Chiamatemi Groucho

Ritorna, per la prima volta sul palcoscenico del Teatro Menotti, un grande successo della Compagnia Tieffe. Chiamatemi Groucho rende omaggio ai giochi di parole, alle battute paradossali e al teatro dell’assurdo dei fratelli Marx.
Santa Claus is Coming to Town ma, se ci soffermassimo a evocare uno spettacolo che ben si sposi con l’atmosfera festiva, difficilmente ci potrebbero venire in mente i fratelli Marx. Soprattutto pensando alle battute con le quali Groucho sferza, senza compassione, vizi e debolezze della società.
Ebbene, lo spettacolo in scena per tutto il mese di dicembre al Teatro Menotti di Milano, saprà sorprendere anche i più scettici per lo spirito natalizio di cui sa far sfoggio. Ma non aggiungeremo altro per non rovinare la sorpresa o, ancor peggio, svelare il colpevole. La Compagnia Tieffe porta nuovamente sulle scene uno dei suoi cavalli di battaglia: Chiamatemi Groucho, una commedia nei toni del giallo infarcita del nonsense surreale dei fratelli Marx.
Lo Studio legale e investigativo Fratelli Marx (per l’appunto), come recita tutto d’un fiato la segretaria ogni qualvolta risponda – scocciata – al telefono, non versa in buone acque – diciamo pure che sopravvive solo grazie ai clienti bislacchi che bussano, ogni tanto, alla porta. Il titolare si arrabatta tra le udienze in tribunale e i misteri che gli si chiede di risolvere, aiutato da un assistente-investigatore, tanto improvvisato quanto inopportuno, e una segretaria oca come da miglior stereotipo hard boiled. A completare il quadro iniziale c’è una pianista, che utilizza i locali dello studio come sala prove sin da prima che vi si insediassero gli attuali inquilini, cui è assegnato il compito di evocare la figura di Harpo Marx, il vagabondo muto, con una gran parrucca riccia in testa.
Uno dopo l’altro si presentano in studio tre casi: la sparizione di un quadro, un marito tradito che cerca prove inconfutabili dell’infedeltà della moglie e due ambasciatori che, arrivati per firmare un accordo di pace tra i loro due Paesi confinanti, si ritrovano a farsi la guerra per motivazioni amorose. Nonostante i fraintendimenti, le soluzioni impensabili – che si riveleranno le uniche ammissibili – e tanti imprevisti, l’avvocato riuscirà a dipanare tutte le matasse, venendo a capo dei singoli casi anche se, non sempre, con il risultato auspicato dal cliente.
L’ambientazione, ricreata con costumi e scenografie, è quella degli anni 30, il periodo che coincide con l’apice della fama dei fratelli Marx, quando Irving Thalberg, grande produttore della MGM, li scrittura per due produzioni ad alto budget, consegnandoli alla storia. I pochi oggetti in scena e il gran fiocco sulla testa della segretaria, che ricorda quello di Minnie, sono più che sufficienti ad alludere all’atmosfera dell’epoca, resa ulteriormente suggestiva dalle musiche eseguite dal vivo – con piano e trombetta – dalla brava Vicky Schaetzinger. All’altezza dei ruoli anche il resto del cast che entra ed esce di scena con una precisione svizzera, puntando molto sull’effetto comico delle porte che si aprono e chiudono in simultanea, obbligando i personaggi a un gioco a rincorrersi che potrebbe anche durare all’infinito. Gianni Quillico e Cinzia Spanò sono impagabili nella loro capacità di mutar personaggio e stile, alternando i caratteri interpretati con un ritmo crescente: Quilico vestendo i panni dei clienti maschi dello studio e la Spanò calandosi in tutti i ruoli femminili della commedia. Non da meno sono i virtuosismi verbali di Nicola Stravalaci e le acrobazie di Fabio Zulli nelle vesti dell’aiutante.
Richiamando il theatre du Vaudeville, l’antesignano del varietà, ancora in voga nei rimi decenni del XX secolo, lo spettacolo alterna graziosamente parti recitate a notevoli prove di canto che, complici l’orecchiabilità dei brani e il ritmo incalzante, ci mettono davvero poco a convincere gli spettatori ad accompagnare gli attori sul palcoscenico. Non dimentichiamo infine, in questo omaggio a Groucho, modello di riferimento per tanti tra i comici attualmente sulle scene – anche se pochi riescono ad arrivare ai suoi livelli di causticità – che la sua carriera in campo artistico ha inizio, all’alba del secolo scorso, proprio con le esibizioni musicali, in gruppo con i fratelli.
Lo spettacolo si presenta quasi con timida modestia ma, dopo le prime battute, già si rivela per quello che è: divertente, sarcastico, da seguire con attenzione per non perdere il filo di note e battute in un crescendo di coinvolgimento emotivo che quasi spiace abbia termine così presto.
Chi è dunque il colpevole? Non ve lo diremo mai, ma vi invitiamo ad approfittare delle tante repliche in programma, magari di quella di San Silvestro, per festeggiare in Compagnia, contando sul fatto che, alla parte frizzante della serata, ci pensa il cast con tante battute scoppiettanti.

Silvana Costa

Lo spettacolo continua:
Tieffe – Teatro Menotti
via Ciro Menotti, 11 – Milano
fino a lunedì 31 dicembre

Chiamatemi Groucho
elaborazione drammaturgica Emilio Russo
regia Marco Balbi
con Gianni Quillico, Cinzia Spanò, Nicola Stravalaci e Fabio Zulli
al pianoforte Vicky Schaetzinger
luci Mario Loprevite