Amleto nei ricordi di Orazio

I ricordi di Orazio sono l’escamotage narrativo adottato da Corrado d’Elia per l’originale adattamento di Amleto in scena al Teatro Leonardo di Milano.

L’esperienza, sia quella acquisita per sperimentazione diretta, sia quella derivante dalla mera osservazione di prove altrui, consente agli animali di evitare pericoli e di evolversi nel tempo. Esperienza che solo l’uomo tra tante specie sembra essere riuscito a tramandare per iscritto ai propri contemporanei e alle generazioni future: egli infatti già in era preistorica inizia a tracciare sulle pareti delle caverne dove trova riparo disegni di quanto gli accade. Nel corso dei millenni quelle prime pitture rupestri si evolvono, uniformandosi e semplificandosi in quel sistema di simboli noto come scrittura.
La scrittura è a oggi probabilmente il metodo più efficace per divulgare attraverso lo spazio e il tempo pensieri e fatti. Scrive forsennatamente il principe Amleto affinché il mondo sappia delle tragiche vicende accadute alla corte di Danimarca nell’adattamento del grande classico shakespeariano firmato da Corrado d’Elia in scena al Teatro Leonardo di Milano fino a domenica 27 ottobre.
Racconta di me e della mia causa, non dimenticare …” sussurra Amleto all’amico Orazio in punto di morte. È da questa supplica che d’Elia sviluppa l’idea alla base dell’Amleto portato in scena con la propria Compagnia, spettacolo nato quasi vent’anni fa, sulla scia della calda accoglienza riservata da pubblico e critica alle rivisitazioni di altri drammi di Shakespeare – Otello, Romeo e Giulietta e Macbeth – e oggi, dopo una lunga pausa nelle rappresentazioni, riproposto con un cast ovviamente in ampia parte rinnovato.
Finché ci sarà un posto per la memoria in questo globo sconvolto io cancellerò tutto il sapere dei libri e i miei sciocchi ricordi e nella mia mente resterà vivo soltanto il tuo comando” è la missione di cui si fa carico Orazio e, a dimostrazione di ciò, offre al pubblico in sala la visione della propria mente dove il dramma si ripete una volta ancora. Il palcoscenico è infatti trasformato in una scatola grigia, claustrofobica, vuota da qualsiasi digressione, in cui riprendono vita i personaggi della corte insieme a scene e dialoghi cui Orazio ha assistito. Ogni replica finisce così per configurarsi, da un lato, come un momento di condivisione affinché la notizia si diffonda capillarmente e, dall’altro, una reiterazione continua per non far sbiadire il ricordo.
Il tempo tuttavia si dimostra inclemente: Orazio ricostruisce nitidamente alcune scene, pur capitandogli di cambiarne la sequenza, mentre altre sono affievolite al punto di ridursi a semplici flash. Falle nei ricordi che portano a errori nel ripetere le parole precise di una frase, finendo per stravolgerne il senso del discorso, salvo poi correggersi e strappare al pubblico un sorriso, così come accade pure con il continuo scambio di Rosencrantz con Guildenstern, da sempre considerati come una unica entità.
Il risultato di questa scelta narrativa è strepitoso. Il ritmo è vivace, vorticoso e trascinante, scandito come nelle altre produzioni della Compagnia Corrado d’Elia dalla musica e da veloci successioni di momenti di buio che, come in un filmato che si fa avanzare a scatti, cercando il punto desiderato, mostrano fotogrammi di scene intermedie.
Corrado d’Elia ritaglia per sé il ruolo di Amleto e intorno a lui Chiara Salvucci, Angelo Zampieri, Raffaella Boscolo, Filippo Lai, Gianni Quillico, Marco Brambilla e Giovanni Carretti interpretano la folta schiera di personaggi coinvolti nei fatti. Marco Rodio è Orazio, una presenza silente che a distanza osserva e memorizza ogni cosa mentre agli altri personaggi, destinati a una morte imminente, non resta che scrivere per lasciare traccia di quanto sta accadendo. Scrivono sui muri, forsennatamente, come in lotta con il poco tempo che resta: scrive Amleto con rabbia; scrive Ofelia trasportata sulle ali dell’amore per il principe e Polonio, ritenendo quei pensieri inappropriati, li cancella immediatamente; scrive Laerte furioso per le morti che ne hanno sterminato la famiglia; scrivono pure Rosencrantz e Guildenstern prima di partire per l’Inghilterra.
I dialoghi sono ripresi fedelmente dal testo originale di William Shakespeare, a iniziare dal celeberrimo monologo di Amleto, l’unico momento in cui si aprono la quinte laterali a lasciar entrare in scena il vento della verità. Dialoghi ove le ampie parti di recitazione ridotta alla sola componente fisica danno risalto, evidenziandone la pregnanza ai fini della storia. Basta in fondo vedere come Gertrude si avvinghi a Claudio per capire come la passione in meno di un mese le abbia fatto dimenticare il marito morto, osservare gli sguardi sprezzanti Amleto per immaginare la sete di vendetta che gli covi in petto, soffermarsi sui movimenti di Ofelia per dedurre, prima, l’amore che prova per Amleto e, poi, l’intollerabile orrore derivante dalla sua follia.
D’Elia opta per non fare di Amleto un’opera in costume, prediligendo jeans e maglietta a sottolineare l’abilità di Shakespeare nel puntare il dito contro il malcostume della propria epoca attraverso ardite metafore in cui tesse trame a partire da dinamiche di potere immutabili nei secoli, da atti istintivi specchio di comportamenti ancestrali inestinguibili, ancora oggi riscontrabili in una società che si fregia degli epiteti “evoluta” e “tecnologica”. In tal senso non è dunque casuale il definire l’intrecciarsi della sequenza dei ricordi di Orazio come un “errore di sistema”.
Sono molti gli spunti di lettura di questo Amleto firmato Corrado d’Elia che non mancheranno di solleticare la mente dello spettatore ogni volta che ripenserà a un dettaglio, a una scena cui ha assistito. L’invito a quanti si accingono ad andare a teatro è tuttavia di profondare nella poltrona e per un’ora e mezza abbandonarsi alla magia dello spettacolo in scena, facendosi trascinare dal turbinio della narrazione e dalla bravura degli attori e nulla più.

Silvana Costa

Lo spettacolo continua:
MTM Teatro Leonardo
via Andrea Maria Ampère, 1 – Milano
fino a domenica 27 ottobre 2024
orario: da giovedì a sabato 20.30
domenica 16.30
www.mtmteatro.it

Amleto
di William Shakespeare
progetto e regia di Corrado d’Elia
assistenti alla regia Marco Rodio, Marco Brambilla
con Corrado d’Elia, Chiara Salvucci, Angelo Zampieri, Raffaella Boscolo, Filippo Lai, Gianni Quillico, Marco Brambilla, Giovanni Carretti, Marco Rodio
tecnico luci Francesca Brancaccio
tecnico audio Matteo Gobbi
produzione Compagnia Corrado d’Elia
durata: 90 minuti