Guglielmo Ciardi protagonista del vedutismo veneto dell’ottocento

Alla GAMManzoni si ripercorre la carriera di Gugliemo Ciardi, ultimo grande interprete del vedutismo veneto dell’Ottocento, erede di Canaletto, Guardi, Bellotto, attraverso importanti capolavori provenienti da prestigiose collezioni italiane ed internazionali.GAMManzoni ha aperto le porte del proprio spazio espositivo da pochi mesi e già offre al pubblico un altro strepitoso evento dedicato alla pittura italiana a cavallo tra XIX e XX secolo, ad artisti che raccontano la propria terra e la vita quotidiana che vi si svolge. La mostra, allestita sino a fine maggio, è interamente dedicata a Guglielmo Ciardi, capostipite di una famiglia di pittori e, al contempo, erede della grande tradizione di vedutisti nati e formatisi in laguna di cui Canaletto e Francesco Guardi furono probabilmente i più illustri esponenti, contesi da collezionisti di tutta Europa.
Ciardi, veneziano di nascita e di morte, inizia la carriera nella aule dell’Accademiadi Belle Arti della città nel 1860 e lavora sino all’anno del decesso, sopraggiunto nel 1917 in piena guerra mondiale. Dopo gli studi accademici compie un lungo viaggio d’istruzione toccando Firenze – per incontrare i macchiaioli e Nino Costa – Roma e Napoli dove lavora con gli artisti della Scuola di Posillipo e della Scuola di Resìna; significativa è anche la sua presenza a Milano. Si afferma all’attenzione di critici e collezionisti nel 1886 col capolavoro Messidoro, premiato con la Medaglia d’Oro alle esposizioni di Nizza e di Berlino e coperto di lodi alla Mostra di Venezia del 1887, poi acquistato dallo stato italiano per la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma.
Durante la visita alla GAMManzoni possiamo cogliere quanto Ciardi abbia mutuato dalla lezione di macchiaioli e divisionisti e quanto dallo stile dei suoi illustri predecessori concittadini. Protagoniste di molte delle tele sono le vedute della laguna veneziana anche se non vi ritroviamo la restituzione con la camera ottica di piazza San Marco popolata da damine ed alti prelati alla guisa di Canaletto o del nipote Bernardo Bellotto, poi migrato in Polonia dove si dedica a trasferire su tela scene in cui la nobiltà si svaga nei castelli suburbani. Ciardi, seguendo i dettami del verismo, si focalizza sui lavoratori, principalmente i pescatori che ama ritrarre in Barche di pescatori in laguna mentre si approcciano al luogo dove getteranno le reti o nell’atto di raccogliere i molluschi sulla spiaggia in Mattino sulla laguna e Bassa marea, o, ancora, con le barche tirate in secco tra un gregge di capre e i bambini che parlano ne Il porto di Anzio,realizzato durante il suo viaggio per l’Italia da poco unificata. Nel monumentale Canal Grande racconta di un’altra Venezia, popolata di donne che vanno al mercato col paniere sottobraccio, di ricamatrici che in Fondamenta delle Zitelle lavoravo con i figli avvinghiati alla gambe, di navi da carico che in Giudecca percorrono i canali con le merci. Da qualunque punto si posizioni, siano calli secondarie o il mare con la nebbia mattutina che sale impastando i contorni di ogni cosa, Ciardi pone sempre all’orizzonte i campanili e le cupole delle chiese, affiancati dai profili di palazzi, mulini e conventi offrendo allo spettatore coordinate precise per orientarsi tra i canali della serenissima.
Per “liberarsi dalla città” il pittore si trasferisce sovente, per lunghi periodi, nella campagna trevigiana, sulle rive del Sile, dipingendo paesaggi in cui il verde dei campi e il marrone scuro della terra prendono il posto dell’ocra delle spiagge, creando un equilibrio di tonalità che possa trasmettere all’osservatore un senso di pace bucolica. Di questi soggiorni, vediamo in mostra due versioni del variopinto Mercato a Badoere dove le contadine che vendono i polli sono accoccolate sotto il portico di fianco ai produttori di pignatte in terracotta, pochi passi più in là alcuni uomini trattano d’affari mentre dalla bancarelle sullo sfondo si alza il fumo: probabilmente è un banco dove stanno cucinando un piatto locale.
In una lettera al critico Ugo Ojetti, parlando del suo incontro con Telemaco Signorini ed altri macchiaioli, Ciardi scrive “Essi mi insegnarono non la pratica meccanica dell’arte mia ma il diritto ad essere indipendente, ad essere sincero, ad essere io.” Nella quasi totalità delle opere esposte possiamo constatare che Ciardi, pur avendo studiato e sperimentato le tecniche di scomposizione del colore in macchie, filamenti o puntini, abbia infine preferito stenderlo alla guisa dei vedutisti settecenteschi: ad ampie pennellate, dense di pigmento pastoso che oggi riverbera di luce grazie alle lampade dell’allestimento.
Vi invitiamo a non perdere la mostra, soprattutto considerando il fatto che presenta opere giunte in prestito da collezioni private che sarà arduo poter rivedere a breve in un’esposizione aperta al pubblico. GAM Manzoni offre anche un interessante elenco di conferenze per condurre gli amanti di questo genere pittorico alla scoperta del talento di Guglielmo Ciardi e dei figli Giuseppe ed Emma.

Silvana Costa

La mostra continua:
GAM Manzoni Centro Studi per l’Arte Moderna e Contemporanea
via A. Manzoni, 45 – Milano
orario: martedì-sabato 10.00-13.00 e 15.00-19.00
ingresso libero
www.gammanzoni.com

Guglielmo Ciardi protagonista del vedutismo veneto dell’ottocento
a cura di Francesco Luigi Maspes ed Enzo Savoia
fino a venerdì 31 maggio

Catalogo
con testi di Nico Stringa, Elisabetta Staudacher, Stefano Bosi e Gianluca Poldi
contiene apparati bio-bibliografici, e una serie di lettere inedite di Ciardi
Antiga edizioni

Conferenze
giovedì 9 maggio, ore 18.00
Una famiglia di pittori: Guglielmo, Beppe ed Emma Ciardi
con Cristina Beltrami – storico dell’arte

martedì 14 maggio, ore 18.00
Dipingere la luce veneta: la tecnica di Guglielmo Ciardi tra disegno e colore
con Gianluca Poldi – Università degli Studi di Bergamo

giovedì 23 maggio, ore 18.00
Il tema della campagna trevigiana in Gugliemo Ciardi
con Eugenio Manzato – già direttore dei Musei Civici di Treviso