Io, Steve Jobs

La Stagione MTM al Teatro Leonardo di Milano entra nel vivo con un nuovo ritratto da aggiungere a Gli Album di Corrado d’Elia: il monologo Io, Steve Jobs in scena sino a domenica 31 ottobre.
Il testo è un inno a quel periodo di grande libertà e creatività compreso tra la seconda metà degli anni Sessanta e gli anni Settanta, una creatività che come un’onda travolge tutti i settori, in campo artistico – come ricordano i successi che fanno da colonna sonora allo spettacolo – ma pure in ambito scientifico e tecnologico. È un inno al talento ma, soprattutto, all’intraprendenza necessaria a farlo emergere e a permettergli di dare forma a idee che cambieranno per sempre il modo di lavorare e comunicare.
Corrado d’Elia si palesa in scena con jeans e camicia a maniche corte ma non interpreta il classico surfista abbronzato di ritorno dalla Half Moon Bay. Lui è uno di quei nerd pallidi che trascorrono le giornate e le nottate chiusi nel garage di casa in quella che nel 1972 il giornalista Don C. Hoeflerper battezza “Silicon Valley”. Lui è Steve Wozniak e racconta di come con il suo progetto per un personal computer abbia conquistato l’interesse di Steve Jobs – un coetaneo alquanto originale ma assai competente in informatica – e di come questi lo abbia spronato a mettersi in gioco. Di come, passo dopo passo, sfidando talvolta il buonsenso, i due Steve abbiano dato vita alla Apple e abbiano sistematicamente rivoluzionato il mercato con prodotti cui le altre aziende del settore sono state costrette a uniformarsi.
Wozniak rievoca quarant’anni di vita di Jobs, tra successi lavorativi e vita privata, fino al tumore che si è portato via l’amico a soli 56 anni. Il racconto, come da premessa, è epico, un po’ retorico e indubbiamente eccessivamente indulgente nei confronti di Steve Jobs, un talento visionario ma al contempo un personaggio dalle tante zone d’ombra come denunciano le testimonianze di chi gli è stato vicino. La morte, si sa, ha il potere di cancellare dalla mente dei superstiti gli episodi sgradevoli. Al di là delle critiche, oggi a 10 anni esatti dalla morte – avvenuta il 5 ottobre 2011 – lui è ancora un modello di riferimento, un mito irraggiungibile, per talento ma pure per capacità di coinvolgere gli investitori e per strategie di marketing.
Il ritmo è trascinante: la regia è curata dallo stesso d’Elia con l’ausilio di Luca Ligato e Sabrina De Vita. In scena l’attore, con gran maestria, riesce a trasferire a Woz la propria eccitazione per il ritorno sul palcoscenico di MTM, trasformandola in struggimento del protagonista per la perdita del compagno di così grande impresa, un’emozione che arriva diretta al pubblico che, a fine spettacolo, gli tributa lunghi minuti di applausi.
Un successo da condividere con Christian Laface e Gabriele Copes responsabili rispettivamente delle luci e delle musiche, elementi essenziali per sottolineare i passaggi chiave del racconto e accompagnare il pubblico in sala in un viaggio a ritroso nel tempo. La scenografia di Chiara Salvucci è un ulteriore omaggio agli anni Sessanta e Settanta con il monolite che domina il palco a citazione di 2001: Odissea nello spazio, il capolavoro di Stanley Kubrick uscito nelle sale italiane nel 1968. Il blocco dal colore cangiante è al contempo un riferimento ai computer grandi come armadi in uso sino ad allora e una sorta di divinità informatica che ispira Steve Jobs nell’evoluzione dei prodotti Apple.
D’Elia chiude Io, Steve Jobs citando il celebre discorso pronunciato all’Università di Stanford il 12 giugno 2005, un’esortazione agli studenti a seguirne le orme, a essere curiosi e determinati nel dar corpo ai propri sogni: “Stay hungry. Stay foolish“. Un motto che vale anche per il teatro.

Prossimo appuntamento con Gli Album di Corrado d’Elia dal 9 al 19 dicembre al Teatro Litta con Io, Moby Dick.

Silvana Costa

Lo spettacolo continua:
MTM Teatro Leonardo
via Andrea Maria Ampère, 1 – Milano
fino a domenica 31 ottobre 2021
orario: da martedì a sabato 20.30
domenica 16.30
www.mtmteatro.it

Io, Steve Jobs
progetto, drammaturgia e regia Corrado d’Elia
scene Chiara Salvucci
luci Christian Laface
musiche Gabriele Copes
assistenti alla regia Luca Ligato e Sabrina De Vita
produzione Compagnia Corrado d’Elia
durata dello spettacolo: 90 minuti
progetto selezionato Next 2020
prima nazionale