Al Triennale Design Museum una mostra che analizza il rapporto tra eros e progetto, che indaga modi, forme e strategie con cui la sessualità si incorpora nelle cose e ne fa strumento di conoscenza. Per chi le progetta, ma anche per chi le usa.“Non si tratta di una mostra sul sesso ma di una mostra che studia la relazione fra design e sesso, il ruolo del sesso nel design e il sesso che si esprime attraverso il design” così, Silvana Annichiarico, in veste di curatrice, presenta Kama, la nuova mostra organizzata dal Triennale Design Museum. L’evento è una nuova tappa del percorso intrapreso dall’istituzione milanese per capire come la disciplina, nel suo evolversi, si sia avvicinata alle grandi questioni ontologiche. Un evento curato con professionalità, con una presentazione quasi asettica degli oggetti che può suggestionare o turbare il pubblico quanto le rappresentazioni dei nudi sui manuali di anatomia sebbene, per evitare inutili polemiche, Triennale abbia scelto di riservarlo solo ad un pubblico maggiorenne.
Il frutto della ricerca d’archivio e nel contemporaneo, tra oggetti che sono diventati veri must tra i complementi d’arredo, occupa la parte centrale della Galleria Aulenti; attorno, ciascuna nella propria nicchia, trovano spazio le installazioni site-specific realizzate da artisti di fama internazionale: Andrea Branzi, Nacho Carbonell, Nigel Coates, Matali Crasset, Lapo Lani, Nendo, Italo Rota e Betony Vernon. Non volendo entrare nel merito del criterio che ha portato i curatori a selezionare proprio questi nomi, diciamo che ci troviamo di fronte a diversi approcci, dal pudore, peculiare della cultura orientale, di Nendo – in conferenza stampa ha addirittura parlato di imbarazzo a trattare certe tematiche – creatore di ciotole raffinatamente allusive al seno femminile sino alle macchinose quanto gratuitamente pruriginose fantasie di certi designer mediterranei – che non staremo a nominare per non garantire loro considerazione con non meritano – passando per vetrine che paiono allestite dal creativo di turno per vendere i propri oggetti di piacere. Nossignori non chiamiamola arte quando a due passi ci sono le ceramiche di Fornasetti e le fantasie di Sottsass: soffermatevi a guardarle, a coglierne la disincantata ironia e capirete la differenza tra design e voyeurismo.
Il sesso è un elemento che pervade la nostra vita e, in quanto tale, sin dalla notte dei tempi, la curiosità dei designer ne ha indagato i modi, le forme nonché strategie con cui si incorpora nelle cose e ne fa strumento di conoscenza. Per chi le progetta, ma anche per chi le usa. In omaggio a Kama, la divinità indiana del piacere sessuale, dell’amore carnale e del desiderio cui è intitolata la mostra, nel concepire l’allestimento, si è puntato molto sul numero otto: otto come i modi di fare l’amore e otto come le posizioni descritte nel Kamasutra e, quindi, otto nicchie con le installazioni ed altrettante le sezioni che compongono l’Atlante anatomico del corpo erotico reificato ovvero il nucleo centrale dell’esposizione. Archetipi, Priapo, Origine du monde, Seni, Glutei, Orifizi, Accoppiamenti, Erotic, Food Design: questi i punti nevralgici per il piacere sessuale utilizzati come riferimento per distribuire gli oggetti che hanno come matrice morfologica comune gli organi genitali maschile e femminile. Oggetti esposti riciclando i tavoli disegnati dallo studio di Antonio Citterio per il secondo allestimento del museo del design: in questo clima di recessione ed in seguito ai tagli dei finanziamenti pubblici che riceve, Triennale Design Museum ci tiene a sottolineare come per questo evento abbia scelto di mostrare pacatezza!
Silvana Annichiarico, spaziando nei secoli, ha messo insieme circa 200 pezzi fra artefatti, disegni e fotografie, spaziando dalle sedute Him ed Her di Novembre al divano Mae West di Salvador Dalí, dalle Minne di Sant’Agata ai particolari arredi fotografati da Paola Anziché e Jemina Stehli, passando per le fotografie di Carlo Mollino e giungendo infine al provocatorio The Great Wall of Vagina di Jamie McCartney, formato dai calchi dei genitali di 400 donne. Quello che ci ha affascinato di più però è il tavolo degli Archetipi dove, a ricordarci che sin dalle origini della civiltà, in ogni parte del globo, il sesso è al centro dell’arte e della vita dell’essere umano, ci sono tintinnabula pompeiani, vasi a figure rosse etruschi, porcellane di Sèvres e persino shunga – libretti erotici che accompagnavano i guerrieri in battaglia – della dinastia Edo.
Al di là dell’interesse della mostra, della sua capacità di aggiungere un ulteriore tassello alle mille sfaccettature della storia del design, rileviamo la solita grande difficoltà a parlare di sesso in Italia: in modo sereno ma, soprattutto, senza trasformarlo in pretesto per attirare pubblico con uno sforzo minimo. Ci consoliamo pensando che anche in India, patria di Kama, l’eros non è vissuto con la dovuta naturalezza anzi, troppo spesso, è sinonimo di sopruso culturalmente tollerato da una società ancora troppo maschilista, ma questa è un’altra mostra, sempre in Triennale.
Silvana Costa
La mostra continua:
Triennale Design Museum
Triennale di Milano – Galleria Aulenti
viale Alemagna, 6 – Milano
orari: martedì – domenica 10.30 – 20.30; giovedì 10.30 – 23.00; lunedì chiuso
la biglietteria chiude un’ora prima delle mostre
biglietto cumulativo che consente l’accesso al Museo e alle altre mostre de La Triennale
www.triennale.itKAMA. Sesso e Design
a cura di: Silvana Annicchiarico
progetto grafico: Cerri & Associati
installazioni site-specific di: Andrea Branzi, Nacho Carbonell, Nigel Coates, Matali Crasset, Lapo Lani, Nendo, Italo Rota e Betony Vernon
fino a domenica 10 marzo 2013
v.m. 18 anni
www.triennaledesignmuseum.itCatalogo
Silvana Annicchiarico, KAMA. Sesso e Design TR05, Corraini Edizioni, Mantova, 2012
cm 21.0×26.0; pagine: 172; brossura; testi in italiano e inglese
prezzo: € 34.00