Triennale ricorda Gae Aulenti, la cui storia professionale è legata a doppio filo a quella dell’istituzione milanese, con una mostra volta a celebrarne la straordinaria capacità creativa e la grande vivacità intellettuale.
Il rapporto di mutuo scambio tra Triennale di Milano e Gae Aulenti si sviluppa nel corso di oltre sessant’anni, dalla partecipazione alla IX Triennale (1951) incentrata su Merce e Standard, lavorando all’allestimento della mostra degli studenti di architettura, sino al 16 ottobre 2012 quando, a due settimane dalla morte, riceve la Medaglia d’Oro all’Architettura Italiana alla carriera. In entrambe le occasioni c’è anche Vittorio Gregotti, coetaneo, collega e amico con cui collabora e si confronta nell’arco di tutta la carriera ma pure rivale nei più importanti concorsi internazionali dell’epoca, quelli, per intenderci, che hanno rinnovato il modo di concepire e fare l’architettura.
Triennale dopo la sua morte le intitola la galleria al piano terra, lo spazio da lei predisposto nel 1994 da adibire a mostre temporanee, nel corso del tempo poi ampiamente rimaneggiata. Quello spazio oggi e fino al 12 gennaio 2025 ospita la mostra Gae Aulenti (1927-2012) a cura di Giovanni Agosti, storico e critico dell’arte, e realizzata in collaborazione con l’Archivio Gae Aulenti diretto da Nina Artioli che, tra le altre cose, è partner di T SPOON, lo studio di architettura che ne ha progettato l’allestimento.
Lungi dal proporre una mostra antologica, volta a narrare uno dopo l’altro le centinaia di progetti sviluppati da Gae Aulenti, Agosti opta per una soluzione che, volendo, può essere definita più furba ma allo stesso tempo è più suggestiva, affascinante ed evocativa del suo approccio progettuale. Gae Aulenti ha infatti imparato da Ernesto Nathan Rogers, in aula al Politecnico prima e lavorando al suo fianco a Casabella poi, l’importanza dello scambio tra le discipline, scambio non solo con l’arte ma anche con la musica, la letteratura, la filosofia o la fotografia, mutuando da ciascuna stimoli per alimentare il proprio processo creativo. Agosti sceglie dunque di dare evidenza della forza dirompente delle soluzioni escogitate dall’architetto per rispondere con originalità, da un lato, alle esigenze del cliente e, dall’altro, ai vincoli oggettivi del sito di intervento ricreando in mostra alcune di esse. Le ricostruzioni fluiscono l’una nell’altra, senza apparente continuità, come in un volo pindarico, proponendo sì diverse tipologie di allestimenti di interni, dai negozi alle abitazioni, dagli spazi dedicati alla cultura a quelli che Marc Augé definisce nonluoghi, ma da intendersi come parte – probabilmente la più spettacolare – di un concetto estremamente più complesso.
Si prendano per esempio la concessionaria FIAT in Beethovenstrasse a Zurigo (1973) o il negozio Olivetti in calle Suipacha 1109 a Buenos Aires (1968): presentano soluzioni ad alto coefficiente scenografico, studiate per valorizzare al meglio lo spazio in cui si inseriscono ma, al contempo, sono aderenti al concept sviluppato per il cliente. In mostra sono infatti esposti nel caso di FIAT i progetti di altre filiali e degli stand a saloni internazionali e pure un manuale in due volumi contenente indicazioni su come arredare concessionarie e filiali – anche prevedendo l’utilizzo di pezzi d’arredo da lei ideati –, sull’uso di colori e di motivi decorativi, su come garantire la privacy nei box destinati alle trattive per l’acquisto o su come meglio attrezzare le aree di attesa con espositori per dépliant e riviste.
Un rapporto quello con FIAT che da professionale si fa personale con l’amicizia profonda nata tra Gare Aulenti e Marella Agnelli, appassionata di arte, letteratura e giardini. Amicizia che porta per esempio all’arredo della casa in via Borgonuovo 9, la celeberrima Casa di un collezionista (1970), uno spazio dalle pareti bianche, con impianti di illuminazione disposti per valorizzare le opere di arte contemporanea presenti. Molti altri sono gli interventi di ristrutturazioni e ampliamenti di abitazioni proposti in mostra con disegni, fotografie e pubblicazioni su riviste d’epoca oltre, ovviamente, alla ricostruzione del salotto della casa di Ennio e Giorgina Brion a San Michele di Pagana (1973).
Il percorso di visita in Triennale si apre in realtà con la ricostruzione del celeberrimo allestimento L’arrivo al mare, ideato in occasione della XIII Triennale (1964) dedicata al Tempo libero in cui, grazie a un gioco di specchi, moltiplica all’infinito le protagoniste di Due donne che corrono sulla spiaggia di Picasso (1909) dipinte per il sipario del balletto Blue Express. Giovanni Agosti offre quindi ampio spazio sia agli allestimenti di esposizioni temporanee come, per esempio, quelle a Palazzo Grassi di Venezia – acquistato da FIAT nel 1983 e a lei affidato affinché lo riporti agli antichi splendori – allestite con la collaborazione di Gregotti Associati e, in particolare, di Pierluigi Cerri all’epoca socio dello studio. Si possono quindi ammirare dal vivo esempi delle panche che corrono lungo la navata principale del Musée d’Orsay utilizzate anche quali piedistalli per le sculture (1986) e uno scorcio della stazione Museo in piazza Cavour della metropolitana di Napoli (2001) in cui colloca riproduzioni di opere custodite nell’adiacente Museo archeologico nazionale.
