Alla GAM Manzoni di Milano rivivono i fasti della Parigi di Boldini, De Nittis e Zandomeneghi grazie ad una suggestiva rassegna di opere provenienti da collezioni private.
Per quanti si siano già recati a vedere I Macchiaioli. Una rivoluzione d’arte al Caffè Michelangelo (leggi la recensione) alle Scuderie del Castello Visconteo di Pavia, la mostra Belle époque. La Parigi di Boldini, De Nittis e Zandomeneghi, in corso alla GAM Manzoni, è una sorta di sua naturale prosecuzione. Per quanti non siano ancora riusciti a organizzare una visita, ricordiamo che le due esposizioni sono aperte al pubblico sino a fine gennaio.
Giovanni Boldini, Giuseppe De Nittis e Federico Zandomeneghi – i protagonisti della mostra milanese – si incrociano a Firenze durante gli anni caldi del Risorgimento ai tavolini del Caffè Michelangelo, a due passi dall’Accademia di Belle Arti, dove si parla di politica e di cultura, si ascoltano i racconti di chi torna dalle battaglie e si commentano le teorie artistiche che, sempre più numerose, stanno nascendo sulle rive della Senna. Nel 1867 De Nittis e Boldini giungono a Parigi per la prima volta, pieni di entusiasmo e aspettative. Lo stesso entusiasmo che anima la città dove si sta ultimando il sistema di grandi boulevard voluti da Napoleone III per trasformare i fatiscenti ghetti operai in moderni quartieri borghesi. Lo splendore di un tempo è però solo un ricordo: la borghesia – la nuova classe sociale dominante – punta sull’apparenza e non sull’essenza delle cose, utilizzando per le eleganti facciate dei palazzi decorazioni posticce e materiali di basso costo al posto di marmi preziosi e sostituendo alle attività culturali i balli sfrenati, il luccichio dei grandi magazzini, gli incontri al ristorante e le stupefacenti esposizioni universali.
Protagonista assoluta della Belle époque è la donna ed un suo ritratto, eseguito in pose formali o in momenti intimi, firmato da uno degli artisti di grido che affollano la Ville lumière, diviene un prestigioso status symbol che non può mancare in nessun salotto che si rispetti. Tra i pittori più in voga a Parigi nei decenni a cavallo tra XIX e XX secolo compare anche un nutrito gruppo di italiani. La mostra, curata da Francesco Luigi Maspes e da Enzo Savoia, propone trentacinque opere – tutte provenienti da collezioni private – che documentano il lavoro degli Italiens de Paris, cogliendone sia l’evoluzione stilistica sia le suggestioni derivanti dall’ondata di innovazioni artistiche in corso in Francia.
Sin da una prima, veloce, visione delle opere esposte emerge chiaramente la forte personalità di Boldini e De Nittis: essi attraversano correndo su binari propri, sicuri della propria cifra stilistica, tutta la Belle époque. Zandomeneghi guarda invece con interesse alle nuove correnti artistiche, desumendone alcuni principi ma senza mai abbracciarle sino in fondo. È forse questo il limite di un artista di origini veneziane che spazia agilmente dall’essenzialità narrativa della macchia al delicato tonalismo della pittura veneta, dalla divisione del colore proposta dai neoimpressionisti all’uso di filamenti di colore puro che gli consentono di elaborare una versione originale del divisionismo. I due dipinti ad olio su tela Visita in camerino (1986-90) – che evoca il mondo del balletto tanto caro all’amico Degas – e Il violoncellista sono pregevoli esempi di questo suo approdo stilistico che, quando esaltato dall’uso del pastello come avviene in L’attesa, gli consente di velare i contrasti cromatici conferendo alla scena una delicata luminosità soffusa.
Hanno invece tutto lo splendore della luce del sole Flirtation (1874), Passeggiata con i cagnolini (1874), Leontine in canotto (1875) o Tra le spighe di grano (1873) – opera che strizza l’occhio a I papaveri dipinti da Claude Monet in quello stesso anno – rappresentazioni eseguite da De Nittis che, seppur ammantate di mondanità, seguono i semplici dettami della pittura all’aria aperta enunciati dai Macchiaioli e dalla Scuola di Barbizon.
Ci affascina, come sempre, lo stile energico di Boldini – già protagonista di altre mostre organizzate al GAM Manzoni – autore dei ritratti alle dame più belle della Parigi dell’epoca: il turbinio delle pennellate con cui verga velocemente la tela riesce a far svolazzare nell’aria gli impalpabili tessuti degli abiti e a far vorticare lo sfondo, dandoci l’illusione che la protagonista della scena avanzi con leggeri passi di danza verso di noi. La rapida esecuzione di dipinti e disegni richiama lo stile utilizzato per i bozzetti di moda, attività con cui Ulisse Caputo si mantiene durante il primo soggiorno parigino, a cavallo del XX secolo. La grande perizia grafica di Caputo lo rende in breve tempo un autore molto richiesto per illustrare la vita mondana; in mostra è presente Dans la loge du théâtre (1909) illuminato da una sapiente combinazione di tinte chiare e brillanti. Sono invece eccezionalmente caldi e pastosi i colori ad olio utilizzati da Antonio Mancini per conferire tridimensionalità al suo Saltimbaltanchi suonatori.
Restano immobili, bloccati in un infinito tenero abbraccio i due innamorati di Infine…soli! (1878), un gradevole esemplare della pittura di genere realizzata da Edoardo Tofano, conteso cantore della borghesia parigina. Eppure, nella meticolosa riproduzione degli interni, nella ricchezza di cuscini e tappeti che affollano il salotto ove si ricevono gli ospiti ci par di scorgere gli echi dei dipinti orientaleggianti di Domenico Morelli, suo maestro negli anni trascorsi a Napoli.
Trentacinque opere, poche all’apparenza ma più che sufficienti per portarci, come in un sogno, nella Parigi che attende l’arrivo del XX secolo tra i fasti degli eventi montani e momenti di raccolta intimità.
Silvana Costa
La mostra continua:
GAM Manzoni Centro Studi per l’Arte Moderna e Contemporanea
via A. Manzoni, 45 – Milano
fino a domenica 21 febbraio 2016
orario: martedì-sabato 10.00-13.00 e 15.00-19.00, lunedì chiuso
www.gammanzoni.comBelle époque
La Parigi di Boldini, De Nittis e Zandomeneghi
a cura di Francesco Luigi Maspes ed Enzo Savoia
catalogo edizioni GAMManzoni