Collaborators

In scena al Teatro Elfo Puccini di Milano l’amara commedia di John Hodge dedicata all’immaginario sodalizio creativo tra Bulgakov e Stalin. Arte e potere si siedono allo stesso tavolo per porre le proprie risorse al servizio del teatro.

Il 25 ottobre 2011, quando esordisce al Royal National Theatre di Londra con Collaborators, John Hodge è già uno sceneggiatore cinematografico di gran fama, impostosi all’attenzione del pubblico con i film Trainspotting (1996) e The Beach (2000) diretti da Danny Boyle. Sebbene per Piccoli omicidi tra amici (1994) l’autore abbia ammesso di essersi ispirato ai trecenteschi Racconti di Canterbury di Geoffrey Chaucer, il pubblico resta sostanzialmente basito di fronte alla scelta di sperimentare un filone narrativo differente, affrontando la biografia di uno dei più grandi scrittori russi: Michail Bulgakov. Il genere e lo strumento cambiano ma Hodge riesce a mantenere inalterata l’efficacia affabulativa e quei ritmi sincopati cui deve la celebrità.
Le vicende esposte in Collaborators prendono il via nel 1938, la sera della prima rappresentazione teatrale di Vita del signor de Molière, l’omaggio di Bulgakov al commediografo francese. Il testo è ambientato alla corte del re Luigi XIV e per questo viene a lungo osteggiato dalla censura sovietica che vi vede un’allusione nostalgica all’epoca zarista. La notte del debutto, ancora ebro del plauso di critici e conoscenti, Bulgakov riceve la visita di due dirigenti della NKVD – la temuta polizia segreta – che gli comunicano la soppressione di tutte le repliche in programma  a meno che lui non crei una commedia incentrata sulla giovinezza di Iosif Stalin. A poco vale il netto rifiuto di Bulgakov a prestarsi a tale farsa perché, quando la posta in gioco diviene la vita della moglie Yelena, egli non ha altra scelta che accettare. Sin dalle prime battute il compito si rivela più gravoso del previsto: Michail Bulgakov si siede dinnanzi alla macchina da scrivere e non riesce a produrre nemmeno un rigo.
Bulgakov ha sempre affidato ai testi le proprie opinioni, quasi sfidando il severo comitato di censura del Partito Comunista, incurante di poter sparire nel nulla come da vent’anni a quella parte capita a tanti intellettuali. Benché non gli venga concesso di espatriare, egli sembra tuttavia godere della benevolenza di Stalin che lo protegge e il 14 aprile 1930, sapendolo in grave crisi economica, gli telefona per conferirgli un incarico al Teatro d’arte di Mosca. John Hodge ripropone l’escamotage della telefonata del dittatore anche in Collaborators, immaginando che Stalin chiami Bulgakov per offrirgli la propria consulenza nella stesura del copione. Inizia così un bizzarro scambio di ruoli che vede Stalin, alla soglia del sessantesimo compleanno, pigiare con entusiasmo sui tasti della macchina da scrivere, indugiando sulle gesta compiute in gioventù, mentre Bulgakov si barcamena tra indici di produzione dell’acciaio, rivolte di contadini affamati e sedicenti cospiratori. Il sodalizio creativo offre a entrambi l’opportunità di guardare la realtà da nuovi punti di vista. Il testo entusiasma i committenti e la cosa arreca inaspettati privilegi allo scrittore, alla sua famiglia e alle persone con cui è obbligato a dividere la casa. Tuttavia ogni medaglia ha il proprio rovescio.
John Hodge con sublime perizia mescola in Collaborators battute divertenti e pezzi tragici della storia del XX secolo; concepisce episodi di pura invenzione a partire dalle biografie di personaggi reali; prende a prestito interi stralci della Vita del signor de Molière per costruire parallelismi tra gli onori tributati da Re Sole al commediografo di corte e la collaborazione di Bulgakov col regime (sebbene di tale episodio non vi sia alcuna traccia documentata). Tra la morte in scena del francese impegnato nella recitazione de Il malato immaginario e l‘inarrestabile collasso fisico del sovietico che si accascia sul letto di scena durante le prove.
Percepire la sottile linea che separa la morte dal sonno, la verità dalla verosimiglianza del sogno è l’angoscia che affligge Amleto: “Morire, dormire. Dormire, forse sognare. Sì, qui è l’ostacolo, perché in quel sonno di morte quali sogni possano venire dopo che ci siamo cavati di dosso questo groviglio mortale deve farci riflettere”. La produzione firmata Tommaso Amadio/Bruno Fornasari per conto del Teatro Filodrammatici di Milano eleva all’ennesima potenza il tono onirico del testo di Hodge, rendendo sovente impercettibile il passaggio tra l’incubo notturno e la realtà, tra una firma messa con leggerezza a piede di un documento ufficiale e l’epurazione di migliaia di persone, tra la commedia e la tragedia di un intero popolo.
Fornasari dirige con ritmo serratissimo il corposo cast capitanato da Tommaso Amadio (Bulgakov) e Alberto Mancioppi (Stalin): in scena si contano ben quattordici attori  impegnati nei diversi livelli narrativi che si intrecciano tra loro, dalla lirica ricostruzione delle prime rivolte popolari a pregevoli esempi di metateatro. Le scenografie progettate da Erika Carretta non solo si rivelano funzionali ad assecondare i continui salti di tempo e luogo della narrazione ma rendono la mestizia delle dimore popolari dell’epoca sovietica: eleganti residenze borghesi degradate, con muri anneriti dal fumo e dalla muffa, dove luce, acqua e riscaldamento sono solo un lontano ricordo dell’epoca zarista.
Collaborators, scelto da Amadio e Fornasari nel 2016 per festeggiare i duecento anni dell’Accademia dei Filodrammatici è uno degli spettacoli che in questa Stagione 2017/18 rientrano nel programma di scambi tra le due prestigiose realtà culturali milanesi del Teatro Elfo Puccini e del Teatro Filodrammatici. L’appuntamento è ghiotto per un pubblico trasversale che vede seduti fianco a fianco studenti delle scuole superiori e appassionati della letteratura russa, fan del genere storico e quanti hanno amato John Hodge al cinema.

Silvana Costa

Lo spettacolo continua:
Teatro Elfo Puccini – sala Shakespeare
c.so Buenos Aires 33 – Milano
fino a domenica 25 marzo 2018
orari: martedì-sabato 20.30
domenica 16.00
www.elfo.org

Amadio/Fornasari
Collaborators
di John Hodge
traduzione e regia Bruno Fornasari
scene e costumi Erika Carretta
disegno luci Fabrizio Visconti
musiche originali Rossella Spinosa, eseguite da New MADE Ensemble
con Tommaso Amadio, Emanuele Arrigazzi, Michele Basile, Emanuela Caruso, Eugenio Fea, Enzo Giraldo, Marta Lucini, Alberto Mancioppi, Daniele Profeta, Michele Radice, Chiara Serangeli, Umberto Terruso, Elisabetta Torlasco, Antonio Valentino
produzione Teatro Filodrammatici di Milano
con il sostegno di Regione Lombardia
Progetto NEXT Edizione 2016/17
durata: 130 minuti + intervallo