Sei opere della celebre cat artist britannica, ispirate ad altrettanti dipinti di indiscussa fama, prendono vita grazie a I gatti nell’arte, il libro pop up edito da 24 ORE Cultura.
Gli artisti subiscono sin dall’antichità il fascino dei gatti e tentano di immortalarne la figura sinuosa, il pelo soffice, il fare imperscrutabile e le pose regali: nell’Antico Egitto li raffigurano a guisa di divinità; nei mosaici della Casa del Fauno a Pompei ne lodano le doti di cacciatore; Leonardo da Vinci li disegna mentre intenti nelle loro attività quotidiane. In anni più recenti Andy Warhol illustra il libro 25 Cats Name Sam and One Blue Pussy (1954), Paul Klee ritrae il micio di casa in versione psichedelica con un uccellino posato sulla fronte (1928) e Picasso regala al collezionista Justin K. Thannhauser in occasione delle seconde nozze Aragosta e gatto (1965); come non citare infine la superba rassegna di felini che Carl Kahler apostrofa come Gli amanti di mia moglie (1891) o Ligabue che trasforma i mici di casa in feroci tigri.
Un ruolo nella storia dell’arte assolutamente invidiabile, tuttavia, immaginiamo la piccola belva di casa fissarci con lo stesso sguardo severo con cui Webster, il gatto del Decano di Bolsover, disapprova la condotta di Lancelot (La storia di Webster in P. G. Wodehouse, Le sere di Mulliner, I edizione italiana 1933): perché rivaleggiare per la parte con gli umani quando potrebbe essere protagonista assoluto? E così sia. Si apra il sipario o, meglio, I gatti nell’arte il volume da poco pubblicato da 24 ORE Cultura contenente la rivisitazione in chiave felina di sei capolavori indiscussi della storia dell’arte proposti in versione pop up. Si tratta, in ordine di apparizione, di Ritratto dei Coniugi Arnolfini (1434) di van Eyck, La nascita di Venere (1485 circa) di Botticelli, Las Meninas (1656) di Velázquez, Ofelia (1851/52) di Millais, L’altalena (1767 circa) di Fragonard e ll bar delle Folies-Bergère (1882) di Manet.
L’autrice è Susan Herbert, un’illustratrice contemporanea – è scomparsa nel 2014 – che a partire dagli anni Novanta si impone progressivamente all’attenzione del pubblico come cat artist. La sua peculiarità è appunto sostituire teneri micioni domestici agli umani protagonisti di celebri dipinti ma pure di film, opere teatrali e balletti o farli calare nei panni di personaggi storici del calibro della Regina Vittoria, di Lord Nelson, di Mozart, di Giulio Cesare e via dicendo.
L’effetto è sorprendente: la riproduzione è meticolosa, con grande attenzione ai dettagli dell’originale ma al contempo anche a catturare gli atteggiamenti tipici dei felini. La delicatezza dell’acquerello permette inoltre a Susan Herbert di restituirne le mille sfumature della pelliccia setosa e il lampo di luce che ne illumina gli occhi indagatori. Un approccio attento alle peculiarità dell’animale e una tecnica pittorica che subito richiamo alla mente un’altra celebre autrice britannica molto amata dai lettori di tutto il mondo: Beatrix Potter. Entrambe le artiste sono eredi della scuola inglese dell’acquerello che tra metà XVIII e metà XIX secolo vive il periodo di massimo splendore grazie ad artisti del calibro di Thomas Girtin, Paul Sandby, Joseph Mallord e William Turner.
Susan Herbert guarda per i soggetti delle proprie illustrazioni in particolar modo al teatro shakesperiano e all’età vittoriana, durante la quale nel Regno Unito viene fondata la Confraternita dei Preraffaelliti e in Francia si sviluppa il Movimento impressionista. Ne I gatti nell’arte due splendide micine tigrate interpretano altrettanti capolavori delle succitate scuole, rispettivamente Ofelia e la barista delle Folies-Bergère. La prima modella ritratta – il termine probabilmente lo stiamo usando a sproposito perché nessun gatto poserebbe come Elizabeth Siddall immerso nell’acqua – non ha tuttavia l’aria disperata della protagonista dell’opera originale ma lo sguardo perplesso di chi si chiede come abbia fatto a cacciarsi in una simile situazione. Chi ha un gatto invece riconosce nella seconda gattina l’imperturbabilità nello studiare con attenzione anche le scene più movimentate quali, per esempio, il bar di un noto locale notturno.
La spessa copertina cartonata di I gatti nell’arte protegge un piccolo tesoro, capace di portare gioia in chiunque lo schiuda. Gattofilo – o gattaro che dir si voglia – o meno. Aprendo a caso il libro un dipinto prende vita. La cornice del quadro balza fuori dalla pagina e si pone a guisa di arco di proscenio a delimitare lo spazio dove l’opera d’arte si anima e va in scena. I diversi piani dell’ambientazione sono scomposti ad accentuare l’effetto profondità e i baffuti personaggi si stagliano in tutta la loro magnificenza e, sornioni, suscitano meraviglia nel lettore. Nella pagina a fianco un breve testo riporta i pensieri del micio di turno, offrendo un’interpretazione capace di cogliere il lato ironico della situazione anche nelle composizioni più drammatiche e formali. Come non sorridere ai reali di Spagna che riflettono sull’eccessivo numero di domestici al loro servizio o a scoprire cosa passa per la mente della signora Arnolfini mentre pronuncia i voti nuziali.
Cosa pensi non ve lo sveleremo ma vi invitiamo piuttosto a scoprirlo e, prendendo spunto da quei pensieri, a tuffarvi idealmente nella scena e far evolvere la storia.
Silvana Costa
I gatti nell’arte
illustrazioni di Susan Herbert
24 ORE Cultura, 2021
16 x 20 cm, 16 pagine pop-up interamente illustrate, cartonato
prezzo 12,90 Euro
www.24orecultura.com