Carmelo Rifici, direttore della Scuola di Teatro del Piccolo di Milano e della sezione teatro del LAC di Lugano, propone un’indagine sulle mille sfaccettature della violenza che affligge il genere umano. Il cammino prende avvio dagli albori della civiltà occidentale e dalle crudeli richieste delle divinità del Monte Olimpo.
Carmelo Rifici, per il nuovo lavoro realizzato in coproduzione tra LuganoInScena e Piccolo Teatro di Milano, attinge ai miti della Grecia classica, cimentandosi con Ifigenia in Aulide. Lo spettacolo in scena tuttavia non è la mera restituzione della tragedia di Euripide quanto una riflessione su di essa. Rifici coadiuvato da Angela Demattè sviscera il testo originale alla ricerca delle motivazioni che spingono prima Agamennone a sacrificare la figlia sull’altare di Artemide e poi la stessa Ifigenia ad accettare con entusiasmo di immolarsi agli dei. Gratificata dal gesto, Artemide lascerebbe salpare le navi dei greci alla volta di Troia, mentre Ifigenia sarebbe ricordata dalla sua gente come un’eroina. Gli autori attingono a piene mani da fonti antiche e contemporanee, da filosofia, religione, antropologia e mitologia per cercare le motivazioni che possano spingere dei, eroi e semplici contadini della Calcide a invocare l’atroce morte di una vergine. Si creano arditi parallelismi con Arianna nel labirinto, con Cristo morto senza peccato per salvare l’umanità o con gli scatti di violenza registrati all’interno dei branchi di primati e poi su, lungo la catena evolutiva, sino all’episodio biblico di Caino e Abele.
L’escamotage narrativo adottato in Ifigenia, liberata porta sul palcoscenico una compagnia intenta a provare Ifigenia in Aulide. La drammaturga (Mariangela Granelli) infarcisce il copione di brani che spieghino quali colpe la folla possa scorgere nell’ingenua Ifigenia per poterne giustificare la morte e, quindi, auto-assolversi dal peccato di omicidio. Argomentazioni cui attinge anche il regista (Tindaro Granata) per aiutare gli attori a calarsi nella mente di personaggi dai comportamenti tanto anacronistici quanto illogici. Alla luce di queste riflessioni lo stesso Rifici puntualizza le motivazioni alla base della scelta dei titolo dello spettacolo: “Il concetto di “liberazione” allude sicuramente a quella “verità che rende liberi” ma anche a una visione “più libera” del mito, nel momento in cui se ne smascherino i sottintesi”.
Configurandosi come un making of durante cui lo spettacolo nasce coralmente man mano, Ifigenia, liberata contempla la presenza in scena del musicista Zeno Gabaglio che crea la colonna sonora insieme al regista, assecondando e caricando di pathos le parole recitate. Un grosso schermo domina il palcoscenico e proietta scene registrate dietro le quinte alternate a primi piani degli attori intenti ad ascoltare le indicazioni del regista, trasformando le prove in una sorta di reality/talk show in cui coinvolgere le maestranze e, idealmente, anche il pubblico in sala.
Ottima la prova offerta dal cast che, in buona parte abbiamo ammirato lo scorso anno nel Gabbiano diretto sempre da Carmelo Rifici. Tra gli attori in scena spiccano, per ruolo e carisma, Mariangela Granelli e Tindaro Granata cui è affidato il ruolo dell’alter ego degli autori effettivi; intensa Giorgia Senesi sia quando si cala nei panni di Clitennestra sia quando, con piglio femminista, deride e contesta le ambizioni femminili limitate al compiacimento dei desideri del marito, alla crescita dei figli e all’accudimento della dimora.
L’estro di Margherita Palli ricrea una grande sala prove rivestita in boiserie in legno tinto rosso ciliegio, interrotta da porte dalla spessa imbottitura fonoassorbente che si aprono su una saletta dalle pareti rosso scuro, il colore ferruginoso che prende il sangue quando si asciuga. Se il palcoscenico costituisce il luogo delle relazioni tra gli individui, la saletta è lo spazio del raccoglimento interiore, del dialogo con la bestia che dimora nell’animo e dell’offerta di sacrifici alla divinità. Il design dei pochi arredi presenti in scena richiama gli anni Cinquanta così come i sofisticati costumi concepiti da Margherita Baldoni per Ifigenia, Clitennestra e il coro: colori decisi, tagli rigorosi, elaborate costruzioni sartoriali e dettagli preziosi contraddistinguono ciascun modello.
Lo sforzo esplicativo compiuto dagli autori di Ifigenia, liberata è notevole ma non deve essere assunto dal pubblico acriticamente. L’interpretazione offerta è una delle tante possibili: il bello dell’arte è che, in fondo, un’opera dovrebbe essere offerta dall’autore agli spettatori senza spiegazione alcuna, lasciando che ciascuno, guidato dalla fantasia, dalla sensibilità, dalla storia e dalla cultura che gli sono proprie individui una personale chiave di lettura. Non è certamente un caso se in scena campeggia una libreria dalle impressionanti dimensioni. Tuttavia la decisione di parafrasare i versi di Euripide sino allo sfinimento a tratti rischia di sfociare in pedanteria. Consci di ciò, Angela Demattè e Carmelo Rifici sedano le elucubrazioni prima che si tramutino in un mero esercizio di retorica facendo intervenire il coro, chiedendo contributi musicali o, come accade nell’antica Grecia, passano il testimone al pubblico.
Silvana Costa
Lo spettacolo continua:
Piccolo Teatro Strehler
largo Greppi 1 – Milano
fino a domenica 7 maggio 2017
orari: martedì, giovedì e sabato 19.30
mercoledì e venerdì 20.30
domenica 16
lunedì riposo
www.piccoloteatro.orgIfigenia, liberata
ispirato ai testi di Eraclito, Omero, Eschilo, Sofocle, Euripide, Antico e Nuovo Testamento, Friedrich Nietzsche, René Girard, Giuseppe Fornari
progetto e drammaturgia Angela Demattè, Carmelo Rifici
regia Carmelo Rifici
con (in ordine alfabetico) Caterina Carpio (Corifea/Ominide), Giovanni Crippa (Calcante/Vecchio/Platone), Zeno Gabaglio (musicista), Vincenzo Giordano (Menelao),Tindaro Granata (regista), Mariangela Granelli (drammaturga), Igor Horvat (Odisseo), Francesca Porrini (Corifea/Ominide), Edoardo Ribatto (Agamennone), Giorgia Senesi (Clitennestra), Anahì Traversi (Ifigenia)
scene Margherita Palli
costumi Margherita Baldoni
maschere Roberto Mestroni
musiche Zeno Gabaglio
disegno luci Jean-Luc Chanonat
progetto visivo Dimitrios Statiris
in video Maximilian Montorfano, Jacopo Montorfano, Agnese Chiodi
regista assistente Agostino Riola
assistenti alla regia Emiliano Masala, Francesco Leschiera
produzione LuganoInScena
in coproduzione con LAC Lugano Arte e Cultura, Piccolo Teatro di Milano-Teatro d’Europa e Azimut
in collaborazione con Spoleto Festival dei 2Mondi, Theater Chur
con il sostegno di Pro Helvetia, Fondazione svizzera per la cultura
durata 150 minuti più intervallo