Giotto, l’Italia

A Milano è in corso una mostra imperdibile, dedicata all’evoluzione artistica del padre della pittura italiana. Un ideale viaggio a tappe attraverso i luoghi e la storia d’Italia che hanno dato vita agli straordinari capolavori di Giotto.

A Palazzo Reale sono esposte ben quattordici opere di uno dei più grandi Maestri che la storia dell’arte possa annoverare. Se il numero in senso assoluto può sembrare esiguo, in questo caso specifico è straordinario: non sono mai stati esposti così tanti dipinti di Giotto tutti insieme, nemmeno nella grande mostra organizzata a Firenze nel 1967 per celebrare i settecento anni dalla nascita dall’artista. Il percorso di visita si snoda nella penombra, ogni singolo capolavoro emerge dal buio ed irradia lo spazio circostante con i bagliori emessi dagli elementi dorati che lo compongono e il pubblico cade in estasi. Nessuna opera di artista minore, illustre maestro o allievo talentuoso interrompe il pellegrinaggio tra gli imponenti altari in ferro progettati dall’architetto Mario Bellini che, con la loro massa scura screziata da lampi blu e verdi, proteggono i polittici in teche climatizzate. Le didascalie sono asciugate all’essenziale, rimandando a due sale appositamente dedicate il ruolo didattico di spiegare, attraverso ampi pannelli vivacemente colorati, il contributo di Giotto all’evoluzione della pittura, il suo modo di gestire lo spazio della rappresentazione e la ricca simbologia.
Giotto, l’Italia. Raramente un titolo sintetizza così incisivamente l’essenza di una mostra come nel caso della monografica curata da Serena Romano e Pietro Petraroia. La virgola – utilizzata al posto di una più scontata “e” – porta all’identificazione dell’artista con il territorio su cui agisce, sottolineando il ruolo che svolge nel dare forma alla lingua figurativa degli italiani. Giotto – analogamente a quanto fatto dal suo concittadino Dante in letteratura – rinnova il codice espressivo della pittura, promuovendo la scoperta del vero di natura, dei colori dentro lo spazio e gettando le basi per la codificazione delle regole della prospettiva. Ciascuna delle opere in mostra è posta in relazione con il contesto su cui agisce il pittore: Giotto, in circa quarant’anni di straordinaria attività, attraversa l’Italia del suo tempo, preceduto da una fama spesso messa al servizio della propria città natale, fungendo da ambasciatore fiorentino nei tanti piccoli stati in cui è frazionata la penisola nel XIV secolo. Giunge a Milano, alla corte di Azzone Visconti per contribuire, con il suo lavoro, ad accrescere il prestigio dinastico e istituzionale della casata; durante la sua permanenza, Giotto realizza due affreschi – andati distrutti pochi anni dopo – nel nuovo Palazzo Ducale, edificato sul sito del broletto vecchio, e la Crocifissione della Chiesa di San Gottardo. Da allora nessun’altro capolavoro di Giotto ha varcato la soglia del Palazzo! Inoltre, nessuno dei dipinti giunti per la mostra, quasi tutti su tavola, è mai stato esposto prima d’ora a Milano. La recente rassegna Dai Visconti agli Sforza (leggi la recensione) ha esaurientemente illustrato come il breve ma significativo soggiorno milanese di Giotto abbia avuto il potere di contaminare la pittura lombarda, ispirando gli autori locali senza appiattirne lo stile a mera imitazione.
I curatori hanno scelto ciascuno dei quattordici pezzi in mostra perché legato a un luogo o un episodio, nel tentativo di ricostruire la vita di Giotto nel contesto delle realtà locali che ha conosciuto, ciascuna con le proprie situazioni storiche, sociali, religiose. Sono qui presenti quasi tutti i polittici realizzati dal Maestro. Il percorso si apre con due emozionanti opere giovanili, due tempere su fondo oro e supporto ligneo realizzate da Giotto quando non ancora ventenne: Madonna con il Bambino (1285-1290 ca.) dalla sede della compagnia del SS. Sacramento a Borgo San Lorenzo e Madonna col bambino in trono e due angeli (1288 ca.) dalla chiesa di San Giorgio alla Costa a Firenze. A queste è accostato il Polittico di Badia (1295-1300) qui ricomposto, per la prima volta dopo secoli, con i brani superstiti dell’affresco che decorava le volte della chiesa di Badia, Firenze. In questo primo nucleo di opere si coglie forte il riferimento agli studi compiuti durante il periodo di formazione artistica: dalla plasticità dell’arte romana antica all’iconicità di quella medievale.
Ci soffermiamo a lungo davanti a Dio Padre in trono (1303-1305 ca), domandandoci su quale scena del ciclo di affreschi della Cappella degli Scrovegni di Padova avesse posato lo sguardo. Entriamo quindi nella sala che accoglie due imponenti macchine d’altare bifronti, concepite per essere ammirate dai fedeli ma anche dai canonici che servivano messa: il Polittico di Santa Reparata (1310 ca ?) realizzato per la cattedrale di Santa Maria del Fiore di Firenze e quello, celeberrimo, realizzato per l’altare maggiore della Basilica di San Pietro nel secondo decennio del XIV secolo, su incarico del Cardinale Stefaneschi. In questo straordinario trittico, che mai prima d’ora aveva varcato i confini vaticani, il committente è raffigurato due volte, sia sul fronte che sul retro del pannello centrale, nell’atto di omaggiare San Pietro e Cristo in trono. Anche in questo caso, la tenacia dei curatori ha permesso di riunire il Polittico Stefaneschi con i frammenti superstiti di affresco che gli faceva da cornice nella collocazione originaria.
Chiudono il percorso, nelle sale seguenti, due ulteriori tavole, afferenti alla fase della maturità artistica del Maestro, realizzate pochi anni prima del suo soggiorno milanese: il Polittico Baroncelli (1330 ca.) dalla cappella Baroncelli nella basilica di Santa Croce a Firenze e il Polittico di Bologna (1332 – 1334 a.C.) eseguito per la Rocca di Galliera, Bologna, realizzato nel contesto del progetto di ritorno della corte pontificia in Italia da Avignone.
Il catalogo che accompagna la mostra dedica un capitolo a ciascun pezzo esposto, raccontandone la storia e spiegando la successione simbolica di santi, martiri e Madonne dal viso diafano e dolcissimo da cui non si riesce a staccare gli occhi.

