La personale di Alessandro Busci alla Triennale di Milano riflette sulla crescita architettonica della città che, a partire dal dopoguerra, ma soprattutto ora, all’esordio del XXI secolo, ne ha cambiato radicalmente il volto, imprimendo al suo orizzonte un inedito moto ascendente.
Non prendeteci per pazzi se, dopo aver criticato a lungo i nuovi grattacieli che in questo ultimo decennio spuntano sempre più numerosi nella metropoli lombarda (leggi la recensione di Grattanuvole), ora non risparmieremo le lodi alla mostra allestita in Triennale con le opere di Alessandro Busci dedicate alla città che sale.
Non è un controsenso. Da un lato lodiamo affascinati gli esperimenti dell’architettura moderna: da BBPR con la rivisitazione della tipologia classica della torre per la Torre Velasca alle ardite leggerezze di Gio Ponti con il Grattacielo Pirelli o, ancora, alla massiccia imponenza conferita da Muzio al Grattacielo di via Turati. D’altro canto siamo scettici sulla folle corsa alla verticalizzazione urbana dei giorni nostri, in un continuo sorgere di nuovi grattacieli ipertecnologici che, seppur firmati da grandi nomi della progettazione internazionale, risultano avulsi dalla realtà milanese. Prendiamo per esempio la Sede Unicredit: riteniamo di poter affermare, senza timore di smentita, che, confrontandola con altre opere di Cesar Pelli, magari proprio con le celeberrime Petronas Towers divenute icona di Kuala Lumpur, manchi di poesia e attenzione alle peculiarità del contesto.
Non possiamo che lodare il lavoro di Busci che, alla guisa di un reporter, osservando la città trasformarsi rapidamente intorno a lui, afferra tavolozza, cavalletto e lastra in acciaio cor-ten per raccontarci quanto accade. Muovendoci per la sala espositiva al primo piano della Triennale ci sembra di sfogliare un manuale di architettura contemporanea, trovando davanti ai nostri occhi gli edifici dei Maestri dell’architettura moderna italiana, i grattacieli contemporanei firmati dalle nuove star globali e preziosi richiami a icone planetarie quali l’Empire State Building.
Il riferimento alla Sede Unicredit non è casuale: Alessandro Busci la ritrae numerose volte, ostinatamente e meticolosamente, scomponendola nelle linee di forza orizzontali, verticali e curve che la caratterizzano, analizzando, a guisa di moderno Monet, come la pelle vetrata rifletta i diversi colori e umori di una città. Per contrapposizione, la Torre Branca – su cui sono salite generazioni di milanesi e turisti per ammirare il panorama dall’alto – si arrampica leggera verso il cielo grazie al suo traliccio leggero e trasparente che non preclude la vista dell’orizzonte. Icone milanesi, moderne e contemporanee, si rincorrono sui candidi muri della sala espositiva, sistemate l’una accanto all’altra con finta casualità. Per colpa – o per merito – della laurea in architettura l’occhio di questo artista, nel raccontarci la società del XXI secolo, è attratto dagli edifici che ritrae come fossero amici in posa, associando a ciascuno un proprio stile di rappresentazione enfatizzato dal monocromatismo che si accende di mille bagliori metallici quando la superficie della lastra in cor-ten sbuca da sotto lo strato di pittura.
C’è l’elegante silhouette del Grattacielo Pirelli che svetta, solitaria, verso il cielo e, di fianco, su supporti di minor formato, Busci indugia sui dettagli costruttivi. Ritrae invece frontalmente, con il contesto urbano a guisa di quinta, la coppia di torri del Bosco Verticale, divertendosi a riprodurre fedelmente l’intricato gioco dei candidi balconi; sembra poi volerci ipnotizzare con il gioco di spirali delle torri dello Stadio di San Siro che si arrampicano ai vari anelli e ci inquieta quando traccia, con i suoi consueti toni drammatici, i chiaroscuri volumetrici della nuova Sede dell’Università Bocconi.
Tuttavia c’è un edificio che, nelle surreali visioni dell’artista, sembra prestarsi a diverse tipologie di rappresentazione, rivelando ogni volta una differente sfaccettatura caratteriale: la Torre Velasca. Mettendosi di volta in volta in posa per l’artista, la Torre risulta massiccia ed imponente quando dipinta di fronte per sembrare invece esile ed aggraziata come una guglia del duomo quando ritratta dal livello della strada con il naso all’insù. Noi, tuttavia, ci siamo affezionati alle vedute urbane in cui la Torre svetta in fondo alla via, palesandosi misteriosa e brillante da dietro la cortina edilizia, perché è così, in fondo, che ci si è apparsa davanti la prima volta che ci siamo imbattuti in lei.
Alessandro Busci in questo allestimento non tralascia di ricordare come le spinte in verticale della Milano moderna, prima che negli edifici terziari e residenziali, siano partite dalle periferie industriali. Sfruttando tutta la raffinata evocazione storica del bianco e nero, ci mostra la Milano raccontata da Sironi quasi un secolo fa in cui, sopra i tetti delle prime fabbriche, svettavano le sottili ciminiere e i panciuti serbatoi d’acqua. Ma i tempi e la città sono cambiati e il colore, che accende le opere seguenti, illumina il cielo e permette di scorrere all’orizzonte le gru dei cantieri della Milano terziaria che sale, risvegliandoci dal sogno metafisico e facendoci tornare ai giorni nostri. Per analogia, alle fabbriche Busci accosta alcuni esemplari della serie dedicata alle centrali: sagome scure, a tratti minacciose, che si stagliano su un cielo cangiante dal colore oro brunito del cor-ten al rosso del tramonto.
Le vedute degli aerei in pista pronti al decollo che Busci inframezza ai grattacieli non sono affatto un corollario ma uno strumento per cambiare prospettiva e vedere la città che sale dall’alto e non più con il naso all’insù. Dall’aeroporto, ma anche col treno, si parte per un suggestivo giro del mondo, fatto di poche, ma suggestive, tappe alla scoperta dei maestri dell’architettura, a iniziare da Le Corbusier con la Cappella di Ronchamp.
Silvana Costa
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La mostra continua:
Triennale di Milano
viale Alemagna, 6 – Milano
fino a domenica 30 novembre 2014
orari martedì – domenica 10.30 – 20.30
giovedì 10.30 – 23.00 lunedì chiuso
ingresso libero
www.triennale.org
Alessandro Busci
In alto Milano
progetto e allestimento mostra Alessandro Busci
coordinamento e organizzazione Silvia Berselli
grafica Paola Lenarduzzi – studiopaola
Catalogo:
Alessandro Busci. In alto Milano
testi Ada Masoero, Angelo Crespi
Johan and Levi editore, 2014
136 pagine
prezzo 30,00 Euro
www.johanandlevi.com