Fotografia futurista

Una mostra alla Galleria Carla Sozzani ripercorre le ardite sperimentazioni dei Futuristi nell’ambito della fotografia.

Abbiamo visitato alla Galleria Carla Sozzani di Milano la mostra Fotografia futurista, curata da Giovanni Lista, storico e critico d’arte oltre che grande esperto dell’avventura futurista. Avventura, intesa come missione baldanzosa di un manipolo di artisti audaci che, all’alba del nuovo secolo, decidono di sovvertire il modo tradizionale di concepire e fare l’arte. Filippo Tommaso Marinetti stila, nel 1909, il Manifesto del futurismo, il primo di una serie di documenti programmatici che, attraverso ardite iperboli, riesce a tracciare le linee guida delle discipline artistiche, della politica e della morale del XX secolo. Nulla sfugge allo spirito pugnace di Marinetti, nemmeno la fotografia, la tecnica di riproduzione della realtà, nata quasi un secolo prima, che, a inizio Novecento, anche grazie ai notevoli progressi compiuti, ha conquistato un’ampia schiera di estimatori.
Nell’incipit del Manifesto della fotografia futurista (16 Aprile 1930) Marinetti e Tato – alias Guglielmo Sansoni – ammoniscono: «La  fotografia  di  un  paesaggio,  quella  di  una  persona  o  di  un  gruppo  di  persone,  ottenute  con un’armonia, una minuzia di particolari ed una tipicità tali da  far dire: “Sembra un quadro”, è cosa per noi assolutamente superata». Segue quindi uno schematico elenco di sedici punti in cui i due autori spiegano quale debba essere il progetto di ricerca da intraprendere, spingendo al massimo le potenzialità tecnologiche delle macchine fotografiche disponibili sul mercato. Se avrete voglia di visitare la mostra con una copia del Manifesto in mano, realizzerete come Giovanni Lista si sia premurato di illustrare ciascuna delle voci, suddividendole nelle quattro sezioni che compongono il percorso di visita.
La Distruzione della mimesi, la prima sezione della mostra, espone  i risultati prodotti da quanti, a cavallo tra XIX e XX secolo decidono di giocare con la macchina fotografica, rifiutandosi di utilizzare lo strumento per la mera riproduzione della realtà visibile. Tito D’Alessandri, per esempio, si cimenta con la camera di specchi per creare multiritratti; seguiranno poi Io multiplo (1895) dei Fratelli Alinari e Io, noi (1905) di Umberto Boccioni. Il gioco, in realtà, si spinge ben oltre, cercando di scavalcare anche i limiti del reale e del visibile, inscenando in studio veri e propri palesamenti ectoplasmatici come dimostrano i riusciti montaggi di  Francesco Negri, Apparizione spiritica (1895-1900), e Gustavo Bonaventura, Ritratto di Anton Giulio Bragaglia, sdoppiamento incocente: fotografia spiritica truccata, fotodinamica.
Fotodinamismo presta il dovuto tributo alle sperimentazioni dei fratelli Anton Giulio e Arturo Bragaglia che, nel 1910, annunciano sulle pagine di Lucerba, la nascita del fotodinamismo futurista, una tecnica che, basandosi su lunghi tempi di esposizione, consente di immortalare soggetti in movimento. Lo schiaffo, L’inchino o Salutando sembrano la perfetta trasposizione su lastra dei propositi di Marinetti «Noi vogliamo esaltare il movimento aggressivo, l’insonnia febbrile, il passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo ed il pugno» (Manifesto del futurismo – 1909). In questa sezione, agli studi sulla dinamica quali la Foto-dinamica I, III, IV del pittore Francesco Trombadori, si accostano anche quelli sulla fisiognomica come il Ritratto polifisiognomico di Umberto Boccioni ed i ritratti di Mario Nunes Vais ad alcuni degli artisti che hanno aderito al movimento Futurista.
I Futuristi sono i primi, tra gli artisti d’avanguardia, ad aver intuito il potere del medium fotografico per veicolare messaggi sia con fini pubblicitari sia con intenti sociologici. Rientrano nella sezione Ritratto emblematico  una serie di scatti finalizzati a evidenziare la serietà dell’impegno degli esponenti più noti, esaltando le figure con pose ieratiche e sfondi ad alto potere scenografico. Possiamo ammirare Marinetti alla radio (1932) o Depero a New York (1931), la frenetica metropoli, paragonata a un’immensa macchina, che l’artista dipinge sollevando il telo che cela le valvole e gli ingranaggi che ne consentono il perenne movimento.
Anni Venti e Trenta, l’ultima sezione, celebra il ventennio in cui, parallelamente agli ideali fascisti, si afferma l’estro creativo dei fotografi. Si passa dagli autoritratti di Bruno Munari (1938-39) – vere foto-performace in costume – ai coloratissimi foto-collage realizzati da Enrico Pedrotti e Depero per la rivista Enrosadira (1939); dalle indagini sugli stati d’animo di Maggiorino Gramaglia alle fotografie erotiche. Ancora, prendendo a prestito i punti del Manifesto della fotografia futurista, vediamo succedersi esempi de «l’ingigantimento straripante di una cosa minuscola quasi invisibile in un paesaggio» come il Bucaneve (1937) di Enrico Pedrotti che sovrasta gli sciatori; «la fusione di visioni dal basso in alto con visioni dall’alto in basso» quali la Veduta aerea dinamizzata del Foro Romano (1930) o Volando su San Pietro realizzate da Filippo Masoero; «il dramma delle ombre degli oggetti contrastanti e isolate dagli oggetti stessi» reso dai lavori di Elio Luxardo (1938-40) che ci offrono anche uno spaccato sulla moda del periodo; «la sovrapposizione trasparente o semitrasparente di persone e oggetti concreti e dei loro  fantasmi semiastratti con simultaneità di ricordo sogno» come magistralmente realizzato da Maggiorino Gramaglia nella Spettralizzazione dell’Io (1931).
Il tuffo nella storia, ai tempi in cui la fotografia cerca di affermarsi come disciplina artistica a sé stante, autonoma e con pari dignità rispetto alla pittura, è appagante per la ricchezza dei materiale e per i molteplici spunti che lascia al visitatore. Inquieta tuttavia pensare che non ci si trovi dinnanzi a sperimentazioni d’arte per l’arte perché, almeno nelle intenzioni di Marinetti e Tato, «tutte queste ricerche hanno lo scopo di far sempre più sconfinare la scienza fotografica nell’arte pura e favorirne automaticamente lo sviluppo nel campo della fisica, della chimica e della guerra».

