Bosch e un altro Rinascimento

La mostra Bosch e un altro Rinascimento, visitabile a Palazzo Reale di Milano fino al 12 marzo, da un lato conferma le teorie del Professor Bernard Aikema sul Rinascimento europeo e dall’altro offre una lettura in chiave moderna della produzione dell’artista erede della grande tradizione fiamminga.

Al di là di queste premesse, la mostra curata da Bernard Aikema, Fernando Checa Cremades e Claudio Salsi si presenta al pubblico in modo plateale, offrendo la visione di due straordinari capolavori volti a spalancare le porte sul mondo fantastico di Hieronymus Bosch. I trittici Le Tentazioni di sant’Antonio (c. 1500) e I santi eremiti (c. 1495/1505), esposti nella prima sala, da soli valgono il prezzo del biglietto.
Oggi come nel XVI secolo l’osservatore resta affascinato e al contempo incuriosito dalla miriade di mostri ibridi, demoni tentatori, personaggi grotteschi, edifici stravaganti, bizzarre navi volanti e incendi – questo elemento è ricorrente anche nelle opere di Albrecht Dürer – che popolano le due visioni. Visioni che rapidamente conquistano mecenati e collezionisti in tutta Europa, in particolare in Italia e in Spagna: per esempio, il veneziano Cardinal Domenico Grimani, uno dei più celebri collezionisti dell’epoca, accosta tre opere di Bosch, tra cui il Trittico dei santi eremiti, a sculture classiche, opere di Dürer, Giorgione, Tiziano, Leonardo, Raffaello e molti altri ancora.
L’accostamento operato dal Cardinal Grimani tra opere grossomodo coeve ma distanti stilisticamente ben supporta l’idea teorizzata da Aikema della compresenza di una pluralità di Rinascimenti, così come teorizzato nel recente volume I Rinascimenti in Europa 1480-162. Arte, geografia e potere. Il periodo compreso tra metà Quattrocento e i primi decenni del Seicento è un momento di svolta nella storia culturale, visiva e socio-economica dell’Europa. L’idea stessa di Europa prende per certi aspetti forma in questo periodo.
Aikema nell’esporre le proprie argomentazioni usa il termine Rinascimento in quanto riconoscibile dal pubblico, nonostante il tema della riscoperta dello stile e dei temi peculiari dell’epoca classica non calzi a tutte le casistiche esaminate. Lo storico dell’arte opta tuttavia per Rinascimenti, al plurale, a indicare una realtà articolata, complessa, non limitata al mero esercizio archeologico, sviluppata nelle diverse regioni in base alle tradizioni locali, apparentemente in contraddizione tra loro eppure sorprendentemente caratterizzate da elementi comuni. Si pensi per esempio al tema del demoniaco, del fantastico e del mostruoso, un tema solo apparentemente anticlassico: se le tentazioni cui è sottoposto sant’Antonio sono figlie della cultura medievale è pur vero che la mitologia greca e romana è popolata da creature ibride ed esseri raccapriccianti quali quelli che caratterizzano in epoca augustea le pitture parietali definite a grottesca. La seconda sezione della mostra, intitolata Classico e anticlassico tra Italia e Penisola Iberica, reca a tal proposito esempi di come in queste due regioni del bacino mediterraneo a inizio Cinquecento prenda piede l’uso di decorare gli edifici sia con dipinti sia con elementi scultorei ispirati alle grottesche romane. La sezione ospita anche il Codex Trivulzianus (ultimo quarto XV secolo) di Leonardo da Vinci, aperto su una pagina con lo studio di cinque teste mostruose: si tratta di figure il cui scopo è, per giustapposizione, far risaltare ulteriormente la bellezza ideale. Al termine del percorso di visita, la sezione Wunderkammer ospita lo stravagante ritratto di Rodolfo II d’Asburgo, ultimo grande collezionista del Rinascimento europeo, nelle vesti del dio Vertumnus (c. 1590) di Giuseppe Arcimboldo. Qui sono inoltre collocati anche uccelli impagliati provenienti dal Museo di Storia Naturale a ricreare il clima del dipinto Il giardino delle delizie di Bosch il cui pannello centrale è presente nella sala in una copia cinquecentesca; manca invece il pannello laterale dedicato all’Inferno cui alludono gli strumenti musicali di proprietà delle Civiche Raccolte d’Arte Applicata del Castello Sforzesco, emblemi del vizio della vanità, e l’automa con testa di diavolo.

