Una mostra agli Armani/Silos ripercorre la carriera del progettista giapponese Tadao Ando, uno dei protagonisti più celebri dell’attuale scena architettonica mondiale.
Durante l’ultima edizione della Milano Design Week agli Armani/Silos è stata inaugurata The Challenge, la prima mostra d’architettura di questo spazio espositivo aperto al pubblico nel 2015, per i 40 anni di attività dello stilista. Protagonista, ça va sans dire, il Premio Pritzker 1995 Tadao Ando, professionista da sempre ammirato da Giorgio Armani per la capacità di combinare il rigore delle forme e la forza del cemento armato con l’energia della natura e la tradizione del luogo. Capacità che a tutt’oggi, quasi ottantenne, lo rende ancora protagonista della scena architettonica mondiale con progetti che lasciano senza fiato per la genialità e la poesia, a iniziare dalla trasformazione della Bourse de Commerce di Parigi, edificio cinquecentesco destinato a nuova galleria della Fondazione Pinault. Sarebbe forse più corretto scrivere “per finire” visto che all’opera, datata 2016 e ora in corso di realizzazione, è dedicata l’ultima delle sale espositive.
The Challenge esplora la carriera architettonica di Tadao Ando, non solo attraverso i suoi progetti ma anche rievocando i viaggi compiuti per osservare, fotografare e disegnare gli edifici dei Maestri, al fine di coglierne i dettagli e le idee. La mostra è ricca di schizzi, disegni tecnici e modelli in scala – alcuni davvero spettacolari – che illustrano l’articolazione degli edifici e rendono l’evento interessante anche per chi architetto non è. The Challenge è la riambientazione negli spazi al piano terra degli Armani/Silos dell’esposizione monografica proposta lo scorso anno dal Centre Pompidou di Parigi, curata da Frédéric Migayrou, Yuki Yoshikawa e dal Tadao Ando Exhibition Committee.
L’esibizione si compone di quattro sezioni tematiche: Forme primitive dello spazio, Una sfida urbana, Genesi del paesaggio e Dialoghi con la storia.
Tadao Ando è un eccelso rappresentante della filosofia orientale in cui luce e acqua, natura e spirito si combinano per plasmare spazi armoniosi in cui l’uomo possa vivere serenamente. Egli tuttavia, a questo delicato equilibrio energetico ed estetico, aggiunge una componente più fisica, scegliendo forme rigorose e materiali grezzi come il cemento lasciato a vista, a seguire gli insegnamenti di Le Corbusier, uno dei padri dell’architettura moderna. Coerentemente con siffatte linee progettuali l’architetto dà forma al proprio studio professionale a Oyodo, Osaka (1989/91), che si rivela un efficace biglietto da visita e, in quanto tale, apre la sezione Forme primitive dello spazio. La mostra prosegue quindi con una rassegna delle case costruite a partire dagli anni Settanta, molte realizzate in lotti angusti, che, messe in rapida sequenza, permettono al pubblico di comprendere come i vincoli e le richieste del committente abbiano generato volumi complessi e distribuzioni inattese per permettere, anche in piena metropoli, alla natura di condividere gli ambienti con gli umani.
La sala successiva ospita i progetti per i luoghi di culto. Dal piccolo Spazio per la meditazione (1994/95) ideato per la sede Unesco a Parigi, sino ai più complessi Cappella sull’acqua (1985/88) dalle cui vetrate si scorge solamente l’antistante lago artificiale ottenendo un eccezionale effetto di straniamento dalla realtà, e Chiesa della Luce (1987/89). L’imponente modello in scala di quest’ultimo edificio aiuta l’osservatore ad andare oltre il rigore delle forme lette nei disegni e ammirare come lo spazio di preghiera, all’interno del volume dalle spoglie pareti in cemento armato, si trasfiguri quando illuminato dalla luce che penetra dal taglio a croce praticato sulla parete dietro l’altare.
