Herbert List

Alla Fondazione Stelline di Milano è in corso una grande retrospettiva dedicata a Herhert List. Centoventi stampe in bianco e nero ripercorrono le tappe significative della carriera del grande fotografo tedesco, la cui produzione è considerata uno dei capisaldi dell’arte fotografica del XX secolo.
Herbert List. The magical in passing è la retrospettiva che la Fondazione Stelline di Milano dedica ad uno dei Maestri della fotografia del XX secolo, accostando tra loro capolavori di fama internazionale e opere poco note al grande pubblico. Il titolo prende spunto dalle dichiarazioni rilasciate da List all’età di settant’anni quando, ammettendo di aver mirato “non sempre con successo, a ritrarre oggetti il cui significato sotteso si rivelasse in sé stesso”, riconosce che i risultati migliori li ottiene quando riesce, in modo quasi fortuito, ad afferrare la magia del momento. Visitando la mostra sorge il dubbio che List sia dotato di poteri magici perché sono davvero molte le occasioni in cui riesce a fissare sulla pellicola l’istante perfetto, la giusta combinazione di elementi naturali e fattori tecnici che spingono persino lui ad esclamare che “tali immagini irradiano un’aura che né la logica né l’estetica possono spiegare.”
Sia che si tratti di nature morte dal sapore metafisico, composte pazientemente in studio, o scatti di bambini che corrono per strada, sostiamo a lungo dinnanzi ogni fotografia cercando di coglierne i diversi livelli di lettura, andando oltre l’apparente evidenza della scena ritratta. Herbert List in realtà ci aiuta in questo percorso, esortandoci a pensare fuori dagli schemi, semplicemente conferendo all’immagine un titolo altamente evocativo: pensiamo per esempio ai due tavolini sbilenchi che restano in piedi perché si sorreggono l’uno con l’altro, collocati in riva al mare dell’Attica e intitolati Rendez-vous (1937).
Peer-Olaf Richter, il curatore della mostra, ha scelto personalmente e con grande attenzione ciascuna delle fotografie, con l’intento di offrire al pubblico un quadro completo ed esaustivo dell’opera di questo autore che, con l’uso elegante del bianco e nero, i molteplici livelli di lettura delle sue composizioni e l’austerità della rappresentazione dei corpi, ha influenzato intere generazioni di fotografi. Herbert List si dedica alla fotografia alla fine degli anni Venti, su incitamento di Andreas Feininger – fotografo statunitense con un passato di architetto al fianco di Le Corbusier – e prosegue sino a metà degli anni Sessanta, quando decide di concentrarsi unicamente sulla sua collezione di disegni italiani del XVII e XVIII secolo. Nell’arco di tre decenni, List si è confrontato pressoché  con ogni genere, adeguandosi di volta in volta a tecnica e stile richiesti: architettura, still-life, street photography, ritratto, moda, documentazione e catalogazione. Questo atteggiamento di continuo apprendimento lo porta anche a sperimentare la contaminazione degli stili: la documentazione di sculture greche o manufatti africani sconfina nella ritrattistica e immortala i corpi dei giovani amici, languidamente in posa sulle spiagge greche, come fossere statue classiche. In realtà List ha sempre preferito prendere a pretesto il fatto di non poter essere catalogato come un fotografo afferente ad un preciso genere per definirsi un dilettante e non dover così piegare la propria creatività alle specifiche imposte dal committente di turno.
La mostra giunge a Milano dopo il debutto tardo primaverile nell’ambito della manifestazione internazionale Fotografia Europea che si svolge ogni anno a Reggio Emilia. Le stampe esposte sono state realizzate ad Amburgo appositamente per l’evento e, seppur prive del fascino conferito loro dal trascorrere del tempo, hanno l’indubbio pregio di essere prodotti di altissima qualità, ottenuti scansendo, pulendo e restaurando digitalmente i negativi originali.
