Gabbiano

Gabbiano 021Lo spettacolo di Rifici vola alto e lascia ben presagire per la Stagione ricca di fresche novità in corso al Piccolo Teatro.

Nulla nella scelta di Carmelo Rifici di portare in scena Gabbiano di Anton Cechov sembra lasciato al caso. Proporre un’opera ambientata in riva ad un lago è un implicito omaggio del regista a LAC – Lugano Arte e Cultura, l’articolato complesso per esposizioni e rappresentazioni da cui si gode un’emozionante vista sul Lago di Lugano e sulle montagne che lo cingono. Lo spettacolo è una coproduzione LAC – Lugano Arte e cultura, Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa e Teatro Sociale di Bellinzona e Rifici, da poco più di un anno, è direttore artistico di LuganoInScena, la ricca rassegna di teatro, musica e danza della città ticinese che si svolge nel nuovo edificio progettato dall’architetto Gianola. Margherita Palli enfatizza questo tributo evocando l’elemento naturale del lago (lac in francese) nella celeste lastra che ricopre le tavole del palcoscenico e funge da base all’essenziale quanto straordinario apparato scenografico.
In realtà quello per le opere di Cechov in generale e Gabbiano in particolare è un amore di lunga data: Rifici – da luglio direttore della Scuola intitolata a Luca Ronconi –  racconta di servirsi spesso di questo testo per scopi didattici per la ricchezza di emozioni e relazioni che ogni personaggio è obbligato a mettere in campo. Il testo offre agli studenti della Scuola di teatro anche un disilluso panorama di quello che li attende una volta usciti dal rassicurante contesto accademico: una dura lotta per dimostrare il proprio talento al mondo, conquistare i favori del pubblico e mantenere il successo nel tempo.
Queste le motivazioni alla base della scelta di Corrado Rifici di portare in scena Gabbiano ma riteniamo che voi non dovreste perdere lo spettacolo semplicemente perché si tratta di un’eccellente rappresentazione. Sembra che al Piccolo siano riusciti finalmente a spalancare le finestre e lasciare entrare aria fresca e nuova. Nel complesso percorso per trovare una linea artistica del dopo-Ronconi si è scelto di portare una ventata di novità lasciando spazio a registi giovani ma dalla profonda cultura teatrale, che hanno avuto modo di lavorare accanto al Maestro ma hanno poi voluto cercare una propria strada ricevendo riconoscimenti prestigiosi. Se a novembre abbiamo avuto un ottimo esempio con Giorgio Sangati, in scena con Le donne gelose di Goldoni (leggi la recensione), ora, con questo spettacolo di Rifici, abbiamo la conferma che la scelta di puntare sulle nuove leve è stata vicente.
Come un gabbiano, lo spettacolo nel primo atto vola basso, sfiorando il pelo dell’acqua, per poi prendere quota e librarsi nell’azzurro del cielo, su verso il sole, su verso il drammatico epilogo. L’incipit lento è, a tratti, criptico, con i personaggi troppo concentrati su sé stessi ma poi, man mano che la storia evolve, ciascuno di loro riesce a collocarsi nell’intrico delle vicende e la narrazione acquisisce fluidità e piacevolezza.
Nel Gabbiano di Rifici si assiste – più che in altri allestimenti – all’enfatizzazione dello scontro tra generazioni: i genitori arrivisti hanno partorito figli spietati che cercano di raggiungere con ogni mezzo gli obiettivi prefissati. Nikolaevna Arkadina e Nina non hanno nulla delle timide donne di fine Ottocento: esse utilizzano il sesso e l’adulazione come merce di scambio, la prima per tenere al proprio fianco l’amante ormai annoiato e la seconda per farsi strada nel mondo del teatro. Complice un quasi impercettibile sottofondo musicale che lentamente ci avvolge nelle sue spire, anche noi ci lasciamo sedurre e seguiamo l’evolversi delle vicende col fiato sospeso, sperando che questa volta i personaggi non debbano fare i conti con il peso della propria coscienza.
Tra tutti gli attori del cast brilla Giorgia Senesi nei panni di Irina Nikolaevna Arkadina, una celebre attrice teatrale; l’allure che sprigiona è enfatizzata dalla costumista Margherita Baldoni che la veste con fluenti abiti bianchi dal rigoroso taglio sartoriale in grado di evocare le gran dive hollywoodiane. Al suo fianco duellano verbalmente per contendersene attenzione il figlio Konstantin – interpretato da un intenso Emiliano Masala – e l’amante Boris Alekseevič Trigorin cui Fausto Russo Alesi conferisce un carattere talmente saccente da farci sorridere pensando alla banalità di tanti psuedo-intellettuali che popolano la nostra quotidianità. Attorno a loro un folto gruppo di interpreti: Giovanni Crippa, Ruggero Dondi, Zeno Gabaglio, Mariangela Granelli, Igor Horvat, Maria Pilar Pérez Aspa, Anahì Traversi e Antonio Ballerio Maspero.
Gabbiano di Carmelo Rifici vola alto, lasciando presagire un’interessante proseguimento di Stagione al Piccolo: le sue non sono ali di cera come quelle di Icaro perciò non si scioglieranno sotto la calda luce dei riflettori.

Silvana Costa

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Lo spettacolo continua:
Piccolo Teatro Studio Melato
via Rivoli 6 – Milano
fino a domenica 24 gennaio 2016
orari: martedì, giovedì e sabato, 19.30; mercoledì e venerdì 20.30; domenica 16.00; lunedì riposo
domenica 17 gennaio 16.00 e 20.30
sabato 23 gennaio 15.00 e 19.30
www.piccoloteatro.org

Gabbiano
di Anton Cechov
adattamento e regia Carmelo Rifici
scene Margherita Palli
costumi Margherita Baldoni
musiche Zeno Gabaglio
luci Jean Luc Chammonat
con (in ordine alfabetico) Giovanni Crippa, Ruggero Dondi, Zeno Gabaglio, Mariangela Granelli, Igor Horvat, Emiliano Masala, Maria Pilar Pérez Aspa, Fausto Russo Alesi, Giorgia Senesi, Anahì Traversi
e con la amorevole partecipazione di Antonio Ballerio Maspero
regista assistente Agostino Riola
aiuto regia Francesco Leschiera
assistente scenografia Giulia Klimciuk
assistente costumista Eleonora Rossi
produzione LuganoInScena
in coproduzione con LAC – Lugano Arte e cultura, Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa e Teatro Sociale di Bellinzona
con il sostegno di Pro Helvetia, Fondazione svizzera per la cultura 
scenografie, oggetti di scena e costumi realizzati dai Laboratori del Piccolo Teatro
durata due ore e 50 minuti compreso intervallo