Crisi di nervi

Peter Stein si cimenta con un nuovo allestimento di L’Orso, I danni del tabacco e La domanda di matrimonio, tre dei più celebri vaudeville di Anton Čechov, con l’intento di sottolineare l’intramontabile attualità delle dinamiche umane descritte dall’autore russo. In scena il collaudato gruppo di attori già applauditi ne Il compleanno.

Il debutto al Teatro Menotti di Crisi di nervi. Tre atti unici di Anton Čechov, il nuovo lavoro di Peter Stein in scena fino a domenica 9 giugno, è probabilmente uno degli appuntamenti più attesi della Stagione teatrale milanese. Lo spettacolo, presentato in prima nazionale a Palermo tra grande entusiasmo di critica e pubblico, è il secondo lavoro nato dalla collaborazione tra il regista di origini tedesche – o “crucche” come ama dire lui – e Tieffe Teatro Milano: nell’ottobre 2022 è stata infatti la volta di Il compleanno, il capolavoro del teatro dell’assurdo scritto da Harold Pinter, e ora di Crisi di nervi prodotto in tandem con Teatro Biondo Palermo.
Il titolo dello spettacolo è mutuato dall’omonimo racconto drammatico, scritto nel 1889 in memoria dell’amico Vsevolod Michajlovič Garšin suicidatosi l’anno precedente, con protagonista il giovane Vasil’ev che, afflitto dall’impossibilità di venire a capo di problemi sociali e da scadenze lavorative, esplode in una violenta serie di crisi di nervi cui solo la morte reca sollievo. È pur vero che, come sottolinea Stein in conferenza stampa, gli autori russi amano le tragedie e gli attori – a differenza dei colleghi tedeschi e italiani – sono bravissimi a recitare piangendo, scandendo chiaramente ogni singola parola, ma nell’assistere ai Tre atti unici di Anton Čechov le tante lacrime versate dal pubblico in sala sono dovute al troppo ridere. Lo scrittore, infatti, ama spaziare tra i generi e ai drammi alterna testi più lievi, come la serie di divertenti vaudeville tra cui Stein ha scelto per Crisi di nervi L’Orso, I danni del tabacco e La domanda di matrimonio, forse i più amati e rappresentati tra quanti scritti da Anton Čechov nel corso della sua breve carriera.
Lievi nei toni ma non nei contenuti, sempre mutuati da un’attenta – e disincantata – osservazione dell’indole umana, mettendone in luce quella caotica – e farsesca – combinazione di debolezze, delusioni, solitudine e dolore che finiscono per deflagrare quasi senza preavviso, a causa di un nonnulla, in potenti crisi di nervi. Čechov è inoltre abile a contestualizzare questi clown tristi, in balia dei propri moti d’animo, in situazioni in cui il pubblico riesce facilmente a riconoscersi quali, prime tra tutte, un matrimonio infelice o, all’opposto, la confusione di due persone distanti caratterialmente che realizzano di essersi innamorate l’una dell’altra. È il valore universale delle opere cechoviane a garantire che in quasi un secolo e mezzo non subissero cali di popolarità né in libreria, né a teatro.
Valore universale che ha appunto indotto Peter Stein a scegliere di tornare a confrontarsi con Čechov in questa sua nuova avventura teatrale. Valore universale che tuttavia, come spiega nell’intervista ad Artalks, non lo porta ad attualizzare i tre vaudeville rispetto all’originario contesto storico e geografico. Un’attualizzazione comporterebbe infatti stravolgere alcuni dei passaggi più divertenti quali la lunga disquisizione sul frac di La domanda di matrimonio o la scena con le pistole de L’Orso, un’opzione che Peter Stein non contempla affatto.
Il Maestro indiscusso del teatro contemporaneo si cimenta per la prima volta, insieme a Carlo Bellamio suo assistente alla regia, anche nella traduzione in italiano dei tre testi per assicurare la maggior aderenza all’originale possibile. Stein lavora quindi in fase di regia con gli attori per far emergere i diversi livelli di sottotesto e dare vita alle parole affinché si spoglino del loro significato letterale e diventino il veicolo per raccontare il sommerso del personaggio, per svelare la realtà dietro l’apparenza e far sì che il pubblico spalanchi la bocca per la meraviglia.
