De Nittis, pittore della vita moderna

Milano rende omaggio al talento di Giuseppe De Nittis con una mostra monografica che, attraverso una novantina di opere, ne ricostruisce il percorso artistico dalla natia Barletta sino alla conquista di Parigi.

Il quotidiano francese Le Figaro a partire dal 26 novembre 1863 pubblica in tre puntate Il pittore della vita moderna, composto da Charles Baudelaire quasi un decennio prima e sino ad allora inedito. Baudelaire nel saggio loda la scelta di Constantin Guys di staccarsi dalla consuetudine ancora in voga a metà del XIX secolo di dipingere soggetti storici, mitologici o letterari a favore di una rappresentazione della modernità. Guys coglie infatti i cambiamenti di una città in continua trasformazione per accogliere le ultime innovazioni tecniche ma pure “se cambia la moda, se il taglio di un vestito si è leggermente modificato, se i nastri e i riccioli sono stati spodestati dalle rosette, se le cuffiette si sono allargate e gli chignon sono scesi un po’ sulla nuca, se le linee della vita sono state alzate e le gonne sono diventate più ampie”. Molti giovani pittori a Parigi scelgono di abbracciare questi principi e, tra loro, brillano gli italiani Giovanni Boldini e Giuseppe De Nittis, probabilmente gli esponenti più noti del gruppo degli “italiens de Paris”, raccontati nei mesi scorsi nell’esposizione a cura di Elisabetta Chiodini, allestita al Castello Visconteo – Sforzesco di Novara.
De Nittis è protagonista ora pure della ricca mostra monografica in corso sino al 30 giugno a Palazzo Reale di Milano, la prima che la città gli dedica, intitolata, per l’appunto, De Nittis. Pittore della vita moderna. I curatori Fernando Mazzocca e Paola Zatti sala dopo sala ne ricostruiscono il percorso artistico e di vita, dalla natia Barletta alla Ville Lumière passando per Napoli. Alle pendici del Vesuvio, quando espulso dall’Istituto di Belle Arti perché insofferente all’insegnamento accademico, il giovane artista si cimenta, insieme a Marco De Gregorio e Federico Rossano, nella pittura all’aria aperta suggestionato dai racconti sui macchiaioli di Adriano Cecioni e insieme fondano la Scuola di Resina. Imprescindibile ovviamente, in occasione del viaggio a Firenze nel 1867, è per De Nittis la tappa al Caffè Michelangelo, luogo di ritrovo dei macchiaioli, alcuni dei quali, di ritorno dalla Francia, raccontano della Scuola di Barbizon.
De Nittis giunge a Parigi nell’estate 1867 e vi si ferma solamente una manciata di settimane per visitare l’Esposizione Universale di quell’anno. Affascinato dalla città vi ritorna l’anno seguente per abitarvi fino al novembre 1870, quando lo scoppio della guerra franco-prussiana lo spinge al rientro in Italia, accompagnato dalla neo-sposa Léontine e da colleghi pittori. Tappa imprescindibile è il Vesuvio che ritrae in tutte le sue mille accezioni. In mostra a Palazzo Reale ci sono grandi tele dal tono drammatico, con il cielo rabbuiato dalla spessa coltre di fumo che induce le persone a fuggire, quali L’eruzione del Vesuvio (sotto il Vesuvio) (1872), alternate a una serie di piccoli studi ad olio su tavola, intitolata Sulle falde del Vesuvio, in cui ne indaga, attraverso osservazioni ravvicinate e da diverse angolazioni, la vegetazione, i crepacci, il terreno, le rocce e come queste riflettano la luce nei diversi momenti del giorno. Lo storico dell’arte Vittorio Pica paragona la serie agli ukiyoe di Hiroshige e Hokusai dedicate al monte Fuji, a noi ricorda invece – sia per la scelta del soggetto sia per lo studio della luce ad essa connessa – le sequenze di dipinti realizzate da Monet nell’arco del giorno a uno stesso soggetto e, in particolare, ai Covoni di grano (1890/91).
