Amadeus

Corrado d’Elia incanta il pubblico milanese con un nuovo racconto sospeso tra realtà e mito, ispirato alla vita, alle opere e alla misteriosa morte di uno dei più grandi geni musicali di tutti i tempi.

Il Teatro Litta di Milano ospita il debutto nazionale di Amadeus, la pièce scritta, diretta e interpretata da Corrado d’Elia. Amadeus è Wolfgang Amadeus Mozart e alla voce narrante di Antonio Salieri è affidato il compito di tratteggiare questo nuovo ritratto che va ad inserirsi nell’ormai nutrito album di storie che d’Elia condivide con il pubblico.
Amadeus è liberamente ispirato all’omonima opera teatrale di Peter Shaffer che, a sua volta, trae spunto da Mozart e Salieri, una delle Piccole tragedie di Aleksandr Puškin. La trama attinge alle dicerie popolari che vogliono il musicista di origini venete profondamente invidioso del talento del giovane Amadeus e, sentendo minacciato il proprio prestigio alla corte asburgica, ordisce alle sue spalle piani per screditarlo sino al punto di indurlo all’indigenza e condurlo alla morte. La morte di Mozart tuttavia non basta ad arrestare il tramonto della stella di Salieri, un declino da intendersi non tanto quale conseguenza del misfatto compiuto – o, meglio, di cui si insinua sia colpevole – quanto del naturale evolversi dei gusti della società o, più in dettaglio, dei gusti di Leopoldo II succeduto sul trono imperiale al fratello Giuseppe II.
“La calunnia è un venticello, un’auretta assai gentile che insensibile, sottile, leggermente, dolcemente incomincia a sussurrar. Piano piano, terra terra, sottovoce, sibilando, va scorrendo, va ronzando; nelle orecchie della gente s’introduce destramente e le teste ed i cervelli fa stordire e fa gonfiar…” canta Don Basilio, il maestro di musica di Rosina nel I atto del Barbiere di Siviglia, opera composta da un altro italiano, Gioacchino Rossini, una ventina di anni dopo la scomparsa di Mozart. Corrado d’Elia, sull’onda degli autori da cui trae ispirazione, allude a come, da un lato, la calunnia causi la progressiva emarginazione di Salieri dal panorama musicale dell’epoca e, dall’altro, il tormento interiore per il misfatto compiuto lo conduca alle soglie della pazzia. Una degenerazione professionale e psicologica assimilabile a una (auto)condanna all’oblio o, dal momento che si tratta di un musicista, al silenzio.
Chiara Salvucci ha ben presente tale condanna nel momento in cui concepisce la scenografia dello spettacolo come una camera insonorizzata, rivestendo le pareti laterali, il pavimento e il soffitto del palcoscenico di coni in gommapiuma grigia. Al centro si colloca Corrado d’Elia nei panni e nella parrucca di Antonio Salieri e, in un simile contesto, il prezioso scanno originale del Settecento su cui siede, cambiando nervosamente posa in continuazione, più che a un trono finisce per essere assimilabile a una sedia elettrica. Analogamente, la gommapiuma sagomata conferisce al palcoscenico le sembianze di una trappola le cui pareti si avvicinano progressivamente sino a stritolare Salieri.
Amadeus si configura invero come il momento del processo più che dell’esecuzione della condanna, con Salieri affannato nel descrivere la ragioni alla base delle proprie azioni. Egli contrappone il proprio percorso artistico irto di ostacoli a quello del giovane Mozart, cresciuto in una famiglia di musicisti che ne stimolano la vena creativa, e gli invidia la velocità nel comporre ogni nuova opera, escogitando soluzioni innovative e di grande effetto, quasi scrivesse sotto dettatura divina.
Amadeus, volendo mutuare la definizione dalla musica, è un crescendo. Quanti si aspettano uno spettacolo simile a Io, Ludwig Van Beethoven, che esplode sin dalle prime battute e cattura l’interesse del pubblico per non abbandonarlo più sino all’epilogo, resterà piacevolmente sorpreso nel trovarsi dinnanzi a un prodotto completamente differente, a sottolineare l’abilità di Corrado d’Elia nello spaziare attraverso i molteplici registri narrativi, proponendo all’interno del suo sempre più affollato album ritratti distanti per stile e modalità di approccio al soggetto. Amadeus è uno spettacolo che parte da lontano, dall’infanzia di Antonio Salieri, e prende progressivamente vita man mano il compositore veneto –  nel frattempo assurto al ruolo di Maestro di Cappella alla corte di Vienna – ha modo di ascoltare le creazioni elaborate quasi senza sosta da Mozart, elevando a ogni nuova opera un po’ di più il livello di meraviglia. La scenografia, inizialmente rischiarata da una fioca luce grigiastra, al risuonare dei brani mozartiani si inonda di colore che pulsa al ritmo della musica offrendo al pubblico in sala un’esperienza totalizzante.
Il ritratto di Mozart è tratteggiato a violente pennellate dalla viva voce del suo rivale e al fianco del talento inarrivabile emergono capricci e difficoltà nell’affrontare la vita a confermare l’eterno binomio genio/sregolatezza. Dal bagaglio dei ricordi emergono a tratti frammenti di dialoghi tra i due che Salieri/d’Elia ripropone al pubblico distorcendo la voce a caratterizzare Mozart con un tono al contempo infantile e stridulo, spiegando con questo semplice espediente come anche da adulto Amadeus non perda quella leggerezza d’animo tipica dei bambini che poi riversa a piene mani in brani che trasudano gioia all’ascolto.
Corrado d’Elia dà vita al personaggio di Salieri caratterizzandolo con una crescente inquietudine d’animo. Il trucco pesante, con la bocca marcata con un rosso brillante, enfatizza il ghigno in cui si distorce sempre più il viso, in un’arcaica versione di Joker, nonostante i disperati tentativi di controllo accompagnati da una crescente frenesia del corpo che fatica nel finale a mantenersi confinato nello spazio delimitato dallo scranno. Nell’urlare all’ideale giuria assisa in platea la propria innocenza il volto si trasfigura progressivamente mentre la mente si abbandona lentamente ma inesorabilmente alle spire della follia.
Corrado d’Elia con Amadeus ancora una volta offre al pubblico una storia superba, resa coinvolgente da un’interpretazione impeccabile ed avvincente. In sala le persone seguono con attenzione e al termine ringraziano l’artista con svariati minuti di applausi ininterrotti.
Lo spettacolo è in scena al Teatro Litta sino a domenica 17 dicembre.

Silvana Costa

 

Lo spettacolo continua:
Teatro Litta
corso Magenta 24 – Milano
fino a domenica 17 dicembre 2023
orari: martedì – sabato 20.30
domenica 16.30
www.mtmteatro.it

Amadeus
liberamente ispirato all’opera teatrale
Amadeus di Peter Shaffer
con Corrado d’Elia
drammaturgia e regia Corrado d’Elia
scene e grafica Chiara Salvucci
assistente alla regia Marco Rodio
tecnico luci Francesca Brancaccio
tecnico audio Stefano Mancini
produzione Compagnia Corrado d’Elia
durata 60 minuti