Alla sede milanese delle Gallerie d’Italia sono riuniti oltre 160 pezzi che raccontano l’opera e il mito dei due scultori neoclassici per eccellenza: Antonio Canova e Bertel Thorvaldsen. Un evento eccezionale e imperdibile che procede per confronto diretto, a iniziare da quello tra Le Grazie.
La scultura di Antonio Canova porta grazia e bellezza nell’autunno e nell’inverno milanesi con una doppia mostra che ne anticipa la ricorrenza, nel 2022, del bicentenario della morte. La GAM offre un approfondimento a cura di Omar Cucciniello e Paola Zatti sul tema Canova. I volti ideali mentre alle Gallerie d’Italia va in scena Canova | Thorvaldsen. La nascita della scultura moderna.
L’uso di un lessico teatrale non è assolutamente fuori luogo per alludere al grandioso allestimento firmato da Alessandro Lucchi che fa da sfondo all’epico scontro tra codesti giganti dell’arte. Lucchi lascia respirare le statue, posizionandole quando possibile al centro delle sale, in modo che il pubblico possa ammirarle in ogni minimo dettaglio girando loro attorno. Quando ciò non è fattibile, idea un sapiente gioco di specchi capace di offrire una visione da più angolazioni in contemporanea: non bisogna infatti ignorare che, proprio con questo identico fine, lo stesso Canova predispone per certe sue creazioni un supporto con base rotante. Tale accorgimento allestitivo sembra moltiplicare il già elevato numero di oltre 160 pezzi – tra sculture, dipinti, incisioni e medaglie – distribuiti in 17 sezioni.
I curatori Stefano Grandesso e Fernando Mazzocca mostrano il rapporto tra il veneziano Antonio Canova e il danese Albert Bertel Thorvaldsen. Non è corretto parlare di sfida quanto di due modalità differenti – eppure con tanti punti in comune – per rivoluzionare la scultura di derivazione classica secondo gli ideali neoclassici e subendo un pizzico di influenza del dilagante romanticismo. Canova – a guisa di Fidia – studia la natura e ne trae personaggi dalle proporzioni ideali; Thorvaldsen persegue gli austeri canoni della tradizione rappresentativa nordica mitigandoli alla luce degli studi sull’epoca classica. Essi conferiscono vita alle loro creazioni, lasciando che si muovano nello spazio, quasi interagendo con l’osservatore, slegandole definitivamente dall’architettura. Pur riportando in auge il gusto del ritratto, Canova e Thorvaldsen spogliano, quando possibile, le loro opere della missione celebrativa per lasciare cantino sentimenti assoluti quali l’amore, la morte, l’amicizia, il coraggio o la tristezza dell’abbandono, veicolandoli attraverso gli episodi della mitologia.
La modernità dei due scultori risiede anche nell’astuzia di utilizzare i diversi supporti allora disponibili per riprodurre i pezzi più celebri, rendendoli accessibili a tutti gli strati sociali della popolazione. È una vera e propria lucrosa industria, articolata in molteplici settori: copie di differenti formati tra cui soprammobili in bronzo e preziosi camei; dipinti; stampe dalle alte tirature. In mostra è visibile una ricca serie di litografie di Michele Fanoli (1841/46) dedicate alle sculture canoviane suddivise per argomento – per esempio ritratti, soggetti religiosi, eroi, statue gentili e amorose – capaci di sorprendere il mondo intero per la vastità e la varietà della produzione dell’autore veneto. Canova padroneggia egregiamente la tecnica appresa sin da bambino, nella bottega del nonno scalpellino, raffinata con studi in accademia e combinata con un innegabile fiuto nel cogliere i segnali di un mercato ormai stanco di comprare opere antiche. A tal fine, egli si applica anche nello studio dell’inglese per intercettare gli aristocratici impegnati nel Grand tour.
Thorvaldsen, di una dozzina d’anni più giovane del suo rivale, inizia la carriera come intagliatore di legno e, in virtù del talento artistico dimostrato, viene ammesso alla scuola gratuita della Reale Accademia di Belle Arti di Copenhagen. Dopo aver concluso i primi lavori commissionatigli, nel 1796 parte per Roma grazie a una borsa di studio; qui studia l’arte antica sotto l’ala protettrice di Jörgen Zoega, a sua volta allievo di Winckelmann. Barcamenandosi con gravi problemi economici, Thorvaldsen alla fine riesce ad affermarsi grazie all’indiscusso talento, ottenendo finalmente nel 1803 la prima importante commessa.
I contemporanei li acclamano come autentiche star; i loro volti sono immortalati dai principali artisti dell’epoca. Per esempio Canova fa da soggetto per Andrea Appiani (1802/03), Gaspare Landi (1806), Giovanni Ceccarini (1817/20), Hugh Douglas Hamilton (1788/89), Angelica Kauffmann (1796), Giovanni Battista Lampi (1822), ritratto da solo o con le sue opere più significative o in scene allegoriche come Canova l’Arti Belle incoronano divotamente (1812) di Tommaso Minardi.
