Le grandi opere di Shakespeare raccontate dai non-protagonisti.
A Milano, al Teatro Elfo, si sono da poco concluse le repliche del Sogno di una notte di mezza estate diretto da Elio De Capitani. Il sipario è calato nel momento in cui prendono il via i festeggiamenti per le triplici nozze celebrate al palazzo di Teseo ad Atene. E poi?
E poi c’è stata una festa grandiosa, coriandoli e cibo a volontà come dimostra lo stato in cui troviamo il palcoscenico del Teatro i, dove andiamo ad assistere a Io, Fiordipisello, una produzione Accademia degli Artefatti da un testo di Tim Crouch. La narrazione prende il via dalla notte dopo il matrimonio, quando i neosposi si sono ritirati nelle proprie stanze e il buio avvolge con il suo manto ogni cosa. È la quiete dopo la tempesta, il riscatto dalle angosce vissute, il premio dopo una missione provante. Fiordipisello giace a terra ma il suo sonno è agitato, disturbato da sogni inquietanti. Incubi più che altro che la portano a rivivere le avventure degli ultimi giorni.
Fiordipisello è un personaggio all’apparenza secondario di Sogno di una notte di mezza estate eppure è sempre in scena, al seguito di Titania, regina delle fate (e dei folletti). Fiordipisello, insieme all’amico Seme di Senape, assiste impotente a tutti i sortilegi attuati da Oberon, re degli elfi, per burlarsi di Titania, sua sposa, e degli umani giunti nella foresta. Anzi, ne diviene vittima egli stesso quando è invitato a grattare la mostruosa testa di Bottom (in italiano Sedere: un nome, un programma) che ha assunto sembianze asinine. Eppure è proprio Bottom, l’artigiano con la passione per la recitazione, che offre a Fiordipisello l’occasione per pronunciare la sua unica battuta. Questo tuttavia non si rivela un evento sufficiente a evitare che l’uomo con la testa asinina tormenti i suoi sogni.
Lo confessiamo: la maggior parte degli allestimenti del Sogno hanno sempre portato in scena Fiordipisello con le sembianze di eterea fatina. Vederla ora impersonata dal barbuto Matteo Angius ci spiazza ma, al contempo ci diverte. La presenza che in tre ore di testo shakespeariano pronuncia una sola battuta ora è un vulcano che tutto travolge con le sue parole anzi, quando le parole non bastano per descrivere efficacemente quanto vuole raccontare, non esita a servirsi del pubblico. A questo punto il testo dell’attore diviene una mera traccia perché le persone, quando chiamate a mutare di ruolo, da spettatore ad attore, riescono a scatenare divertenti digressioni dalla storia originaria. In fondo to play, in lingua inglese si traduce con recitare ma, anche, con giocare e la serata a teatro si rivela più ludica che mai.
Il regista Fabrizio Arcuri è in scena – o meglio in un angolo defilato del palcoscenico – con Matteo Angius nel duplice ruolo di responsabile degli impianti tecnici e di spalla comica. A lui il compito si scandire i minuti di questa lunga notte di mezza estate. Arcuri è il regista di tutti e quattro gli spettacoli che compongono il progetto di Tim Crouch I, Shakespeare. A Io, Fiordipisello seguono, nell’ordine, Io, Banquo, il condottiero ucciso da Macbeth; Io, Calibano incentrato sul racconto del mostro deforme de La tempesta; Io, Cinna (il poeta) da Giulio Cesare. Un’ulteriore serata è dedicata alla lettura scenica di Io, Malvolio il maggiordomo innamorato della propria padrona ne La dodicesima notte. Cinque personaggi creati dalla sterminata fantasia di William Shakespeare per arricchire gli intrecci delle proprie opere teatrali. Cinque ruoli che, sebbene non di primo piano, restano impressi nella mente dello spettatore che li ritrova con piacere protagonisti di uno spettacolo tutto loro, in cui raccontano la storia originale da un’angolazione nuova: talvolta inaspettata, sicuramente divertente ed avvincente. L’idea di rendere protagonisti di nuove storie i personaggi minori delle grandi opere è un espediente diffuso nel panorama anglosassone. Ricordiamo qui due esempi, solo per citare i più famosi: Rosencrantz e Guildenstern sono morti di Tom Stoppard (dall’Amleto) e Il grande mare dei Sargassi di Jean Rhys (che racconta la storia di Bertha, la prima moglie del protagonista di Jane Eyre).
Appuntamento quindi a teatro per una irriverente rilettura di cinque grandi classici, per cinque appuntamenti imperdibili per chi ha visto gli originali e per chi non ha mai avuto il coraggio di cimentarsi nell’impresa di scoprire quanto moderno possa essere Shakespeare.
Silvana Costa
Lo spettacolo continua:
Teatro i
via Gaudenzio Ferrari 11 – Milano
fino a martedì 20 dicembre 2016
ore 21.00
www.teatroi.orgI, SHAKESPEARE
CINQUE TESTI DI TIM CROUCH
di Accademia degli Artefatti
12 e 13 dicembre
Io, Fiordipisello
da Sogno di una notte di mezza estate
di Tim Crouch
traduzione Pieraldo Girotto
regia Fabrizio Arcuri
con Matteo Angius e Fabrizio Arcuri
produzione Accademia degli Artefatti14 e 15 dicembre
Io, Banquo
da Macbeth
di Tim Crouch
traduzione Pieraldo Girotto
regia Fabrizio Arcuri
con Enrico Campanati e Matteo Selis
produzione Fondazione Luzzati – Teatro La Tosse di Genova16 e 17 dicembre
Io, Calibano
da La tempesta
di Tim Crouch
traduzione Pieraldo Girotto
con Fabrizio Croci
regia Fabrizio Arcuri
produzione Accademia degli artefatti, L’Uovo Teatro Stabile d’Innovazione onlus
18 e 19 dicembre
Io, Cinna (il poeta)
da Giulio Cesare
di Tim Crouch
traduzione Pieraldo Girotto
con Gabriele Benedetti
regia Fabrizio Arcuri
produzione Accademia degli Artefatti, CSS Stabile di Innovazione del FVG20 dicembre
lettura scenica
Io, Malvolio
da La dodicesima notte
di Tim Crouch
traduzione Pieraldo Girotto
www.artefatti.org