Una coinvolgente trasposizione teatrale dell’omonimo romanzo poliziesco-noir di Scerbanenco. Stefano Annoni si cala nei tormentati panni di Duca Lamberti per indagare nella Milano dei conflitti economici e sociali di fine anni Sessanta.
In sala al Teatro Franco Parenti cala il buio, si accendono i riflettori a illuminare il canto triste e strascicato di “Matilde Crescenzaghi fu Michele e Ada Pirelli, abitante in corso Italia 6, Milano, nubile, insegnante di varie materie anche di buona educazione, se possibile, alla Scuola serale Andrea e Maria Fustagni, a Porta Venezia”. Queste le generalità della vittima del barbaro omicidio cui Duca Lamberti è chiamato a indagare. In realtà cui si ostina a indagare sebbene per il suo superiore, il commissario Luigi Càrrua, il caso sia già risolto: colpevoli gli undici studenti “dai tredici ai vent’anni, la maggior parte dei quali erano stati in riformatorio o avevano il padre alcolizzato o la madre dedita al meretricio”. Eppure è impossibile nessuno abbia visto chi ha violentato e massacrato di botte la maestrina, chi ha portato la bottiglia di anice lattescente che ha fatto ubriacare gli alunni sino a tramutarli in bestie, chi l’ha denudata spargendo gli abiti per l’intera aula scolastica.
Inizia così la restituzione teatrale de I ragazzi del massacro, il terzo della serie di romanzi dedicati da Giorgio Scerbanenco alle indagini di Duca Lamberti. Stefano Annoni ha l’arduo compito di restituire il gran tumulto interiore che smuove Lamberti, un medico radiato dall’ordine e incarcerato tre anni per aver praticato l’eutanasia a una paziente, trasformatosi in poliziotto per seguire le orme del padre. Egli ha una severa concezione di cosa sia bene e cosa sia male e una sete insaziabile di verità che lo porta ad avvicinarsi pericolosamente ai limiti consentiti della legge. Al suo fianco nelle indagini la fidanzata Livia Ussaro che, grazie agli studi compiuti all’Università, è abile nel capire e interpretare il comportamento del prossimo, ad iniziare da Duca.
La versione de I ragazzi del massacro meticolosamente diretta da Paolo Trotti smonta e rimonda le parti del romanzo componendo un racconto che, rispetto all’originale, conferisce tridimensionalità al personaggio dell’assassino della maestrina, suscitando commozione e pietà verso quel misero essere umano. Le semplificazioni della trama, rese necessarie da un allestimento con tre soli attori, sono ampiamente compensate da citazioni da altri testi di Scerbanenco che contestualizzano sia i protagonisti fissi della saga – che consegna lo scrittore alla hall of fame della letteratura patria sino al punto di istituire un premio lui intitolato, assegnato annualmente al miglior autore italiano di gialli – sia, soprattutto, il clima di quel delicato periodo storico.
Paolo Trotti dopo La Nebbiosa di Pasolini torna a cimentarsi con la Milano degli anni Sessanta raccontata dalla penna di grandi scrittori. È la metropoli delle periferie, dei quartieri popolari dove si aggirano prostitute, ladri, ubriaconi e ragazzi che spendono le giornate tra le partite a carte in bar fumosi o per le strade cercando di emulare le gesta della Mala cittadina. Questa volta si aggiungono le eco delle prime proteste sessantottine, dei cortei che sfilano per le vie del centro e i tentativi di occupazione dell’Università Statale. Indubbiamente il punto di vista scelto da Scerbanenco – quello della polizia – all’epoca può risultare impopolare, troppo maschilista, troppo a destra per l’ondata di ideali comunisti che travolge la borghese Milano e simbolo della repressione contro le continue manifestazioni. Eppure i romanzi hanno successo immediato proprio per la capacità di descrivere e dar voce alle classi più deboli, escluse dagli effetti del boom economico.
I testi di Scerbanenco sono soggetti a cicliche riscoperte da parte dei lettori e, pagina dopo pagina, ne esce esaltata la capacità di affrontare con sfacciata libertà temi scottanti – allora quasi tabù – come l’eutanasia, l’aborto, la tutela dei minori, l’omosessualità sia maschile sia femminile, la lotta di classe, l’emancipazione femminile. Parimenti, dopo aver assistito allo spettacolo, si è sgomenti per la lucidità di previsioni disincantate – avveratesi in ogni sfumatura – sull’esito di lungo periodo delle rivoluzioni sessantottine e, soprattutto, nel constatare come in quasi cinquant’anni il dibattito politico ed etico di un Paese che ama definirsi avanzato e civile sia rimasto immobile nelle sue posizioni.
Questa nuova produzione di Linguaggicreativi al suo debutto nazionale merita in pieno il lungo appaluso del pubblico tributato sia al cast sia a quanti hanno lavorato dietro le quinte. La severa regia di Paolo Trotti orchestra il fitto viavai di personaggi in scena: ogni singolo gesto degli attori è altamente evocativo perché misurato e rapportato al contesto, senza sbavature o digressioni. Il tandem di interpreti composto da Stefano Annoni e Diego Paul Galtieri, già apprezzato un anno fa ne La Nebbiosa, si rivela ancora una volta efficace e convincente, con Gualtieri che si presta anche a eseguire dal vivo alcune delle musiche che accompagnano il dramma poliziesco. Tuttavia un encomio speciale va a Federica Gelosa cui sono assegnate le varie parti femminili della storia: la maestra Matilde Crescenzaghi, la custode, Marisella Domenici madre di Ettore uno dei ragazzi accusati del delitto, Alberta Romani l’assistente sociale che si prodiga di casa in casa per recuperare i ragazzi disagiati dei quartieri popolari. Gelosa è sorprendente nel caratterizzare ciascuna donna in maniera propria alla classe sociale e all’età, senza cadere nel macchiettistico, senza scivolare nel melodrammatico, conferendo anzi a vittima e carnefici le connotazioni dell’essere umano con il proprio bagaglio di esperienze, ideali e sofferenza.
I ragazzi del massacro diretto da Paolo Trotti è degno di un posto di rilievo nell’elenco delle rappresentazioni dei testi di Scerbanenco. Sebbene nello spazio circoscritto del palcoscenico teatrale non sia possibile rappresentare fisicamente la caccia al colpevole per le strade di Milano come accade nelle pellicole cinematografiche, resta la grande capacità di autori e interpreti di spostare l’attenzione dall’ambiente urbano al percorso di evoluzione interiore dei personaggi, dal contesto alla sublimazione del contenuto.
Silvana Costa
Lo spettacolo continua:
Teatro Franco Parenti – Sala 3
via Pier Lombardo, 14 – Milano
fino a mercoledì 24 gennaio 2018
orari: mar 20.30 / mer e sab 21.00 / gio 19.00 / ven 19.30 / dom 15.45
lunedì riposo
www.teatrofrancoparenti.it
I ragazzi del massacro
tratto dal romanzo I ragazzi del massacro
di Giorgio Scerbanenco, pubblicato da Garzanti
con Stefano Annoni, Diego Paul Galtieri, Federica Gelosa
regia Paolo Trotti
assistente alla regia Veronica Scarioni
scene e costumi Francesca Biffi
assistente scenografa Paola Tognella
produzione Simona Migliori per Linguaggicreativi
promozione Simona Calamita
distribuzione Maurizio D’Egidio
durata 75 minuti
prima nazionale