Ai progetti di questa prima sezione, improntati sulla definizione di un luogo intimo, sia domestico sia spirituale, si contrappongono gli edifici pubblici di Una sfida urbana. Una sfida alle contraddizioni – impossibili da disciplinare – delle città reali ma anche uno stimolo a cercare il modo più efficace per incanalare tutta l’energia che le pervade e trasmettere un senso di appartenenza a quanti ne frequentano gli spazi pubblici. Non è dunque un caso se lo sguardo del visitatore appena entra nella sala viene attratto dal plastico di Lower Manhattan con inserita la proposta per il Memoriale per il sito di Ground Zero (2001). Il monumento semisferico rimanda poi alla Collina (2012/15) ricoperta di piante di lavanda situata all’interno del Cimitero di Sapporo a celare la mastodontica statua di Buddha. Poi largo a progetti più lievi come l’Ampliamento del Museo di Arte Moderna di Fort Worth (2016/in corso di realizzazione) o il divertente 21_21 Design Sight (2004/07), un centro espositivo e di ricerca sul design a Tokyo Midtown che si integra nell’ambiente naturale che lo ospita: l’edificio si erge dal verde del parco come un origami, ispirandosi al concetto dell’unico pezzo di stoffa con cui lo stilista Issey Miyake dà corpo ai suoi abiti.
Il tema dell’espansione urbana è al centro della sezione Genesi del paesaggio e mostra come Tadao Ando abbia vinto anche questa sfida studiando e valorizzando la memoria del paesaggio e delle comunità originari. Peculiarità che lo iscrive di diritto tra i Maestri del Regionalismo critico. Tra i lavori spicca il Centro polifunzionale Awaji Yumebutai (1993/99), un complesso progetto di riqualificazione di un’area affacciata sulla baia di Osaka, depauperata negli anni della terra necessaria a creare l’isola artificiale del Kansai International Airport. Utilizzando il cemento l’architetto idea una serie di terrazzamenti che riplasmano l’ambiente naturale in cui poi inserisce un centro congressi, un albergo e un teatro all’aperto per revitalizzare anche l’economia dell’area. Interessante il master plan per lo Château La Coste (2006/11), un vigneto di 190 ettari in cui distribuisce un museo d’arte, spazi espositivi e padiglioni per la cui realizzazione coinvolge colleghi del calibro di Jean Nouvel e Frank Gehry. Spazio infine alle costruzioni sull’isola di Naoshima, nel Giappone meridionale, dove dal 1987 Ando sviluppa una serie di progetti che ne rimodellano profondamente la topografia. L’isola è così assorta a fama mondiale e accoglie turisti attratti dal dialogo tra arte, architettura e territorio: incassati nelle valli tra le colline, parzialmente interrati o frutto del recupero di edifici preesistenti sorgono musei, alberghi e centri benessere.
La sezione conclusiva dedicata a Dialoghi con la storia dà spazio a lavori su edifici storici e nuove realizzazioni nel cuore antico delle città europee, a iniziare dall’Armani/Teatro (2000/01) esposto qui per la prima volta in assoluto. Si prosegue quindi con i progetti commissionatigli dalla François Pinault Foundation for Contemporary Art per conferire nuova vita a palazzi simbolo di alcune delle città più amate del continente: dagli interventi a Palazzo Grassi (2006) e Punta della Dogana (2009) a Venezia alle proposte per la sede della Fondazione e per la già citata Bourse de Commerce a Parigi.
Esiste un dialogo profondo tra le collezioni disegnate da Giorgio Armani – ospitate ai piani superiori degli Armani/Silos – e i progetti di Tadao Ando che non può sfuggire. Entrambi sono considerati Maestri della propria disciplina artistica per la sublime capacità di realizzare con apparente naturalezza opere capaci di inserirsi nel contesto con sobrietà di forma e originalità di linguaggio.
Silvana Costa
La mostra continua a:
Armani/Silos
via Bergognone 40 – Milano
fino a domenica 28 luglio 2019
orari: giovedì e sabato 11- 21
mercoledì, venerdì e domenica 11- 19
ww.armanisilos.comThe Challenge
Tadao Ando
a cura di Frédéric Migayrou, Yuki Yoshikawa
insieme al Tadao Ando Exhibition Committee
progetto ricreato per Armani/Silos
ideato da Tadao Ando
in collaborazione con il Centre Pompidou