La Compagnia di fama internazionale incanta Milano con tre nuove coreografie.
Il Piccolo Teatro può essere ormai definitivamente considerato il palcoscenico milanese di Aterballetto, uno dei più fecondi centri di produzione di spettacoli di danza in Italia. A distanza di un anno la Compagnia, reduce da esibizioni in tutto il mondo, torna nel capoluogo lombardo e propone tre nuove creazioni: Words and Space, Phoenix e, in prima assoluta, Narcissus. Tre straordinarie metafore dell’esistenza umana, tre applauditissime performance.
Giuseppe Spota – a lungo danzatore proprio tra le fila di Aterballetto – è oggi uno dei coreografi più talentuosi della Compagnia. Ne è la prova Narcissus, il nuovo balletto ispirato al mito greco di Narciso, il personaggio innamorato della sua immagine, morto annegato nel tentativo di meglio ammirare il proprio riflesso nell’acqua. Oggigiorno tale comportamento patologico si è diffuso come una pandemia attraverso i social media. Le persone sono sempre più concentrate su sé stesse e utilizzano il web come specchio della propria popolarità, promuovendo inutili fotografie che le vedano protagoniste assolute. Gli “amici” sono in realtà rivali da battere a suon di “mi piace” mentre i luoghi pittoreschi e le opere d’arte non sono più meraviglie di cui riempirsi gli occhi ma sfondi per selfie compiaciuti.
Per Narcissus grandi pannelli di tessuto trasparente, su cui è proiettato il video di OOOPStudio, dividono il palcoscenico in due parti: la realtà e il suo riflesso. Due coppie di ballerini si fronteggiano: il movimento inizialmente speculare si sfilaccia lasciando spazio a un numero crescente di variazioni tra le due parti. La dinamica della coreografia porta le coppie a separarsi e riorganizzarsi in una differente combinazione, in un continuo spostarsi da una parte all’altra dei pannelli. Avanti e indietro, dalla realtà al virtuale, sino alla schizofrenia, capovolgendo la scala di valori e ritrovandosi a vivere in un mondo di illusione in cui Narciso finisce per essere l’indiscusso, solitario, protagonista.
È tuttavia Words and Space, la coreografia con cui il praghese Jiří Pokorny inaugura la collaborazione con Aterballetto, il numero scelto quale apertura del trittico al Piccolo Teatro. Le parole recitate scandiscono il ritmo su cui si muovono sinuosi i dodici danzatori. Sotto gli occhi stupiti del pubblico i corpi si intrecciano dando vita a figure complesse tra cui serpenti che si trasformano in angeli dalle ampie ali, intenti a spiccare il volo, evocando il mito del serpente piumato che, nelle civiltà precolombiane, era portatore di conoscenza.
“Imagine, there’a a place” (immagina che ci sia un posto) è il leitmotiv recitato, ripetuto come un mantra, cui si alternano musiche barocche. La colonna sonora dimostra come si possa godere del mero suono della voce, di una parola sia presa singolarmente – apprezzandone il suono, a volte dolce altre duro – sia componendola in frasi di senso compiuto. Analogamente, i danzatori in scena si alternano in intensi passi a due, in composizioni corali e nel sensuale assolo eseguito in chiusura da Philippe Kratz. La scenografia e i costumi sono minimali – nei toni scuri di blu, grigio e nero – per far risaltare ancor più l’opulenza dei movimenti degli interpreti, enfatizzati ulteriormente da un incessante gioco di luci e penombra.
Jiří Pokorny attinge alla ricchezza dell’epoca barocca per trasportare il pubblico lontano dal brusio della vita quotidiana, obbligandolo a staccare gli occhi dallo schermo del computer ed emozionarsi in un luogo saturo di armonia, bellezza e poesia. “Imagine, there’a a place”: il palcoscenico è il luogo fatato, a lungo sognato, dove ogni singolo danzatore è una parola che svolazza cercando i compagni con cui unirsi in una frase leggiadra, valorizzandosi vicendevolmente; ogni corpo è una voce parte di un coro dove il tutto ha valore superiore alla mera somma delle singole parti.
In Phoenix Philippe Kratz sveste il ruolo di danzatore per indossare quello di coreografo. Kratz, come Spota, attinge alla mitologia e crea una superba allegoria del processo di evoluzione del genere umano. Post fata resurgo è il motto dell’araba fenice: dopo la morte risorgo così come l’individuo, dopo ogni sconfitta, trova forza per spingersi – fisicamente ed intellettualmente – oltre i limiti, per ripartire alla scoperta di terreni incontaminati.
I danzatori dai variopinti costumi eseguono la propria performance sotto ampi fari, sfidando la legge di gravità. L’equilibrio fisico mantenuto dai corpi che fluttuano nei coni di luce è, prima di tutto, un equilibrio interiore: la forza mentale plasma i muscoli affinché possano cimentarsi nell’ardito movimento. A volte l’evoluzione riesce, altre si assiste a cadute ma poco importa perché i danzatori si rialzano pronti ad un nuovo tentativo. I primi passi sono indubbiamente incerti, traballanti, ma il sostegno dei compagni consente di tornare in breve tempo a far parte del frenetico turbino che invade la scena sulle note della musica elettronica composta per l’occasione da Borderline Order.
Silvana Costa
Lo spettacolo continua:
Piccolo Teatro Strehler
largo Greppi 1 – Milano
dal 7 al 9 giugno 2017
orari: mercoledì e venerdì 20.30
giovedì 19.30
www.piccoloteatro.org
Aterballetto al Piccolo
realizzazione costumi Sartoria Aterballetto – Francesca Messori, Debora Baudoni
Fondazione Nazionale della Danza Aterballetto
durata 75 minuti con intervallo
www.aterballetto.itWords and Space
coreografia Jiří Pokorny
musiche repertorio barocco
costumi Carolina Mancuso
luci Carlo Cerri
sound design Yukari Sawaki
un ringraziamento speciale a Roberto Garreton per la registrazione alla chitarra.
balletto per 12 danzatori
durata 30 minuti
Narcissus
coreografia Giuseppe Spota
musica Joby Talbot
video OOOPStudio
costumi Francesca Messori
balletto per 4 danzatori
durata 20 minuti
Phoenix
coreografia Philippe Kratz
musica elettronica originale Borderline Order
luci Carlo Cerri
costumi Costanza Maramotti
balletto per 9 danzatori
durata 30 minuti