Lo struggimento amoroso del celebre cadetto di Guascogna dall’ingombrante naso, nell’adattamento firmato e diretto da Corrado d’Elia, festeggia i cinque lustri di successi collezionati nei teatri di tutta Italia.
Venticinque anni e non dimostrarli! Tanti, infatti, ne vanta l’adattamento proposto da Corrado d’Elia per il Cyrano di Bergerac di Edmond Rostand e lo spettacolo, in scena sino al 30 ottobre al Teatro Leonardo di Milano, ancora oggi non cessa di entusiasmare il pubblico.
L’opera presenta un sapiente dosaggio di amore, commedia, azione e tragedia: il perfetto cimento per ogni attore che voglia dimostrare la propria versatilità interpretativa e d’Elia non esita a infilarsi il lungo naso del prode spadaccino, lesto a sfidare a regolar tenzone, ora con la spada, ora con l’arguzia, chi si burla di lui. Al suo fianco Chiara Salvucci nel ruolo della cugina Rossana, bellissima e dolcissima, Giacomo Martini in quello di Cristiano de Neuvillette, il cadetto che le ha stregato il cuore e, ancora, Francesco Cordella, Angelo Zampieri, Marco Brambilla, Sara Dho, Marco Rodio, Denise Ponzo, Nikolas Lucchini, Stefano Massari, Andrea Pellizzoni e Marco Possi.
L’amore è il perno attorno cui ruotano tutti i personaggi e i quadri dell’opera. L’amore in ogni sua accezione. L’amore a prima vista e ricambiato di Cristiano per Rossana. L’amore silenzioso e mai rivelato di Cirano per la cugina. L’amore idealizzato di Rossana che le impedisce di vedere la verità oltre le parole che le toccano il cuore. L’amore osteggiato dei due giovani che devono confrontarsi con l’ira di De Guiche, l’uomo potente che, mosso dalla rabbia, è causa della morte di Cristiano. La devozione della giovane vedova che si rifugia in convento per fuggire a nuove tentazioni amorose. L’amore del pasticcere Ragueneau per la poesia e quello traditore della di lui moglie per il giovane cadetto. Dalla platea al contempo sale l’amore degli spettatori per il teatro e per questo grande classico.
Tante forme di amore che si combinano tra loro come in una danza, come gli attori che sul celeberrimo palco inclinato che contraddistingue Cirano di Bergerac di Corrado d’Elia associano al recitato intensi momenti di sola performance fisica. Momenti struggenti a dimostrazione della potenza e dell’eloquenza del gesto, meticolosamente coreografato dallo stesso d’Elia che dello spettacolo è anche regista, che da solo può raccontare una storia e contestualizzare una situazione. La mimica è una componente essenziale di questo e altri lavori della Compagnia Corrado d’Elia volta, da un lato, a dare evidenza del talento degli interpreti e, dall’altro, a controbilanciare una scenografia che per quanto originale, raffinata e allegorica possa essere resta pur sempre essenziale.
Essenziale come l’amore che, da solo, arriva a saturare l’esistenza dei protagonisti.
Il testo di Edmond Rostand, al di là della celebrazione del nobile sentimento sfoggiando figure retoriche ancora oggi sulla bocca di tutti – nel senso letterale del termine –, in realtà ha lo scopo di incitare gli uomini a superare timori e insicurezze, a osare presentarsi al mondo con i propri difetti lasciando che i talenti posseduti li mettano in ombra. Cirano, proprio per tale motivo, nel corso della storia si toglie e si rimette il naso. Lo indossa quando risponde picato alle provocazioni che gli rivolgono, quando non osa rivelare l’amore che da anni prova per Rossana sicuro di venire respinto. Lo toglie quando apre il proprio cuore, anche solo per prestare le parole a Cristiano. Non lo indossa in punto di morte quando, nonostante provi a resistere alla grande Mietitrice per portare a termine la propria missione, deve infine rassegnarsi a deporre parola – rigorosamente in rima – e spada, le affilate armi che ne hanno accompagnato la vita.
A cento e venticinque anni dalla prima rappresentazione del capolavoro di Rostand, Cirano di Bergerac, proprio grazie all’essenzialità dell’allestimento, sprigiona ancora con forza tale messaggio di fondo. Un messaggio oggi più attuale che mai. Un messaggio che nell’era del trionfo dell’immagine – intesa soprattutto nell’accezione negativa di manipolazione della realtà e di sterile estetismo –, è necessario divulgare per debellare insensate insicurezze che nascono nelle persone più deboli.
Al di là di tale nobile motivazione, Cirano di Bergerac che imperterrito da cinque lustri entusiasma critica e pubblico è decisamente bello ed emozionante e scorre via lieve tra risate e sobbalzi di cuore, ragione di per sé più che sufficiente per concedersi una piacevole sera a teatro.
Silvana Costa
Lo spettacolo continua:
MTM Teatro Leonardo
via Andrea Maria Ampère, 1 – Milano
fino a domenica 30 ottobre 2022
orario: da martedì a sabato 20.30
domenica 16.30
www.mtmteatro.itCirano di Bergerac
di Edmond Rostand
traduzione Franco Cuomo
adattamento Corrado d’Elia
con Corrado d’Elia, Chiara Salvucci, Giacomo Martini, Francesco Cordella, Angelo Zampieri, Marco Brambilla, Sara Dho, Marco Rodio, Denise Ponzo, Nikolas Lucchini, Stefano Massari, Andrea Pellizzoni, Marco Possi
regia Corrado d’Elia
assistenti alla regia Marco Brambilla, Marco Rodio
scene Fabrizio Palla
tecnici luci Marco Meola, Alessandro Tinelli
tecnico audio Matteo Gobbi
grafica Chiara Salvucci
organizzazione Valentina Tessari, Afra De Santi
produzione Compagnia Corrado d’Elia
durata 120 minuti senza intervallo