Roberto Latini trasfigura l’ultimo, incompiuto, lavoro teatrale di Luigi Pirandello.
I giganti della montagna afferisce all’ultimo ciclo creativo di Luigi Pirandello: Il teatro dei miti, composto da La nuova colonia (1926), definita il “mito sociale”, Lazzaro (1928) “il mito religioso” e, infine, I giganti della montagna (1931-1933) “il mito dell’arte”. Quest’ultimo dramma, sebbene incompiuto a causa della morte dell’autore, vanta, a partire dal 1937, parecchie rappresentazioni: talune parziali; altre integrali; altre ancora che tentano la ricostruzione del terzo atto mancante, basandosi sulle indicazioni di Stefano Pirandello che ebbe modo di discuterne con il padre.
Roberto Latini, pur limitandosi alla messinscena dei due atti originali, percorre un’ulteriore via: manipola il testo, asciuga i dialoghi, drammatizza all’esasperazione le battute finali dell’opera, dando così forma compiuta all’insieme. Compiutezza che, per i tanti quesiti senza risposta e le innumerevoli allusioni dei personaggi in scena, lascia il pubblico confuso, turbato eppure estasiato. Latini si rivela infatti un maestro nell’enfatizzare le allegorie che Pirandello sparge a piene mano nel testo, unitamente a una ricca simbologia religiosa e a un intricato gioco di rimandi a lavori precedenti. Lo scrittore, Premio Nobel per la Letteratura nel 1934, anche per quest’opera teatrale, attinge alle Novelle per un anno e, realizzando un pregevole esempio di metateatro, mostra l’ormai decaduta compagnia teatrale della Contessa cimentarsi nelle prove de La favola del figlio cambiato.
Le vicende sono ambientate a Villa La Scalogna. Qui un manipolo di attori spiantati intreccia le prove del nuovo spettacolo con il ricordo dei successi passati e si intrattiene in dialoghi surreali con i bizzarri personaggi che trovano rifugio permanente alla Villa. Rileggendo il testo originale, sembra che Roberto Latini abbia trovato nelle parole degli attori lo spunto necessario per elaborare i capisaldi di questo straordinario adattamento.
“CROMO … e le imprese ci han disdetto i contratti e negato i teatri nelle grandi città con la scusa della compagnia così ridotta, senza più attrezzi né costumi.
CROMO E le scene?
IL CONTE S’è sempre rimediato finora!
BATTAGLIA Le parti si ripiegano; io faccio da uomo e da donna…”
Per secoli, quando la recitazione era preclusa alle donne, è stato evidente come sul palcoscenico non fosse importante il sesso dell’attore ma la sua capacità di calarsi in un personaggio. Latini tuttavia va oltre il genere: egli è uomo e donna insieme. Con la sola combinazione di mimica e voce riesce a ricreare sul palco il senso della moltitudine descritta da Pirandello, caratterizzando con decisione ogni singolo personaggio, saltando dall’uno all’altro senza sosta. Egli, come il Cristo in croce, si offre completamente al pubblico; si spoglia dei panni che possono distrarre l’attenzione, lasciando che sia solo la luce del suo talento a brillare in scena. Scena quasi completamente spoglia: a che servono elaborate scenografie quando, come spiega Diamante, “Quello che non si può più rappresentare, lo si legge”. Lo si legge sui teli sospesi che marcano la separazione tra platea e palcoscenico e tra palcoscenico e retropalco. Teli su cui si proiettano scritte che guidano il pubblico nell’immaginare l’ambientazione o, come un’eco, riverberano le parole chiave del dialogo, caricandole di ulteriore pathos.
La musica, da componente spesso liquidata come accessoria, ne I giganti della montagna si fa seconda protagonista in scena. A Gianluca Misiti è conferito il compito di ricreare il clima che si respira a La Scalogna: Pirandello narra infatti che “Dall’interno della villa si ode, accompagnato da strani strumenti, un canto balzante, che ora scoppia in strilli imprevisti e or s’abbandona in scivoli rischiosi”. La musica, a tratti fortemente ritmata, trasforma le battute dei dialoghi in strofe di canti pagani e Roberto Latini si trasfigura, diviene sacerdote officiante riti in onore del teatro, pronto a immolarsi in prima persona per questa sublime arte.
Silvana Costa
Lo spettacolo continua:
Teatro Elfo – sala Fassbinder
c.so Buenos Aires 33 – Milano
fino a domenica 5 marzo 2017
orari: dal martedì al sabato 20.30; domenica 16.30
www.elfo.orgI giganti della montagna
di Luigi Pirandello
adattamento, regia e interpretazione Roberto Latini
musiche e suoni Gianluca Misiti
luci Max Mugnai
durata 100 minuti più intervallo
Roberto Latini vincitore del Premio della Critica 2015 (ANCT) per I giganti della montagna
Gianluca Misiti vincitore del Premio Ubu 2015 come Miglior progetto sonoro o musiche originali
Spettacolo finalista al Premio Ubu 2015 come Spettacolo dell’anno
Roberto Latini finalista al Premio Ubu 2015 come Miglior attore o performer
www.fortebraccioteatro.comIl tour:
8 marzo – ore 21.15
Buti (PI) – Teatro Francesco di Bartolo18 marzo – ore 21.15
Chiusi (SI) – Teatro Mascagni
26 e 27 aprile – ore 21.00
Ravenna – Teatro Alighieri