biondi
disegno del suono Alessandro Saviozzi
movimenti scenici Michele Abbondanza
assistente alla regia Tommaso Capodanno
con Massimo Popolizio
e con Sandra Toffolatti, Raffaele Esposito, Michele Nani, Giovanni Battaglia, Aldo Ottobrino, Giampiero Cicciò, Francesco Giordano, Martin Chishimba, Silvia Pietta, Gabriele Brunelli, Diamara Ferrero, Marco Mavaracchio, Luca Carbone, Carolina Ellero, Zoe Zolferino 
produzione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa, Teatro di Roma – Teatro Nazionale
durata 100 minuti senza intervallo