Brevetti e creatività italiani

In mostra a Milano una selezione di disegni provenienti dal fondo archivistico che l’Ufficio Italiano Brevetti e Marchi.
È quantomeno ironico che Milano – capitale del design patrio – sia solo una delle tappe di questa mostra che celebra la creatività italiana applicata alla produzione industriale. Considerando però che si tratta di un piccolo assaggio del patrimonio registrato dal 1855 ad oggi dall’Ufficio Italiano Brevetti e Marchi, con sede a Roma, si spiega perché la prima tappa sia stata presso l’Ara Pacis nel 2009. Successivamente, la selezione ha contribuito a celebrare l’orgoglio per il Made in Italy a Shanghai nel 2010 in occasione dell’Esposizione Universale.
I disegni esposti rientrano per gran parte nell’intervallo temporale compreso tra il 1900 ed il 1965, scelti tra le centinaia di migliaia di brevetti custoditi nell’Archivio Centrale dello Stato; ci vengono presentati raggruppati per blocchi afferenti a diversi settori merceologici: arredamento, moda, agroalimentare, costruzioni, giocattoli, sport, veicoli, ricerca e innovazione includendovi packaging e loghi.
Non si tratta di una mostra destinata a tecnici con disegni tecnici incomprensibili quanto di un tuffo nel passato attraverso le peculiari innovazioni introdotte dai singoli oggetti e mille curiosità. Certi oggetti, rappresentati con bellissime prospettive al tratto, ormai desueti per il contemporaneo modo di vivere sono vere chicche, come il tavolinetto pieghevole ed appendibile per appoggio e riposo durante i viaggi in ferrovia datato 1950 o la cucina da campo autoippotrainabile concepita nel periodo bellico.
Scopriremo che la forma della colomba pasquale è oggetto di brevetto, così come molti formati di pasta e biscotti; vedremo in sequenza imballaggi e bottiglie realizzando quanta attenzione sia stata posta nella progettazione dei tappi che dovevano sia garantire l’integrità del contenuto quanto consentire una facile apertura. Bella la parte degli utensili che propone fianco a fianco le caffettiere di Bialetti e Alessi, ditte entrambe di Omegna – che col tempo si sono legate grazie alle famiglie proprietarie – che con quei prodotti puntavano a fasce di pubblico diametralmente opposte: più popolare la moka in alluminio risalente al 1951 della casa con l’omino con i baffi, più chic la Conica in acciaio disegnata da Aldo Rossi negli anni ‘80. Non mancano le cucine economiche e gli antenati dei moderni elettrodomestici; interessante è anche la parte dedicata all’ufficio con gli originali ed ingombranti macchinari d’epoca.
Spettacolare la sezione moda con i modelli delle grandi firme, Ferragamo e Gucci su tutte, che oltre al modello hanno avuto premura di tutelare anche dettagli e decori, piuttosto che quella dedicata ai veicoli con i disegni di utilitarie ed auto di gran lusso.
L’innovazione non è legata solo singolo oggetto ma può anche consistere in un nuovo processo produttivo, nella parte dedicata all’edilizia ci sono per esempio gli schemi del metodo costruttivo introdotto da Pier Luigi Nervi per i manufatti cementizi strutture, lastre, solette e volte che ricomposte tra loro avrebbero dato vita ai suoi spettacolari edifici.
Di fianco ai disegni sono esposti una selezione dei prodotti che ne sono stati tratti: dalla Schiscetta della Caimi alle caffettiere, dal cappello Borsalino ai sandali di Ferragamo, dal calcolatore elettronico ELEA 9003 del 1959 alla macchina da scrivere Valentine di Sottsass del 1970 entrambe prodotte da Olivetti, dalle lampade di Achille e Piergiacomo Castiglioni per Flos – compresa la divertente Toio del 1962 costituita da un vero fanale d’automobile sorretto dallo stelo di una canna da pesca – alla poltrona Vanity Fair che Poltrona Frau ha in produzione sin dagli anni ‘30, ma poi anche le indimenticabili Vespa e Lambretta senza tralasciare il gatto Meo Romeo e la scimmietta Zizì disegnati da Munari o i giochi in legno di Mari.
Per ogni settore merceologico, la mostra comprende una serie di manifesti pubblicitari e filmati provenienti da archivi privati o musei d’impresa oltre alla presenza di oggetti che dimostrano in quale direzione si muova oggigiorno la ricerca nelle più note aziende italiane del settore.
Parliamo infine dei titoli dati alle singole opere d’ingegno all’atto del deposito delle pratiche: tante volte sono loro stessi un piccolo capolavoro di sintesi descrittiva, in linguaggio arcaico un po’ burocratese, che ben si sposa con i disegni tracciati a china da mani sapienti. Un esempio? Ecco come nel 1951 veniva descritto il sandalo Kimo di Ferragamo: calzatura femminile a tacco alto e con tomaia ottenuta da fettucce sistemate ad arco.

Silvana Costa

La mostra continua:
Rotonda di via Besana
via Enrico Besana 12 – Milano
orari: lunedì 14.30 – 19.30
da martedì a domenica 9.30 – 19.30
giovedì 9.30 – 22.30
ultimo ingresso un’ora prima della chiusura
ingresso libero

Disegno e Design – Brevetti e creatività italiani
aperta sino a domenica 29 gennaio 2010
promossa da: Comune di Milano – Cultura, Expo, Moda, Design
prodotta da: Fondazione Valore Italia e Ministero dello Sviluppo Economico
a cura di: Alessandra Maria Sette
catalogo: Marsilio Editori
www.disegnoedesign.com

Didascalie:
Fortunato Depero, Campari Italia, Bottiglia Camparisoda, 1955
Salvatore Ferragamo, Sandalo Kimo, 1950-51
Piaggio & C., Ciclomotore Ciao, 1967