Silvana Costa

La mostra continua a:
Palazzo Reale
piazza Duomo, 12 – Milano
fino a domenica 10 gennaio 2016
orari lunedì 14.30-19.30; martedì, mercoledì, venerdì e domenica 9.30-19.30; giovedì e sabato 9.30-22.30
il servizio di biglietteria chiude un’ora prima della chiusura
www.comune.milano.it/palazzoreale
 
Giotto, l’Italia
a cura di Serena Romano, Pietro Petraroia

comitato scientifico Antonio Paolucci, Cristina Acidini, Davide Banzato, Giorgio Bonsanti, Caterina Bon Valsassina, Gisella Capponi, Marco Ciatti, Luigi Ficacci, Cecilia Frosinini, Marica Mercalli, Angelo Tartuferi
promossa da MIBACT,Comune di Milano-Cultura
prodotta e organizzata da Palazzo Reale, Electa
autore del progetto espositivo Mario Bellini
www.mostragiottoitalia.it
 
Catalogo:
Giotto, l’Italia
a cura di Serena Romano, Pietro Petraroia

con saggi di Alessio Monciatti, Andrea De Marchi, Angelo Tartuferi,  Alessandro Tomei, Giorgio Bonsanti, Pietro Zander, Marta Bezzini, Julian Gardner, Damien Cerutti, Marco Ciatti, Cecilia Frosinini, Marco Rossi, Mario Bellini
Electa, 2015
208 pagine, 150 illustrazioni
prezzo 32,00 Euro – 35,00 Euro in libreria
www.electaweb.it