Gli attori, a iniziare da Maddalena Crippa, costituiscono un gruppo coeso che da tempo lavora con Peter Stein: sono artisti di grande talento dotati tuttavia – al pari del regista – di quella straordinaria umiltà necessaria per mettersi al servizio del testo, lasciando sia il raffinato umorismo di Čechov e non la propria personalità a emergere. Va aggiunto come la voce impostata con gran tecnica consenta loro di recitare, come in uso dall’età classica sino a pochi decenni fa, senza l’ausilio del microfono.
È tonante la voce di Maddalena Crippa, la vedova Popova che sfida – lei una donna! – Smirnov, soprannominato per i suoi modi rudi Orso (Alessandro Sampaoli), a un duello con le pistole salvo poi realizzare che tra di loro è nata una forte attrazione reciproca. Il concitato incontro/scontro tra i due avviene sotto gli occhi preoccupati e sgomenti di Luka, l’anziano servitore (Sergio Basile, unica new entry del gruppo) a cui, oltre un decennio più tardi, strizzerà l’occhio Firs, il maggiordomo de Il giardino dei ciliegi.
Diciamolo: sono le donne le indiscusse protagoniste di tutti e tre gli atti unici, pure quando non presenti fisicamente sul palcoscenico come avviene in I danni del tabacco, il monologo recitato da Gianluigi Fogacci. Ivan Ivanovič Njuchin è incaricato dalla moglie di tenere una conferenza, appunto, sui danni causati dal consumo di tabacco ma ben presto l’argomento viene soppiantato dalla narrazione di episodi del proprio ménage famigliare. Fogacci mostra un esemplare ed efficace uso dei sottotesti al fine di lasciar intendere la meschinità, la moglie di Ivan che, descritta così bene nei suoi modi, finisce per  prendere forma al suo fianco.
È di nuovo Natalia, la protagonista femminile di La domanda di matrimonio (Emilia Scatigno), con un approccio aggressivo e polemico – che oggi definiremmo da bulla – a far ricredere Ivan, il vicino di fattoria (Alessandro Averone), sull’opportunità di chiederla in moglie. L’uomo, infatti, si è fatto coraggio e ha indossato il frac per andare dal padre della ragazza (di nuovo Basile) a presentare la propria domanda di matrimonio, una decisione maturata più per pressioni sociali, che alla sua età gli impongono di creare una famiglia, che per personale desiderio. Una decisione che Ivan rivaluta più volte nel corso dello spettacolo, mentre si trova ad azzuffarsi verbalmente e fisicamente con la futura moglie, per questioni di confini terrieri e cani da caccia.
Osservando le dinamiche che caratterizzano i tre atti unici si ride dei protagonisti ma pure di sé stessi, realizzando quanto ancora oggi tali dinamiche siano attuali nonostante siano cambiate le condizioni storiche e le dinamiche sociali di base.
La scelta di rappresentare le tre opere in sequenza, separate solo dalla manciata di minuti necessaria a sostituire la scenografia essenziale progettata da Ferdinand Woegerbauer, consente di non interrompere il divertimento del pubblico in sala, garantendo un’ora e mezza di comicità travolgente, ma soprattutto, intelligente. Il pubblico ringrazia con un applauso lungo e intenso.

Silvana Costa

Lo spettacolo continua:
Teatro Menotti
via Ciro Menotti 11 – Milano

fino a domenica 9 giugno 2024
orario: martedì – sabato 20
domenica 16.30
www.teatromenotti.org
 
Crisi di nervi
Tre atti unici di Anton Čechov
produzione Tieffe Teatro Milano e Teatro Biondo Palermo
regia Peter Stein
adattamento di Peter Stein, Carlo Bellamio
assistente alla regia Carlo Bellamio
scene Ferdinand Woegerbauer
costumi Anna Maria Heinreich
luci Andrea Violato
 
L’Orso
con Maddalena Crippa, Alessandro Sampaoli, Sergio Basile
I danni del tabacco
con Gianluigi Fogacci
 
La domanda di matrimonio
con Alessandro Averone, Sergio Basile, Emilia Scatigno
 
durata spettacolo 90 minuti
prima milanese