In mostra a Milano un nutrito esempio di dipinti di Georges de La Tour messi in rapporto con la produzione coeva.
Fino al 7 giugno Palazzo Reale di Milano ospita Georges de La Tour. L’Europa della luce a cura di Francesca Cappelletti e Thomas Clement Salomon. Una mostra ambiziosa prodotta da Comune di Milano – Cultura, Palazzo Reale e MondoMostre Skira che, a poco più di due anni di distanza dall’acclamata Dentro Caravaggio, tentano di bissarne il successo proponendo i dipinti di questo pittore francese del Seicento che si inserisce sulla scia del Merisi.
Alcuni fattori accomunano i due artisti, a lungo ignorati dalla critica e riscoperti nel Novecento, definiti talvolta riduttivamente “pittori della luce” e “pittori della realtà”, una realtà popolata da bari, mendicanti, zingare e Maddalene penitenti. Nell’arco dell’ultimo secolo molto si è fatto per ricostruirne il catalogo delle opere, attribuendo loro dipinti inizialmente dichiarati frutto di lavoro altrui, indagandone le vite che, a tutt’oggi, continuano ad avere lati oscuri.
Ricordiamo come nel mondo dell’arte – ma non solo – l’esiguità della produzione e il mistero che avvolge la biografia di un artista contribuiscano a elevare il valore delle singole opere in circolazione. Nel caso di Georges de La Tour nessun suo dipinto è presente in collezioni italiane e a Milano, a memoria umana, ne sono giunti in precedenza in mostra solamente sei in tre diverse occasioni. È inoltre interessante il suo passaggio dal forte realismo di matrice caravaggesca – uno dei tanti in Europa che rimane affascinato dalla produzione del pittore lombardo – all’evanescenza metafisica accentuata dalla debole luce delle candele. Un artista in parte ignoto, in parte sovrastimato che obbliga i curatori ad accostare a 15 sue tele più una attribuitagli – della quarantina sino ad ora note – quelle di colleghi europei coevi quali Paulus Bor, Jan Lievens, Throphime Bigot, Frans Hals, Jan van Bijlert, Gerrit Van Honthorst conosciuto in Italia come Gherardo delle Notti, Adam de Coster e Carlo Saraceni.
L’allestimento ideato da Pierluigi Cerri Studio è di estrema essenzialità e gioca su due colori differenti per i fondali delle opere: amaranto per far risaltare quelle eseguite da Georges de La Tour e grigio per i dipinti degli altri artisti.
Annoverato tra le glorie nazionali francesi, de la Tour nasce nel 1593 in Lorena e qui muore nel 1652 dopo una breve parentesi parigina dal 1639 al 1641 quale pittore di corte: di quel periodo in mostra è presente San Sebastiano curato da Irene (1640 circa, forse copia da). Nonostante gli sforzi compiuti, dagli archivi emergono solamente pochi documenti che tratteggiano il ritratto di una persona arrogante e avida, pronta a difendere i privilegi nobiliari acquisiti con il matrimonio. Rari sono i quadri datati e firmati di suo pugno – anche per questo nei secoli si sono compiuti molti errori di attribuzione – cui si somma la totale assenza di pagamenti, documenti di commissione e citazioni in fonti contemporanee.
Nelle sezioni della mostra si rincorrono i soggetti cari a Georges de la Tour, alcuni anche replicati in più versioni, non tutte presenti a Milano. La prima sezione per l’appunto è dedicata a Maddalena alla luce della candela e il suo punto focale è la tela eletta a immagine guida della mostra: Maddalena penitente (1635/40 circa). L’autore si allontana dall’iconografia tradizionale e non la rappresenta nelle sfarzose vesti della prostituta e nemmeno in quelle dell’eremita rintanatasi nelle grotte nei pressi di Vézelay, in Francia. De La Tour raffigura una giovane donna abbigliata semplicemente, immersa in uno spazio domestico illuminato solamente da una candela; è un interno spoglio in cui Maddalena siede al tavolo, posando la mano sinistra su un teschio, per lei strumento di connessione con il divino e memento mori per i visitatori.
Rischiarare fiocamente la scena è sin da tempi remoti un escamotage finalizzato a coinvolgere maggiormente l’osservatore, a obbligarlo a sostare più a lungo dinnanzi all’opera per scoprire cosa si celi nelle tenebre, per identificare oggetti, volti e azioni nel tentativo di caricare di ulteriori significati la rappresentazione.