Silvana Costa

La mostra continua:
Galleria Carla Sozzani
corso Como 10 – Milano
fino a domenica 1 novembre 2015
orari: tutti i giorni, ore 10.30 – 19.30
mercoledì e giovedì, ore 10.30 – 21.00
ingresso libero
www.galleriacarlasozzani.org
 
Fotografia futurista
a cura di Giovanni Lista
fotografie originali di: Vittorio Alinari, Mario Bellusi, Francesco Benvenuti,  Italo Bertoglio, Piero Luigi Boccardi, Umberto Boccioni, Gustavo Ettore Bonaventura, Anton Giulio Bragaglia, Arturo Bragaglia, Mario Castagneri, Gianni Croce, Tito D’Alessandri, Ferruccio Antonio Demanins, Fortunato Depero, Mario Gabinio, Maggiorino Gramaglia, Giovanni Giuseppe Guarnieri, Emanuele Lomiry, Elio Luxardo, Carlo Maiorana, Filippo Masoero, Bruno Munari, Francesco Negri, Mario Nunes Vais, Ivo Pacetti, Giulio Parisio, Enrico Pedrotti, Guido Pellegrini, Tato alias Guglielmo Sansoni, Thayaht alias Ernesto Michahelles, Enrico Unterveger, Wanda Wulz
 
Catalogo:
Fotografia futurista
a cura di Giovanni Lista
Carla Sozzani editore, 2015