La mostra, come anticipato in apertura, offre anche la possibilità di interpretare in chiave moderna la capacità divulgativa dell’opera di Bosch, in Europa e non solo. I suoi mostriciattoli rappresentano un machio d’autore immediatamente riconoscibile, entrato a far parte dell’immaginario collettivo attraverso un rigoroso processo di selezione e ripetizione. Bosch e un altro Rinascimento lascia ampio respiro ai dipinti di artisti che si ispirano la maestro fiammingo ma dedica pure grande spazio alle riproduzioni delle visioni di Bosch.
Il principale mezzo di divulgazione dell’epoca rinascimentale è la stampa: molti incisori, soprattutto fiamminghi, si cimentano con la riproduzione di opere di Bosch. Pieter Bruegel il Vecchio è tuttavia il protagonista di spicco di un fenomeno differente: per la casa editrice Aux Quatre Vents di Hieronymus Cock realizza una serie di disegni in cui non emula ma reinventa l’immaginario boschiano, guadagnandosi in breve l’epiteto di “nuovo Bosch”. La serie de I sette peccati capitali (1558), trasposti per la stampa nelle incisioni di Pieter Van der Heyden, è l’indiscussa protagonista della sezione La stampa come mezzo di diffusione.
Il flusso continuo di riproduzioni a mezzo stampa delle opere di Bosch porta i curatori a ipotizzare nella sezione Il sogno che lo stesso Raffaello abbia tratto ispirazione da Il giardino delle delizie (si stima sia stato dipinto tra il 1480 e il 1490) per l’opera proposta attraverso l’incisione di Marcantonio Raimondi de Il sogno di Raffaello (circa 1509). Protagoniste della visione onirica sono due fanciulle immerse in un’atmosfera da incubo, tra incendi e mostriciattoli di suggestione boschiana che ritroviamo pure, per esempio, nei due calamai a forma di mostro marino (circa 1525/50) esposti poco più in là. La stampa di Raimondi a sua volta è di ispirazione per Il sogno (circa 1580) attribuito alla scuola di Battista Dossi o per l’Allegoria della vita umana (1561) di Giorgio Ghisi – artista mantovano formatosi alla scuola di Giulio Romano, chiamato ad Anversa nel 1550 per far conoscere le opere dei grandi maestri italiani – dove la montagna cui si appoggia il vecchio saggio divide lo spazio in una parte illuminata e in una sprofondata nell’oscurità a guisa di quanto accade nel trittico Le Tentazioni di sant’Antonio.
Alle porte del Cinquecento la casata degli Asburgo, grazie a una complessa attività diplomatica basata essenzialmente sui matrimoni, estende la propria influenza su ampia parte dell’Europa e si spinge sino all’America Latina. Le opere di Bosch godono di grande interesse sia presso la corte asburgica sia presso i mercanti e i collezionisti che vi gravitano intorno tra cui il cardinale Antoine Perrenot de Granvelle. Il prelato, consigliere dell’imperatore Carlo V, è il committente dello straordinario ciclo composto da quattro arazzi protagonista della sezione Il mondo asburgico in cui si rielaborano celeberrimi dipinti di Bosch inserendoli in cornici architettoniche classiche. Il ciclo riprende gli arazzi realizzati negli anni precedenti per Francesco I di Valois – all’epoca la Francia è acerrima nemica degli Asburgo – in seguito andati perduti; questa prima serie comprendeva anche un ulteriore pezzo, dedicato all’assalto all’elefante, protagonista attraverso ipotetiche ricostruzioni, della sezione successiva, intitolata per l’appunto L’elefante.

Bosch e un altro Rinascimento, grazie ai tre curatori di prestigio internazionale, ha ampio respiro e offre una visione dinamica dell’opera di Bosch recando quali esempi autentici capolavori. La mostra è un evento da visitare con calma e, come accade a sant’Antonio, autentico filo rosso che cuce tra loro i temi e le sezioni, abbandonandosi quale preda delle bizzarre creature ibride che spuntano da ogni dove. Per i più curiosi, all’inizio del percorso di visita è collocato un utile bestiario con le peculiarità di ciascuna di loro.

Silvana Costa

 

La mostra continua a:
Palazzo Reale

piazza Duomo, 12 – Milano
fino a domenica 12 marzo 2023
orario: martedì, mercoledì, venerdì, sabato e domenica 10.00 – 19.30
giovedì 10.00 – 22.30
lunedì chiuso
la biglietteria chiude un’ora prima
www.palazzorealemilano.it

Bosch e un altro Rinascimento
a cura di Bernard Aikema, Fernando Checa Cremades, Claudio Salsi
una mostra Palazzo Reale, Castello Sforzesco, Comune di Milano, 24 ORE Cultura
progetto di allestimento Studio3
lighting designer Francesco Murano
progetto grafico Studio FM Milano

Catalogo:
Bosch e un altro Rinascimento
a cura di Bernard Aikema, Fernando Checa Cremades, Claudio Salsi
Edizioni 24 ORE Cultura, 2022
23,5 × 29 cm, 144 pagine, 100 illustrazioni, brossura
prezzo: 15,00 euro
www.24orecultura.com