L’opera più rivoluzionaria di De Andrè, La Buona Novella, è stata ripresentata anche quest’anno da TieffeTeatro Milano con un cast di attori-musicisti-cantanti parzialmente rinnovato rispetto alla scorsa stagione. Il capolavoro di Faber ispira questa compagnia che mette in scena uno spettacolo, di parole e musica, declinato con ritmi e suoni di diverse culture, sapientemente miscelato al blues della musica nera di Harlem.
Quando De Andrè scrive La Buona Novella è il 1969, in piena lotta studentesca e le persone meno attente considerano questo disco come anacronistico.
Faber in seguito spiegherà: “Non avevano capito che in effetti La Buona Novella voleva essere un’allegoria che si precisava nel paragone fra le istanze migliori e più sensate della rivolta del ’68 e istanze, da un punto di vista spirituale sicuramente più elevate ma da un punto di vista etico sociale direi molto simili, che un signore 1969 anni prima aveva fatto contro gli abusi del potere, contro i soprusi dell’autorità, in nome di un egalitarismo e di una fratellanza universali. Si chiamava Gesù di Nazareth e secondo me è stato ed è rimasto il più grande rivoluzionario di tutti i tempi“.
De Andrè si ispira ai Vangeli apocrifi per descrivere la vocazione umana e terrena – quindi provocatoria e rivoluzionaria – della figura storica di Gesù: il Cristo di De Andrè si tinge dunque di anarchia e la storia stessa, così narrata, può essere considerata il “Vangelo anarchico secondo Faber”.
La vita del Cristo è vista attraverso quella dei personaggi che hanno a che fare con lui e la sua storia: può così emergere, fortissima, la vocazione estremamente terrena di queste figure.
La storia più conosciuta al mondo viene raccontata da questa compagnia teatrale ambientandola all’interno di una comunità di ultimi, esistenze in fuga dalla costellazione di guerre che infiamma il pianeta; questa umanità disordinata e impaurita, che cerca rifugio dalla miseria e dalla ferocia degli abusi del potere, dai soprusi dell’autorità. Uomini, donne e bambini costretti ad una vita senza futuro, barcollano in un destino che si è fatto deriva, tra polvere e vento, un deserto interiore che diventa paesaggio assoluto dell’intera opera.
A ridare speranza a questa massa informe di uomini, bastano le parole piene di vita del Cristo che diventano ancora di salvezza e punto di partenza per una nuova nascita.
Questa Buona Novella trova spunto nella storia dei personaggi minori che rispecchiano la luce di Cristo, di vite dimenticate dai Vangeli canonici ma cariche di quell’umanità che solo Faber riesce a restituire all’ascoltatore con parole dense di significato e mai banali. Gli attori dipingono i personaggi di luce nuova, come Maria che recita con un marcato accento siciliano mentre Cristo imbraccia una chitarra nell’ora dell’addio.
Ogni scena viene accompagnata da un brano dell’opera di Faber nella surreale veste del blues nero e le parole del poeta si fanno ancora più attuali, come se la storia delle storie fosse perfettamente ritagliata su questa compagine di uomini che vive ai nostri tempi, una guerra ed una miseria più che attuali.
L’umanità minore, quella che non è raccontata dai libri di storia, prende il sopravvento e proprio sull’umanità scandalosamente terrena si incentra tutto il racconto.
Per esempio ne Il sogno di Maria, il testo allude ad un concepimento più terreno di quello raccontato dai Vangeli accettati dalla Chiesa mentre la maternità inaspettata è espressa in Ave Maria, un omaggio alla donna nel momento del concepimento.
In Maria nella bottega d’un falegname, il ritmo dato dalla pialla e dal martello scandiscono il dolore straziante del falegname che costruisce la croce – “tre croci, due per chi disertò per rubare, la più grande per chi guerra insegnò a disertare” – con la quale il figlio di Maria ed i due ladroni verranno crocifissi.
Meravigliosa infine la scena di tre madri che si ritrovano a piangere i loro figli crocifissi: le madri dei ladroni rimproverano a Maria l’eccesso di lacrime per un figlio che a breve risorgerà e quest’ultima a replicare, quasi sottolineando ancora una volta la natura più umana che divina del Cristo narrato, come il suo dolore non sia legato all’immagine del Dio morente ma proprio alla perdita di un figlio mai del tutto suo.
Una Buona Novella ambienta ai giorni nostri, ma senza tempo, che va contro ogni guerra tra uomini e diventa manifesto di pace, monito anarchico di umanità per l’umanità a protezione di tutti coloro che costruiscono ogni giorno la pace.
Rosario Adamo
Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro Verdi
via Pastrengo 16 – Milano
23 ottobre – 1 novembre 2015
www.teatrodelburatto.it/teatroverdi.htmlBuona Novella
La Storia delle Storie
di Emilio Russo
musiche di Fabrizio De André
con Mohamed Ba – Innocente; Enrico Ballardini – Gesù; Benedetta Borciani – sposa di Cana; Beniamino Borciani – Simone; Giulia D’Imperio – Maddalena; Francesca Gemma – zingara; Diego Maffezzoni – angelo; Valeria Perdonò – Salomè; Dario Sansalone – Tommaso; Caterina Spadaio – Cananea; Francesca Tripaldi – Maria; Marouane Zotti – Barabba; Fabio Zulli – Giuda
regia di Emilio Russo e Caterina Spadaro
direzione musicale di Alessandro Nidi
scene di Lucia Rho
costumi di Mariella Visalli
luci di Mario Loprevite
produzione TieffeTeatro Milano
www.teatromenotti.org