Debutta a Milano il nuovo monologo di Corrado D’Elia dedicato alla prima Cantica della Divina Commedia. Non una mera lettura dei versi danteschi ma una profonda riflessione sull’animo umano.
“Nel mezzo del cammin di nostra vita / mi ritrovai per una selva oscura, / ché la diritta via era smarrita”. Inizia così il I Canto dell’Inferno di Dante Alighieri, ma i fortunati che hanno trovato i biglietti per il nuovo spettacolo di Corrado D’Elia, non temano tocchi loro la medesima sorte.
Una sottile linea in lamiera rossa, come le fiamme tra cui ardono Ulisse e Diomede nell’ottavo Girone, guida il pubblico attraverso i cortili di Palazzo Litta sino all’interno della Cavallerizza. Sino al palco spoglio. Perché nulla servirà – durante l’ora di Dante, Inferno – dato che le sole parole del Sommo Poeta basteranno a saturare lo spazio di immagini fantastiche e al contempo terribili. Anche Corrado D’Elia, sebbene trasportato dall’argomento, rispetto a precedenti lavori ora trattiene la voce, la controlla per non consentire all’interpretazione di sovrastare la perfezione delle terzine.
La mente resta estasiata dalla bellezza dell’italiano primordiale e dalla leggerezza con cui Dante compone le parole sino a trasformarle in melodia. I versi toccano il cuore e pure lo schermano dal dolore causato dall’udire di crudeli sotterfugi, atroci delitti e tremende pene. In realtà, come fa notare D’Elia – non solo interprete ma anche autore e regista di Dante, Inferno – non è che l’essere umano in settecento anni abbia molto modificato le proprie consuetudini relazionali: “Nei secoli che ci separano da Dante tante cose sono cambiate, abitudini, costumi, velocità, geografie. Non il sentire più vero dell’animo umano. L’amore, il dolore, le ipocrisie, i conflitti, la paura della morte sono rimasti gli stessi. Dante è quindi assolutamente nostro contemporaneo, parla di noi e parla a noi con una lingua e con una lucidità inimitate”.
A questo punto, però, ci sembra doveroso chiarire la tipologia di spettacolo prima che i lettori possano essere tratti in inganno. Non è una mera lettura dei Canti che si inserisce sulla scia delle performance di Vittorio Gassman e Roberto Benigni. D’Elia invero legge i brani più toccanti e famosi come l’incontro di Dante con il conte Ugolino, con Paolo e Francesca o con Ulisse, però poi si addentra in riflessioni sull’episodio narrato. Non restituisce la banale parafrasi ma dà vita a una storia della storia, ricca di contestualizzazioni sia all’interno del percorso di Dante e Virgilio, sia storicamente e culturalmente. D’Elia rende l’onore al nobile pisano accusato dell’ignobile gesto di essersi cibato dei cadaveri dei figli e, al contempo, fa notare come già Dante avesse agito in quel senso scegliendo con estrema cura le parole del racconto. E, ancora, va oltre la mitologia e le letture superficiali illustrando le gesta che hanno condotto l’eroe da Itaca alla reclusione per l’eternità nel Girone dei fraudolenti.
D’Elia fa riscoprire il piacere della lettura di uno dei testi fondativi della lingua italiana: ascoltandolo il pubblico freme in platea, quasi desideroso di chiedergli di decantare il proprio brano preferito. Novello Virgilio, D’Elia accompagna alla scoperta della struttura del componimento, fa risuonare le sillabe delle terzine incatenate e rimbalza di parola in parola esaltando la musicalità dei versi. Si diverte a citare i modi di dire e le frasi che dal XIV secolo intercalano i discorsi di tutti noi per dimostrarne la straordinaria attualità e fare breccia nel muro che molti hanno eretto tra sé e la Divina Commedia negli anni delle superiori. Come quel professore talmente appassionato e preparato da rendere le sue lezioni piacevoli, al di là dell’osticità della materia insegnata, l’interprete disserta di iconografia religiosa, mitologia, demonologia e, non ultima, numerologia: scienze o pseudo tali che ricorrono nelle tre Cantiche dantesche e l’Inferno si fa d’un tratto meno ostile.
Sono cose note? Indubbiamente sì, sin dai tempi della scuola, ma non importa. Coinvolti dal trasporto con cui D’Elia illustra l’Inferno e, con esso, il mondo dantesco, gli spettatori si entusiasmano più di quando, da bambini, udivano le fiabe popolate di principesse, draghi e valorosi cavalieri. Prima del debutto l’attore aveva così spiegato le proprie scelte drammaturgiche: “ci accostiamo alla Commedia di Dante con la consapevolezza che non si tratti di un viaggio immaginario, ma del viaggio della nostra stessa vita. Il nostro stesso viaggio. Un autentico cammino dentro di noi”.
“E quindi uscimmo a riveder le stelle” ma con la speranza che, come per Dante e Virgilio, il viaggio interiore prosegua nel corso delle prossime Stagioni.
Silvana Costa
Lo spettacolo continua:
La Cavallerizza
corso Magenta 24 – Milano
fino a sabato 23 giugno 2018
orario: da martedì a sabato ore 21
domenica riposo
repliche straordinarie 13/14/16/20/22 giugno alle ore 19:30
www.mtmteatro.it
Dante, Inferno
da Dante Alighieri
progetto e regia di Corrado d’Elia
con Corrado d’Elia
assistente alla regia Federica D’Angelo
immagine e grafica Chiara Salvucci
produzione Compagnia Corrado d’Elia
durata: 60 minuti
prima nazionale