Beyond Vanja

BEYOND VANJA 2Debutta al Teatro Litta di Milano una nuova, poetica, versione del capolavoro di Čechov, firmata da Teatro del Simposio.

Per chiunque graviti attorno ad un palcoscenico teatrale ci sono autori imprescindibili con cui, prima o poi, è inevitabile confrontarsi. Anton Čechov è uno di costoro e, in questa Stagione, Francesco Leschiera si mette alla prova ben due volte con sue opere, debuttando in meno di un mese con il Gabbiano diretto da Carmelo Rifici – a Milano in scena al Piccolo Teatro Studio dal 12 al 24 gennaio 2016 – e Beyond Vanja.
Ogni nuova messinscena di Zio Vania brilla per una propria peculiarità, sovente operando tagli e, di volta in volta, calcando la mano su una delle mille componenti di cui Čechov infarcisce il dramma in quattro atti. Eppure noi non ci siamo mai imbattuti in una versione con una carica poetica paragonabile a quella proposta da Teatro del Simposio. Lo spazio della Cavallerizza del Teatro Litta è trasformato per l’occasione nella sala da pranzo di zio Vanja; un piacevole calore abbraccia le persone che entrano, quasi esortandole ad avanzare e prendere posto. Nel mentre Vanja mangia annoiato, incurante della massa di gente che lentamente si assiepa intorno a lui. In fondo, l’indolenza è lo stato d’animo che sembra aver contagiato l’intera tenuta che egli amministra da quando il professore suo cognato vi ha fatto ritorno con Elena, la giovane seconda moglie. Elena, tediata dalla vita e musicista frustata cui il marito impedisce di avvicinarsi al pianoforte, strega chiunque viva sotto il suo stesso tetto o vi giunga in visita, ammaliandoli come una sirena per indurli ad abbandonare le consuete attività. Non restano immuni nemmeno la figliastra Sonja – probabilmente più insicura che brutta – che la elegge a confidente delle proprie pene amorose né il dottore che trascura ormai platealmente malati e poderi sperando in un tête-à-tête con Elena.
Le scelte scenografiche danno forma a questo clima di decadenza morale allestendo un suntuoso banchetto barocco: attorno alla tavola riccamente imbandita con bicchieri dorati e gran quantità di cibo, ad ogni ora del giorno si avvicendano i personaggi con il loro carico di infelicità e aspettative deluse. Ostentazione sociale e devastazione interiore, città e campagna, cultura (millantata – come sostiene zio Vanja – o vera che sia) e lavoro manuale, amore ed indifferenza sono i mondi che convergono attorno allo stesso desco, alla ricerca di un equilibrio che nessuno sembra interessato a trovare: è questo il monito sociale che aleggia lievemente nel testo originale ma che nell’allestimento proposto dal Teatro del Simposio grida forte. Non a caso i personaggi di Beyond Vanja convengono severi: “Dove prima c’erano metodo e lavoro ora c’è confusione e pigrizia” e solo un colpo di pistola potrà ripristinare l’ordine delle cose. Čechov, con una ventina d’anni d’anticipo, sembra presagire la Rivoluzione di ottobre – durante la quale, lo zar e tutta la sua famiglia cadono sotto i colpi di fucile – memore dei movimenti che a fine Settecento scossero l’intera Europa. Beyond: al di là, oltre, a sottolineare il proposito di Antinolfi e Leschiera di andare oltre la mera lettura del testo, di esplorare i sentimenti dei personaggi e isolare i concetti universali che Čechov ha sparso nelle battute.
Poco distante dalla tavola imbandita è appesa un’altalena, elemento ludico su cui i personaggi si rifugiano per dare sfogo ai pensieri più intimi: ondeggiando nell’aria come bambini rispristinano l’equilibrio interiore e traggono la forza per sopportare il peso della quotidianità. Musiche delicate, gioco di luci soffuse ed elementi scenografici d’effetto aiutano a trasformare i dialoghi in momenti di introspezione psicologica ad alto coefficiente poetico.
La bolla atemporale e decadente in cui si muovono i personaggi si estende a tutta la sala, amplificando il coinvolgimento emotivo di quanti assistono al dramma. Le foglie secche in cui il pubblico affonda rumorosamente i piedi creano atmosfera, richiamano la stagione in cui si svolgono i fatti narrati in scena. L’autunno, nel ciclo delle stagioni, è forse il periodo più triste dell’anno, quando la natura si spoglia dei suoi ornamenti e sembra morire ma, dopo il riposo invernale, a primavera, gli alberi e i campi torneranno a tingersi di mille colori. Sonja, grigia e rassegnata a sopportare le prove cui la vita la sottopone, come Jane Eyre – l’eroina romantica dell’omonimo romanzo di Charlotte Brontë – non è disposta ad arrendersi e, trasfigurata, lo proclama nel monologo finale.
Un lungo applauso è il tributo minimo a chi ha avuto il coraggio di cimentarsi in una simile sfida con la leggerezza della giovinezza e la sicurezza di chi sa di aver accumulato nella faretra dell’esperienza abbastanza frecce per centrare l’ambizioso bersaglio. La bellezza dell’allestimento che solletica tutti i sensi dello spettatore, la maestria di Sonia Burgarello, Ettore Di Stasio, Matteo Ippolito, Alessandro Macchi e Giulia Pes nel dare spessore ai personaggi – senza caricare le parole di pathos eccessivo, rendendo la recitazione forzata ed innaturale – sono le armi con cui fare definitiva breccia nel cuore del pubblico, sollevandogli l’animo prima di restituirlo alla realtà.

Silvana Costa

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Lo spettacolo continua:
Teatro Litta – La Cavallerizza
corso Magenta 24 – Milano

fino a giovedì 26 novembre 2015
orari da martedì a sabato ore 21.00
domenica 17.00, lunedì riposo
www.teatrolitta.it
www.mtmteatro.it

Beyond Vanja
tratto da Zio Vanja di Anton Čechov
elaborazione drammaturgica Antonello Antinolfi
regia Francesco Leschiera
con Sonia Burgarello, Ettore Di Stasio, Matteo Ippolito, Alessandro Macchi, Giulia Pes
scene e costumi Francesco Leschiera, Alice Manieri, Chiara Bartali
luci Luca Lombardi
elaborazione e scelte musicali Antonello Antinolfi
assistente alla regia Edoardo Visentin
scenografie digitali DORA VISUAL ART
video Alice Francesca Sabbatini /Mentezero
produzione Teatro del Simposio
in collaborazione con Manifatture Teatrali Milanesi
durata 1 ora e 30 min
prima nazionale
http://teatrodelsimposio.wix.com/teatrodelsimposio