Nell’affascinante cornice dell’Anfiteatro del Teatro Era, recentemente restituito alla collettività, va in scena Una Guerra: testo di Michele Santeramo che omaggia il Decamerone.
L’idea di partenza è accattivante: raccontare tre vicende (una a serata) di “peste” contemporanea e offrire, quale rimedio ai mali della nostra società, una tra le novelle del Boccaccio. Curare con le storie perché raccontare può salvare la vita (come insegnava anche Shahrazād ne Le mille e una notte).
In questo episodio, il male è la guerra, una delle tante dalle quali scappano i migranti che, ogni giorno, seminano il Mare Nostrum di cadaveri (e proprio ieri, mentre andava in scena il reading con accompagnamento musicale, si contavano i morti al largo della Turchia e della Tunisia). La vicenda, credibile, di una donna e dei suoi due figli, tra i quali deve scegliere chi salvare poiché appesa a un legno, in mezzo al Mediterraneo, non avrebbe mai la forza di portarli entrambi a riva – una riva nemmeno all’orizzonte.
L’incastro tra questa tragedia e quella di Messer Gentil de’ Carisendi (novella di Boccaccio tagliata, resa in un italiano corrente e reinterpretata, a livello di morale, in maniera decisamente troppo libera e fuorviante) funziona. Riscalda il cuore il pensiero di un fuoco intorno al quale si siedano reietti e migranti, impestati di questa nostra società che esclude, ergendo barriere non certo alla legittima ricerca della felicità, ma semplicemente alla sopravvivenza degli ultimi (checché le parabole li vogliano primi).
Quello che funziona meno è il dialogo tra la voce (con un’interpretazione a volte enfatica) e la musica (essenzialmente inesistente a parte un assolo in apertura e qualche breve intermezzo a sé stante, di accompagnamento). Anche il racconto della donna sembra tirato oltre le sue effettive possibilità: manca l’asciuttezza icastica di un Marco Martinelli che, sullo stesso tema, ha scritto e messa in scena Rumore di acque. Qui si gioca sulla nota patetica, che si vorrebbe bilanciare con le invettive di un mare – maschio (e pensare che per molti il mare è donna, madre, rifugio, abbraccio: non a caso, in francese, è la mer) – che, soggetto ad antropomorfismo, si trasforma da neutro non-essere, in un macho prevaricatore, abbandonato dalla terra e che, per questo, dà della puttana alla barca con i migranti, che poi affonda. Miracoli della scrittura creativa.
Simona M. Frigerio e Luciano Uggè
Lo spettacolo è andato in scena nell’ambito
del Festivaldera 2018:
Anfiteatro Teatro Era
via Indipendenza, 1 – Pontedera (PI)
domenica 3 giugno, ore 21.30
www.teatroera.itStorie dal Decamerone
Una Guerra
con Anna Foglietta
testi Michele Santeramo
musiche originali Francesco Mariozzi
violista Luigi Gagliano
produzione Fondazione Teatro della Toscana