Alfa Castaldi

Fotografo curioso e completo, Alfa Castaldi nella sua carriera professionale ha esplorato vari generi e tutti con grande passione e competenza. La mostra alla Galleria Carla Sozzani è un’esauriente retrospettiva arricchita da una sezione di ritratti alla moglie, la giornalista Anna Piaggi.Ad Alfa Castaldi, brillante allievo dello storico dell’arte Roberto Longhi, risultano fatali i tavolini del bar Jamaica in quel di Brera. Rientrato a Milano all’inizio degli anni ’50 dopo gli studi a Firenze, prende a frequentare l’ambiente intellettuale ed artistico che ruota attorno all’Accademiadi Belle Arti, soffermandosi spesso nel locale che, ancor’oggi, è punto di ritrovo per artisti ed intellettuali. In quegli anni, nelle sale del Jamaica piene di fumo e modelle in cerca di ingaggio, il giovane Alfa conosce Cesare Peverelli, Gianni Dova e Piero Manzoni ma anche un gruppo di fotoreporter – Ugo Mulas, Mario Dondero e Carlo Bavagnoli: per inciso, quelli che si sarebbero poi rivelati i migliori della loro generazione – che si struggono per essere considerati artisti alla stessa stregua di pittori e scultori.
Stimolato da queste nuove conoscenze, Castaldi si avvicina alla fotografia ed inizia a fare sperimentazioni, indagando il mondo attraverso l’obiettivo. Tra gli anni ’50 e ’60 viaggia moltissimo, soprattutto all’estero, documentando stili e movimenti culturali; attingendo al ricordo dei viaggi nell’Italia del dopoguerra, ancora povera e rurale, nel 1980 realizza per Uomo Vogue il servizio Compagnia di Stile Popolare, passato alla storia del costume come un reportage antropologico sulle radici popolari dello stile maschile piuttosto che come mero servizio di moda.
La mostra, allestita sino a fine marzo alla Galleria Carla Sozzani, è una gran gioia per gli amanti di quei maestri della fotografia che, con la pellicola e pochi artifizi in fase di stampa, raggiungono vette di qualità difficilmente eguagliate in epoca digitale. Seguiamo passo a passo le tappe della crescita espressiva di Alfa Castaldi, il mutare degli interessi e delle tecniche oltre al cimento con i vari stili; potremmo trascorrere ore esaminando ogni singolo scatto per carpirne i segreti d’artista, iniziando magari dalle inedite sperimentazioni sul nudo femminile. La passione per l’arte ed il desiderio di ricerca riemerge netta, anni dopo, nelle composizioni cubiste realizzate per i servizi sugli accessori femminili, nelle visioni degli edifici destinate all’amico architetto o nelle polaroid dedicate nel 1992 ad Alberto Piaggi, ispirate a Il lavoro del canestraio, eseguite tagliando le stampe a sottili strisce che, intrecciate tra loro, danno vita ad una nuova immagine.
La moda occupa una gran parte della mostra, come vuole la tradizione della Galleria, soprattutto con l’approssimarsi della settimana delle sfilate femminili. L’interesse per questo mondo è, di nuovo, avvenuto grazie ad un incontro: nel 1958, con Anna Piaggi. Alla giornalista di moda, icona di stile – promuove il concetto di vintage dalla pagine della sua rubrica su Vogue prima ancora che ne venga coniato il termine –, amica e musa di stilisti di fama mondiale, morta lo scorso agosto, è giustamente dedicata tutta la sezione introduttiva dell’esposizione. Quello tra Alfa Castaldi ed Anna Piaggi rappresenta non solo una bella storia d’amore ma anche un proficuo ed intelligente rapporto tra due modi assai distanti di leggere il mondo che si arricchiscono vicendevolmente.
Castaldi applica anche alla fotografia di moda una ventata di novità, alla ricerca di nuovi linguaggi, come ammiriamo nel servizio realizzato a Praga nel 1968 – il primo di una rivista italiana nell’Europa dell’Est – dove le modelle vestite con le creazioni di Walter Albini, Ken Scott, Krizia e Jean-Baptiste Caumont posano tra monumenti e dimore storiche, tra cui la casa natale di Franz Kafka. Negli anni ’60 apre uno studio che si occupa principalmente di lanciare i giovani stilisti: ritroviamo in mostra i backstage delle sfilate gli incontri di lavoro con buyers e giornalisti, ma anche le fasi di produzione delle collezioni.
L’ondata di creatività ed irriverenza degli anni ’70 lo contagia, portandolo a realizzare una serie di scatti memorabili dedicati a surreali invenzioni come La machine à manger les huites (1972 circa). L’animo del fotoreporter non lo abbandona mai nel corso di tutta la carriera, spingendolo ad indagare la società per coglierne vezzi e manie: in bianco e nero come vorrebbe la tradizione ma pure in bellissime composizioni di studio, curate con la stessa minuzia che i fiamminghi dedicano alle loro nature morte, come nel caso della raffinatissima Pillole (1972).
Castaldi è anche un ritrattista assai conteso: davanti al suo obiettivo passano Giorgio Armani, Laura Biagiotti, Andrea Branzi, Michele De Lucchi, le Fendi, Gianfranco Ferré, Karl Lagerfeld, Ottavio e Rosita Missoni, Cinzia Ruggeri, Ettore Sottsass.

La mostra continua a Milano:
Galleria Carla Sozzani
corso Como 10 – Milano
orari: lunedì 15.30 – 19.30
martedì, venerdì, sabato e domenica 10.30 – 19.30
mercoledì e giovedì 10.30 – 21.00
www.galleriacarlasozzani.org
Alfa Castaldi
fino a sabato 30 marzo 2013