Il popolo cattivo

Fino a giovedì 4 agosto, nello scenario storico-paesaggistico del Castello Sonnino, a Quercianella, Utopia del Buongusto presenta Il popolo cattivo.

Esiste un primato della cattiveria? Non al singolare, come è d’uopo denunciare nei serial a stelle e strisce, dove il “mostro” – il serial killer – è sempre un individuo psicologicamente disturbato o una specie di reincarnazione del male, quasi il male fosse entità a sé e non generato da esseri senzienti. Bensì un indice della cattiveria di una nazione (come il Pil, che misura il prodotto interno lordo e dovrebbe indicare la ricchezza di un Paese, ma non il suo effettivo ben essere)?
La domanda non è affatto demagogica, soprattutto se a porla è una specie di clown à la Heinrich Böll, che si aggira in un mondo popolato da esseri umani raramente buoni – mentre quattro solisti conducono gli spettatori in un viaggio musicale fino alla terra del Sol Levante (con il tema di Furyo).
Il Castello Sonnino, a picco sul mare, con il suo cielo stellato d’agosto, fa da sfondo alla conquista del Congo da parte di Leopoldo II del Belgio (tragedia raccontata anche da Joseph Conrad in Heart of Darkness); alle mire imperialiste italiane nel Corno d’Africa (decantate anche da Pascoli nel celebre discorso La grande Proletaria si è mossa, tenuto in provincia di Lucca, a Barga, il 26 novembre 1911); ai Conquistadores spagnoli e portoghesi che, come gli anglosassoni successivamente, ammazzarono i nativi americani tanto con la spada quanto con la riduzione in schiavitù e le malattie infettive (contro le quali i nativi non avevano un sistema immunitario adeguato). Ma anche la prigione a cielo aperto della Striscia di Gaza; la carneficina della guerra di trincea per eccellenza, la Prima guerra mondiale; e si potrebbero aggiungere, insieme all’Olocausto di Hitler, anche il genocidio armeno e l’occupazione cinese in Tibet.
E mentre il nostro clown fa il conto dei milioni di morti, il Pentagono ammette di aver bombardato Sirte (senza nemmeno dover chiedere il consenso del Congresso, grazie a una risoluzione approvata dopo l’11 settembre). L’11 settembre che, per i guerrafondai statunitensi è stata una vera manna dal cielo – consentendo una rinegoziazione dei diritti civili al ribasso per i cittadini statunitensi, e l’appoggio del potere mediatico che si è trasformato in una macchina per la propaganda: che rinomina i bombardamenti con bombe e missili intelligenti, le vittime civili come danni collaterali, e le guerre che negli ultimi 20 anni hanno insanguinato il pianeta come missioni di pace (almeno dalla campagna militare Usa, Enduring Freedom, nel 2001; ma forse anche da prima, se qualcuno ricorda ancora Restoring Hope, la missione Onu in Somalia, tra il ’92 e il ’93). Poi ci si trova sul metrò sbagliato e ci si chiede perché.
Ottima performance musicale, con accenni di free jazz negli arrangiamenti, per uno spettacolo dolce-amaro con alcune battute davvero fulminanti, ma che fa riflettere più di quanto si pensi. Perché il riso può essere tragico.

Simona M. Frigerio e Luciano Uggè

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Lo spettacolo continua:
Castello Sonnino

Quercianella (LI)
fino a giovedì 4 agosto, ore 21.30
www.guasconeteatro.it/Utopia-del-Buongusto.htm

Guascone Teatro presenta:
Il popolo cattivo
di e con Andrea Kaemmerle
e con Roberto Cecchetti (violino); Filippo Pedol (contrabbasso); Marco Vanni (sax e clarinetto); Emiliano Benassai (tastiera, fisarmonica)

 

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