All’arrivo a Parigi l’artista pugliese non parla il francese né ha punti di riferimento; è tuttavia il suo talento a permettergli, nel giro di breve tempo, di inserirsi saldamente nell’ambiente artistico e, più in generale, culturale della città, in quegli anni uno dei più interessanti a livello mondiale. De Nittis diviene anche presenza contesa dai salotti mondani e aristocratici più in vista, tra cui quello della cugina dell’imperatore Napoleone III, la principessa Mathilde Bonaparte – soggetto nel 1883 di una delle tele presenti in mostra –,  cui è introdotto dall’amico Edmond de Goncourt. Il ritratto di de Goncourt (1881) seduto alla scrivania con il manoscritto di La Faustin, il romanzo che avrebbe dato alle stampe l’anno seguente, è collocato nella prima delle sale della mostra dedicate alle opere dipinte da De Nittis a Parigi. La sala ospita anche svariati ritratti a giovani donne immortalate per la via mentre passeggiano o nelle loro abitazioni: sono dipinti che, come La signora con l’Ulster (1880/81), si soffermano con meticolosità a riprodurre le fogge di abiti, accessori e pettinature permettendo in tal modo al loro autore di fregiarsi del titolo di “pittore della vita moderna” coniato da Baudelaire.
Il reportage di De Nittis condotto per le vie, le piazze e i parchi della capitale francese prosegue nella sala seguente. La place des Pyramides (1875) – opera esposta al Salon del 1876, dove ottiene la medaglia di terza classe riservata agli artisti stranieri, e nel 1878 all’Esposizione Universale – illustra il frenetico via vai della piazza, con la venditrice di frutta posizionata con il proprio carrettino sotto la statua di Giovanna d’Arco e le impalcature del Pavillon Marsan del Louvre danneggiato durante la Comune del 1871. L’attenzione si sposta quindi al Bois de Boulogne dove una gentildonna a cavallo si ferma a salutare sue conoscenti e poi alle signore intente a conversare Accanto al laghetto dei giardini del Luxembourg. Le vedute panoramiche delle piazze più iconiche della capitale francese, punteggiate da borghesi e aristocratici a passeggio, sono accostate – e in un certo qual modo contrapposte a – dipinti dal sapore più sperimentale, come Effetto brina (1881/82), in cui De Nittis si dedica a riprodurre, così come aveva fatto con il Vesuvio, la vegetazione dei parchi urbani in diverse ore del giorno e in diverse condizioni climatiche.
Va qui sottolineato che De Nittis, in virtù dell’incessante percorso di ricerca espressiva, basato su pittura dal vero e studio della luce, è invitato a esporre le proprie opere non solo al Salon ma pure alle mostre degli impressionisti. Ricerca che egli porta avanti sia all’aria aperta sia, a partire dalla fine degli anni Settanta dell’Ottocento, in ambienti chiusi quali, appunto, i già citati salotti in cui si ritrova la mondanità parigina. Sono realizzati invece all’aria aperta i dipinti di grandi dimensioni – sia opere finite sia studi preparatori – esposti a Palazzo Reale nella sezione intitolata Le corse al Bois de Boulogne, dedicata a uno dei principali passatempi della buona società parigina: le corse dei cavalli agli ippodromi di Longchamp e Auteuil. Una volta ancora il pittore si sofferma sul pubblico trasportato dall’eccitazione della gara o in pose curiose come, per esempio, Alle corse di Auteuil. Sulla seggiola (1883), con l’elegante signora issata in piedi su una sedia per osservare meglio, o Alle corse di Auteuil. Accanto alla stufa (1880/81) in cui altre donne, incuranti sia un gesto ben poco raffinato, non esitano ad alzare il piede e tenderlo verso la stufa per scaldarsi. La selezione di opere comprende anche Il ritorno dalle corse (La signora col cane) (1878)con cui l’artista quello stesso anno vince la medaglia d’ora all’Esposizione Universale, una composizione equilibrata in cui la possenza dell’animale controbilancia l’elegante quanto esile figura della padrona.