La visita inizia con le fotografie realizzate in Germania negli anni Trenta, tra cui la nota Picnic in riva al Baltico (1930); si prosegue con quelle risalenti al soggiorno parigino; vediamo poi Schiava I e II (1936) dal vago sapore metafisico con i manichini messi in posa nello studio affittato a Londra e le più macabre Operazione agli occhi, Trapanazione e Trapianto datate Vienna – 1944.
Una nicchia raccoglie la serie di ritratti maschili eseguiti sulle rive del mar Egeo, esposti alternando corpi  singoli ad azioni di gruppo, figure intere in pose plastiche a dettagli scolpiti dai contrasti luce/ombra perché, come lo stesso List ama dire, “un dettaglio scelto correttamente è più forte di un’immagine a soggetto intero”. Sono molto diverse le fotografie realizzate in Grecia esposte al piano interrato: qui i protagonisti non sono più gli esseri umani ma le statue classiche restituite dai flutti e le rovine dei templi antichi. L’obiettivo si sofferma sui dettagli delle scanalature delle colonne, sulle armoniche volute di capitelli e basamenti in candido marmo e, ancora, cattura affascinato le immagini delle statue appena portate a riva da un gruppo di pescatori.
L’Italia è, con la Grecia, una delle mete preferite di Herbert List; ogni volta che giunge nel nostro Paese il fotografo cambia radicalmente il modo di lavorare e, invece di mettere in posa oggetti o amici, gironzola per le vie di Roma e Napoli imprimendo sulla pellicola le scene che più attraggono la sua attenzione. In mostra sono presenti numerosi di questi scatti, risalenti al periodo compreso tra la fine degli anni Trenta e l’inizio dei Sessanta, popolati da bambini che giocano per strada, venditori ambulanti, seminaristi al mare e musicisti che allietano i pranzi di nozze. Anche in questo caso List accompagna ogni immagine con un titolo suggestivo, magari ispirato dalla presenza della Citta del Vaticano, come nel caso della Scalinata verso il paradiso (1949) in cui si diverte a giocare sulla presenza del sacerdote che faticosamente sale una delle tante interminabili scale della Città Eterna.
Un’ultima sezione è dedicata ai ritratti di artisti: Berard, Cocteau, Honnegger, Picasso, Stravinskij e gli italiani De Chirico, Morandi, Pasolini, Magnani, De Sica e Croce in un continuo spaziare tra pittura e cinema, tra letteratura e musica, in un vortice di arte e bellezza.
Nella saletta del piano interrato è possibile assistere alla proiezione di Herbert List photographer of magical silence (2000), un documentario biografico, sinora inedito in Italia, prodotto da Reiner Holzemer Film su commissione dall’emittente radiotelevisiva Bayerischer Rundfunk and arte. Si direbbe che Karin Friesenbichler, responsabile dell’allestimento, abbia voluto restare in tema con il sottile gioco di allegorie che caratterizza tutta la mostra quando ha scelto di posizionare, di fianco all’ingresso della saletta, Parco di Palazzo Orsino (1952) che ritrae un pastorello mentre entra con le sue pecore nel padiglione con le fattezze di orco, uno dei mostri che popola i giardini di Bomarzo.

Silvana Costa

 

La mostra continua:
Fondazione Stelline
corso Magenta, 61 – Milano
fino a domenica 9 novembre 2014
orario: martedì – domenica, 10 – 20; chiuso il lunedì
www.stelline.it
 
Herbert List. The magical in passing
a cura di Peer-Olaf Richter – Herbert List Estate
direzione e coordinamento mostra Alessandra Klimciuk
organizzazione Francesca Radaelli, Elena Collina
art director Andrea Lancellotti
servizi didattici Ad Artem
videofocus UnDo.net
allestimento Karin Friesenbichler – Magnum Photos
con Cristian Torres Villaverde, Rishi Sigurd Vlote, Marco Secondin
in collaborazione con Magnum Photos, Herbert List Estate
http://herbert-list.com
www.magnumphotos.com
 
Catalogo:
Herbert List
a cura di Dario Cimorelli, Alessandra Olivari
in collaborazione con Peer-Olaf Richter
testi di Boris von Brauchitsch
Silvana Editoriale, 2014
160 pagine, 23 x 28 cm, 100 illustrazioni a colori, brossura con alette
edizione trilingue italiano/inglese/francese
prezzo 28,00 Euro
www.silvanaeditoriale.it