Di Thorvaldsen affascina invece lo studio che, al contempo, è anche sede espositiva dei suoi lavori: Hans Ditlev Christian Martens (1830) fissa su tela uno scorcio di quello romano, durante La visita di Papa Leone XII nel giorno di San Luca il 18 ottobre 1826, e Johan Vilhelm Gertner (1836) quello di Charlottenborg. Carl Michael Dahl (1860/65) e Constantin Hansen (1858) raffigurano il Museo dedicato a Thorvaldsen, inaugurato nel 1846 su un’isola nel centro della capitale danese, dove sono custodite molte delle opere giunte a Milano e, nel cortile centrale, la tomba.
Entrambi i Maestri si cimentano con il proprio autoritratto, raffigurandosi in due busti dall’elevato sapore eroico e celebrativo, dalle dimensioni di gran lunga maggiori del vero, eppure pervasi da una forte carica introspettiva.
Tele, incisioni e medaglie tuttavia sono solo un corollario – per quanto splendido – di una strepitosa rassegna di sculture. Il visitatore all’ingresso nello spazio espositivo delle Gallerie d’Italia, nella spettacolare corte colonnata, si trova immediatamente al cospetto de Le Grazie, circondate da allegorie della danza, i celeberrimi capolavori utilizzati da Canova e Thorvaldsen per veicolare ideali di bellezza e armonia. Altre sezioni lungo il percorso ospitano ulteriori visioni dell’Olimpo di epoca neoclassica: Venere, Cupido, Amore e Psiche, Ebe e Ganimede simboli dell’eterna giovinezza. Nella stessa sala dedicata a Ganimede – tema sviluppato dal solo Thorvaldsen – sono collocate pure le sculture inneggianti al mito romantico del pastore errante: giovani assorti o melanconici che evocano il ritorno alla natura e all’Arcadia perduta.
Lungo il perimetro dell’area destinata agli incontri di approfondimento con il pubblico è collocata una ricca rassegna di busti: ritratti di collezionisti, artisti, letterati, sovrani e aristocratici che raccontano i gusti dell’epoca. Tra tanti spiccano quelli di Giambattista Sommariva la cui raccolta vanta pezzi di entrambi gli autori e, ovviamente, Napoleone. È attinente a questi due personaggi l’adiacente riproduzione in scala del fregio con l’Ingresso trionfale di Alessandro Magno a Babilonia creato da Thorvaldsen nel 1812, in strucco, per uno dei saloni del palazzo del Quirinale a Roma, allora sede del governo napoleonico. Vi compare infatti l’imperatore dei francesi nei panni del valoroso condottiero macedone, un lavoro che riscuote ampio successo ed è replicato in versioni in miniatura, in diversi materiali, tra cui quella esposta in mostra. Un copia, in marmo è acquistata da Sommariva per la villa di Tremezzo sul lago di Como.
Non possono infine essere esclusi dalla mostra i 13 bassorilievi in gesso eseguiti da Antonio Canova, ispirati alle virtù, all’Iliade e a episodi salienti della vita di Socrate, di proprietà della Fondazione Cariplo e abitualmente già esposte nei locali delle Gallerie d’Italia.
Sono molti altri e tutti sorprendenti i temi su cui Antonio Canova e Bertel Thorvaldsen si contendono l’ammirazione del pubblico milanese, ciascuno con il proprio stile ma in questo articolo non ne saranno svelati altri. Tale scelta permetterà al visitatore di scoprire le restanti meraviglie da solo nel corso di una visita che, per quanto si prospetti lunga e impegnativa, offre continui motivi di stupore.
Silvana Costa
La mostra continua:
Gallerie d’Italia
piazza Scala – Milano
prorogata fino a domenica 28 giugno 2020
orari da martedì a domenica 9.30 – 19.30
giovedì chiusura alle ore 22.30
chiuso lunedì
www.gallerieditalia.comCanova | Thorvaldsen
La nascita della scultura moderna
a cura di Stefano Grandesso, Fernando Mazzocca
in collaborazione con Museo Statale Ermitage di San Pietroburgo, Museo Thorvaldsen di Copenaghen
progetto di allestimento Alessandro Lucchi – Studio Lucchi & BiserniCatalogo:
Canova Thorvaldsen
La nascita della scultura moderna
a cura di Stefano Grandesso, Fernando Mazzocca
saggi di Leticia Azcue Brea, Margrethe Floryan, Stefano Grandesso, Mario Guderzo, Elena Karceva, Fernando Mazzocca, Stig Miss, Laila Skjothaug.
Edizioni Gallerie d’Italia / Skira, 2019
24 x 28 cm, 408 pagine, 319 colori, brossura
prezzo: 42,00 Euro
www.skira.net