Il piglio da reporter della vita parigina lo si ritrova anche nella sala dedicata alla nevicata che nell’inverno a cavallo tra 1874 e 1875 investe Parigi. Protagonista di più dipinti è la moglie Léontine, ritratta mentre pattina avvolta in una folta pelliccia, con manicotto e vezzoso cappellino. De Nittis, come si è potuto osservare già in altre opere esposte nelle sale precedenti, anche in questo caso compone la scena stagliando la figura principale su uno sfondo a contrasto – sovente monocromo – per farla risaltare e in lontananza, affinché non interferiscano con quanto accade in primo piano, tratteggia con contorni sfocati edifici o gruppi di persone. La pattinatrice o Sulla neve (entrambe del 1875) sono pure testimonianza dell’elevato livello raggiunto da De Nittis nella pittura dal vero, lasciando sia la luce a scolpire la materia e, attraverso le mille sfumature conferite al bianco, riuscendo a conferire non solo tridimensionalità a un panorama altrimenti piatto ma pure a rendere il vento gelido che sferza il volto della moglie e le arruffa la pelliccia.
Piglio da reporter che si riscontra di nuovo nei dipinti realizzati nel corso dei soggiorni londinesi, organizzati per cercare nuovi soggetti e clienti. La sezione della mostra ad essi dedicata evidenzia come Giuseppe De Nittis, ancora una volta, racconti la città attraverso i luoghi più celebri – si citano tra i tanti Buckingham Palace, Trafalgar Square o il palazzo del parlamento – insieme alla vita che scorre loro intorno, alla moda, al traffico e alla particolare luce della città. Opere che, sia a livello di tipologia di soggetto sia di composizione, strizzano vistosamente l’occhio a quante eseguite a Parigi a indicare l’attenzione di De Nittis nel rilevare e, quindi, nel riproporre quello che la clientela apprezza. Un’attenzione che non manca di cogliere la passione per l’arte e la cultura orientale dilagata con la riapertura, dopo secoli, del Giappone ai commerci con il resto del mondo e culminata con la partecipazione del Paese all’Esposizione Universale del 1867. La sezione Il fascino dell’oriente raccoglie lavori ispirati alle atmosfere, alle tecniche e ai soggetti nipponici quali, per esempio, Pioppi nell’acqua (1878) eseguito a inchiostro e acquerello su carta o i ventagli di seta dipinti (1880/83). De Nittis documenta pure come oggetti e abiti di foggia orientale facciano capolino nelle case parigine: si ammirino a tal proposito Tra i paraventi (1879 circa), Il kimono color arancio (1883/84 circa) o La modella (1880/83).
Fernando Mazzocca e Paola Zatti nella parte conclusiva del percorso espositivo, quasi a trarre un bilancio della carriera dell’artista, sottolineano come la passione di Giuseppe De Nittis per la pittura en plein air, l’attenzione alla luce e ai colori oltre alla predilezione per scene rubate alla realtà contribuiscano ad avvicinarlo al gruppo degli impressionisti. Manet, Caillebotte e Degas divengono in breve amici intimi con cui confrontarsi ed è proprio Degas nel 1874 a invitarlo a esporre alla loro prima mostra nello studio del fotografo Nadar. La città lascia qui spazio ad ambientazioni dalla componente naturalistica più accentuata: il lago, la montagna o la campagna dove il pittore si ritira sempre più spesso, circondato da famigliari e amici, spossato dalla vita di città, e dove nel 1884 si spegna a soli trentotto anni “in piena giovinezza. In pieno amore. In piena gloria. Come gli eroi e i semidei”, come fa incidere Alexandre Dumas figlio sulla sua tomba al cimitero di Père Lachaise.

Silvana Costa

La mostra continua a:
Palazzo Reale

piazza Duomo, 12 – Milano
fino a domenica 30 giugno 2024
orari martedì-domenica 10.00-19.30
giovedì 10.00-22.30
lunedì chiuso
ultimo ingresso un’ora prima della chiusura
www.palazzorealemilano.it

De Nittis. Pittore della vita moderna
a cura di Fernando Mazzocca, Paola Zatti
una mostra Comune di Milano – Cultura, Palazzo Reale, CMS.Cultura
progetto di allestimento Corrado Anselmi Architetto
con Andrea Damiano
apparati didascalici e curatela video Livia Ficoroni
video e multimedia Giovanni Bellavia
progettazione immagine coordinata Filippo Stecconi
light designer Claudio Cervelli
https://mostradenittis.it/

Catalogo:
De Nittis. Pittore della vita moderna
a cura di Fernando Mazzocca, Paola Zatti
Silvana Editoriale, 2024
28 × 24 cm, 208 pagine, brossura con alette
prezzo: 35,00 euro
www.silvanaeditoriale.it