Ulteriori due ricostruzioni riguardano una componente importante del lavoro di Gae Aulenti: le scenografie teatrali, entrambe per spettacoli diretti da Luca Ronconi, ad alludere al lungo e fruttuoso sodalizio artistico e intellettuale instaurato agli inizi degli anni Settanta con il regista da cui nascono spettacoli di prosa e di lirica consegnati agli annali e andati in scena nei principali teatri italiani e non solo. La prima, Baccanti di Euripide, proposta all’Istituto Magnolfi di Prato nel 1977, è frutto della riflessione sullo spazio scenico – tema sino ad allora reputato oggetto di attenzione marginale dagli architetti – sviluppata nell’ambito del Laboratorio di Progettazione Teatrale voluto da Ronconi e tenutosi a Prato tra il 1976 e il 1978. Una riflessione che culmina con il geniale allestimento del Viaggio e Reims di Rossini andato in scena a Pesaro nel 1984 con soluzioni ancora oggi oggetto di studio e ammirazione. La mostra presenta quindi la scenografia di Elektra di Richard Strauss, rappresentata al Teatro alla Scala nel 1994 –, con la reggia di Micene provocatoriamente trasformata in un macello – intesa quale emblema di tutte la scenografie realizzate per le opere andate in scena in oltre vent’anni nel teatro meneghino con la regia di Ronconi. La sezione dedicata al teatro è ampia e presenta una bella selezione di disegni su lucido accompagnati da schizzi, plastici, appunti e fotografie a rendere il complesso lavoro di ricerca che vi sta alla base.
Il curatore spiega che tali progetti sono stati selezionati “tirando l’acqua al mio mulino: cioè nelle zone in cui mi sento meno insicuro quanto a richiami e riferimenti. Sullo sfondo c’è sempre il tema, che non va inteso però in maniera moralistica, della coerenza tra idee e prassi, tra convinzioni e frequentazioni, che – tradotto in altre parole – potrebbe suonare tra Avanguardia e professione, come recita il titolo di un battagliero editoriale di Lotus firmato nel 1979, mentre il postmoderno bussava alle porte, dalla stessa Gae, da Oriol Bohigas e da Gregotti (ma evidentemente scritto da quest’ultimo)”.
Una simile scelta – che estremizzando si potrebbe definire profana – permette anche a chi molto non sa di architettura di apprezzare appieno la mostra, aiutato all’occorrenza da dettagliate didascalie. Sezione dopo sezione emerge un ritratto tridimensionale di Gae Aulenti che ne evidenzia, da un lato, il rigore professionale e, dall’altro, il vivace intelletto alimentato, come imparato da Rogers, da una molteplicità di interessi e frequentazioni al di fuori dell’architettura. Le teche racchiudono infatti fotografie e lettere personali, dossier realizzati nel corso di viaggi in tutto il mondo, agende fitte di impegni, alcuni dei suoi lavori come grafica e fotografie di alcuni degli oggetti da lei ideati, oggi parte della storia del design e inseriti nelle collezioni di musei di tutto il mondo, scattate dallo studio Ballo + Ballo.
Non manca un focus su come abbia sempre curato la propria immagine, arrivando anche attraverso essa a costruire l’allure che la circonda.
Allure meritata, accompagnata da tanto lavoro come dimostrano i settecento progetti – non necessariamente tutti realizzati – che spaziano dal cucchiaio alla città conservati nell’archivio che ha lasciato in eredità. Progetti che Agosti cita per sommi capi, dall’opera prima, un edificio costruito a Milano in zona San Siro nel 1956 per conto di amici con stalla per cavalli al piano terra e abitazione al primo piano, sino all’aeroporto internazionale dell’Umbria, inaugurato pochi giorni dopo la sua morte. La ricostruzione di uno dei portali dell’aeroporto in corrispondenza dell’uscita dalla mostra si carica così di importante valore simbolico e rende l’esperienza di visita appena conclusa ancor più suggestiva.
Silvana Costa
La mostra continua:
Triennale di Milano
viale Alemagna, 6 – Milano
fino a domenica 12 gennaio 2025
orari: martedì-domenica 10.30-20.00
ultimo ingresso alle 19.00
www.triennale.orgGae Aulenti (1927-2012)
a cura di Giovanni Agosti
con Nina Artioli, Nina Bassoli
in collaborazione con Archivio Gae Aulenti
progetto di allestimento T SPOON
Pubblicazioni:
Gae Aulenti. I mondi
Guida alla mostra
a cura di Giovanni Agosti
Electa, 2024
20×30 cm, 96 pagine, 97 illustrazioni, brossura
prezzo 18,00 EuroGae Aulenti. Il gioco
ideazione del gioco e testi Giovanni Agosti
ideazione delle carte e immagini Giovanna Buzzi
Electa. 2024
13,4×9,4 cm, 88 carte + 2, 88 illustrazioni
prezzo 20,00 Euro
www.electa.it