Il percorso di visita prevede quindi la sezione dedicata al ciclo de Gli Apostoli di Albi e le nuove immagini dei santi, la serie completa di apostoli ritratti a mezza figura da collocarsi intorno alla figura di Cristo nella cattedrale di Albi. In mostra sono presenti solamente San Giacomo Minore, San Giuda Taddeo e San Filippo, raffigurati con le fattezze di semplici contadini, accostati a tre ulteriori immagini di evangelisti afferenti ad altrettanti cicli pittorici realizzati da suoi contemporanei.
Se la terza sezione racconta cosa accade in Europa Dopo Caravaggio, proponendo una carrellata di quadri a tema sia sacro sia profano, la quarta, intitolata Gli inganni del realismo, sottolinea come de La Tour prenda le distanze da questo suo ideale modello di riferimento. Ideale in quanto non vi è testimonianza né di un suo viaggio in Italia né che abbia avuto modo di ammirare un qualsiasi capolavoro di Caravaggio dal vero. Premettiamo che, per quanto interessanti, le scene di gruppo di de La Tour presenti in questa sezione ci sembrano incapaci di emozionare come i dipinti di Caravaggio. Si nota tuttavia come nelle composizioni notturne la rappresentazione perda via via il contatto con la realtà e i volti di mendicanti, musici, bari, avventori di taverne passino dalla restituzione meticolosa delle fattezze del modello ai criptici manichini della stagione metafisica di Giorgio de Chirico, come ha ben raccontato la mostra a cura di Luca Massimo Barbero, conclusasi a gennaio nello stesso Palazzo Reale.
Il titolo della quinta sezione, Una povertà monumentale, ci crea perplessità. Se tale definizione forse può sposare il Suonatore di ghironda con cane (1622/25) meno si adatta ai due ritratti a figura intera di un uomo e una donna anziani (entrambi 1618), vestiti con abiti dai colori squillanti e dai ricami ricercati, forse di modesta estrazione sociale ma decisamente non poveri né mendicanti. Le tre tele esposte hanno un tono estremamente teatrale, con i personaggi che si stagliano su uno sfondo anonimo, illuminato nella parte destra e in ombra nella sinistra. Le pose sono enfatizzate e addirittura i due anziani sembrano dialogare a distanza, lei con fare perentorio, lui più remissivo, mettendo in scena una discussione tra coniugi.
Alle sacre rappresentazioni di Dipingere la notte seguono le due ultime sezioni composte da una tela ciascuna. Scelta opinabile in quanto spezza ulteriormente la narrazione di una mostra composta da appena una trentina di lavori. Per esempio, porre San Sebastiano curato da Irene quale unico elemento di “Un San Sebastiano di notte” lo isola anche fisicamente – sono collocati in due ambienti differenti – dalla tela dal titolo omonimo dipinta nei primi anni venti del XVII secolo da Trophime Bigot, impedendo di individuare analogie e differenze.
Ribadiamo che apprezziamo lo sforzo dei promotori nel voler far conoscere al grande pubblico un artista forse ancora poco noto nel nostro Paese: le mostre in fondo servono a questo. Tuttavia ci sembra che l’approccio curatoriale sia debole e, nonostante i pannelli esplicativi e le articolate didascalie, abbia difficoltà a trasmettere i motivi della grandezza di Georges de la Tour le cui opere, se non fosse per l’escamotage allestitivo, a volte si confonderebbero con quelle dei colleghi suoi contemporanei.
Silvana Costa
La mostra continua a:
Palazzo Reale
piazza Duomo, 12 – Milano
fino a domenica 27 settembre 2020
orari: lunedì 14.30 – 19.30
martedì, mercoledì, venerdì e domenica 9.30 – 19.30
giovedì e sabato 9.30 – 22.30
ultimo ingresso un’ora prima della chiusura
www.palazzorealemilano.itGeorges de La Tour
L’Europa della luce
a cura di Francesca Cappelletti, Thomas Clement Salomon
progetto dell’allestimento Pierluigi Cerri Studio
con Maddalena Lerma, Roberto Libanori
progetto di illuminazione Marchesi Lisa – Lighting Design mldlab
realizzazione video in mostra Studio Due Effe
promossa e prodotta da Comune di Milano – Cultura, Palazzo Reale, MondoMostre Skira
www.latourmilano.itCatalogo:
Georges de La Tour
L’Europa della luce
a cura di Francesca Cappelletti
Skira, 2020
24×30 cm; 368 pagine; 170 illustrazioni a colori; cartonato
prezzo: 45,00 Euro
www.skira.net