Hungarian Rhapsody – Queen Live in Budapest

Per la prima volta sul grande schermo, rimasterizzato in alta definizione, il concerto originale del 1986 a Budapest, il primo di una band occidentale oltre la cortina di ferro.
Si avvicina l’anniversario della morte di Freddie Mercury: è il 23 novembre 1991 quando annuncia ufficialmente al mondo di essere malato di AIDS – i media in realtà già da tempo sussurrano la notizia – ed il giorno seguente muore nella sua casa londinese a soli 45 anni. Pur essendo suoi grandi fan, forse avremmo preferito che lo dichiarasse mesi prima, spendendo la sua enorme popolarità per sconfiggere i tanti pregiudizi che circondavano la comunità gay, additata come moderno untore, e divulgare informazioni corrette su quella che all’epoca era ancora una malattia tanto sconosciuta quanto letale.
A pochi giorni della triste data, per il solo martedì 20 novembre, in molti cinema italiani, viene proiettato Hungarian Rhapsody. Queen Live in Budapest, il filmato che racconta l’epico concerto nella capitale magiara, registrato il 27 luglio 1986. L’eccezionalità dell’evento risiede nel fatto che i Queen sono la prima band occidentale a suonare oltre la cortina di ferro, ben prima della caduta del muro di Berlino, sancendo il principio (al di là delle molte interpretazioni politiche che vengono attribuite a questo gesto) che il potere della musica riesce ad abbattere ogni frontiera.
Sprofondati nella poltrona del cinema, grazie alla versione rimasterizzata ad alta definizione, è possibile rivivere l’entusiasmo degli 80 mila fan raccolti nel Nepstadium di Budapest, assistere al lavoro dei tecnici per montare l’enorme palcoscenico che ricorda l’interno di una navicella spaziale, spiare Freddie durante le prove audio ma anche seguire lui e gli amici alla scoperta della città nelle ore di svago prima della perfomance. Sin dalle premesse, la tappa a Budapest si preannuncia destinata a restare nella storia (quella con la S maiuscola) perciò le autorità ungheresi mettono a disposizione un dispiegamento di cameraman e tecnici senza precedenti che consente di coprire ogni momento del concerto da una molteplicità di angolazione offrendo così una straordinaria quantità di pellicola per montare il video a futura memoria.
Quella che vediamo sugli schermi è una delle tappe di Magic Tour, la quattordicesima tournèe del gruppo, l’ultima cui prese parte anche Freddie Mercury, organizzata per promuovere l’album A Kind of Magic; tra giugno ed agosto 1986 i Queen si esibiscono in molte città europee registrando, oltre a questa pellicola, l’album Live at Wembley Stadium. Il tour non include tappe in America, in chiara risposta alle polemiche statunitensi contro il video I Want to Break Free che, addirittura, la locale MTV si rifiuta di trasmettere.
La scaletta dei brani comprende, oltre a quelli del recente album di studio (utilizzati per la colonna sonora del film Highlander– L’ultimo immortale), i pezzi più celebri del repertorio dei Queen, da Bohemian Rhapsody a Radio Ga Ga, da Tie your Mother Down sino alla romantica Love of My Life; per l’occasione, in omaggio al paese ospitante, la band si cimenta anche in un noto canto popolare locale: Tavaszl Szèl.
A distanza di così tanto tempo, pur se ci si deve accontentare dello schermo invece che dall’esperienza live, è bello poter vedere di nuovo insieme Roger Taylor scandire sulla batteria il ritmo di We Will Rock You, John Deacon suonare il basso e cimentarsi in plastici passi di danza, Brian May eseguire lunghi assolo con la chitarra come nella cover dell’inno nazionale britannico God Save the Queen mentre Freddie Mercury percorre a lunghi balzi il palco in ogni sua diagonale. È questo un modo completamente diverso di concepire il concerto rispetto agli show multimediali dei giorni nostri, seppur privo di enormi scenografie mobili e grandi effetti speciali non per questo risulta meno affascinante o spettacolare; è pure un’occasione per un tuffo nella moda casual degli anni ’80 fatta di tute dai colori improbabili che i Queen, tranquillamente, usavano anche durante le esibizioni, in barba alla serie di costumi griffati di certe popstar del XXI secolo.
In fondo, ai quattro musicisti inglesi, per entrare nel mito dell’immaginario collettivo, bastano il mantello bordato d’ermellino e la corona sfoggiata con baldanzosa ironia da Freddie che, a chiusura concerto, rientra in scena sulle note di We are the champions chiamato a gran voce dallo stuolo dei fan.

Silvana Costa

Hungarian Rhapsody. Queen Live in Budapest
regia: János Zsombolyai
produttori esecutivi: Jim Beach e László Hegedüs
durata: 115 min.
al cinema SOLO martedì 20 novembre 2012
www.queenonline.com

Brani contenuti nel film
Tavaszl Szèl
One Vision
Tie your Mother Down
In the lap of the Gods
Seven Seas of Rhye
Tear it Up
A Kind of Magic
Under Pressure
Who Wants to Live Forever
I Want to Break Free
Now I’m Here
Love of My Life
Is This the World We Created?
Tutti Frutti
Bohemian Rhapsody
Hammer to Fall
Crazy Little Thing Called Love
Radio Ga Ga
We Will Rock You
Friends Will be Friends
We are the Champions
God Save the Queen