Kings. Il gioco del potere

Potere, corruzione e tradimento: Kings – drammaturgia originale tratta dall’Enrieide di Shakespeare – condensa in un unico spettacolo l’inarrestabile corsa verso il potere della monarchia inglese.

È finalmente in scena lo spettacolo più atteso della Stagione 2014/15 dello Spazio Tertulliano: Kings. Il gioco del potere, un testo originale ispirato all’Enrieide di Shakespeare, la serie di tragedie storiche basate sulle gesta dei sovrani inglesi succedutisi durante la Guerra dei cent’anni (1337-1453).
Michelangelo Zeno, il giovane autore, lungi dal voler proporre un sunto delle opere del Bardo, si focalizza sulle dinamiche che smuovono gli uomini bramosi di potere, generando un gioco tragicomico che si ripropone ancora oggi, seppur logorato nella sua reiterazione. Come fosse un manuale per arrivisti, il copione, in ordine cronologico, espone esempi pratici di macchinazioni, corruzioni, tradimenti o sacrifici di capri espiatori, dal buio Medioevo alla modernità. La narrazione parte da Riccardo II (1377-1399) che ancora considera la monarchia un’emanazione divina e basa il proprio regno sulla capacità di soggiogare popolani e nobili. Bastano poche battute per tratteggiare il ritratto di un narcisista, abile nel circondarsi di una corte servile ma, al contempo, obbligato a guardarsi le spalle da quanti aspirino a spodestarlo. Gli succede Enrico IV (1399-1413), divenuto sovrano grazie all’appoggio del popolo e dell’esercito inglese, che inizialmente incarna il sovrano illuminato rinascimentale, lungimirante nelle scelte politiche e desideroso di proporsi ai sudditi come esempio e riferimento. Giuseppe Scordio è magistrale nel rendere le ambivalenze di questa figura storica, sia a livello politico che personale, facendolo ondeggiare tra gesti di munificenza e decisioni crudeli, lasciandolo infine in balia dei fantasmi di errori del passato che sembrano spandere un velo di negatività e crudeltà sull’ultima fase del suo regno. Spetta al figlio, Enrico V (1413-1422),  completare la transizione verso la modernità, dimostrando di essere un leader carismatico che, a ogni scoglio, riesce a ridestare nei seguaci il desiderio di fare gruppo intorno alla sua figura e lottare per conseguire il risultato pianificato. Michelangelo Zeno effettua una suggestiva riscrittura del discorso di San Crispino che, non intaccandone minimamente i principi di fondo, dimostra la perdurante attualità delle opere shakespeariane .
Kings. Il gioco del potere, rispetto ai drammi cui si ispira, propone un testo asciugato di qualsivoglia elemento non strettamente necessario e lancia agli spettatori appena una manciata di riferimenti storici a fornire una parvenza di trama, concentrandosi quindi sulle componenti psicologiche dei tre sovrani. Il copione obbliga gli attori a dare voce ai dilemmi interiori dei vari personaggi, sollevando il sipario sui processi decisionali e sulle forze che muovono all’azione, alla ricerca di potere, gloria eterna o, più banalmente, affetto paterno. Indubbiamente, così facendo, alcuni passaggi risultano forzati ma l’istrionica abilità di Scordio nel catalizzare l’attenzione su di sé sembra quasi distrarre il pubblico da queste pecche.
Come da tradizione narrativa, anche Michelangelo Zeno introduce la figura del buffone ad alleggerire la carica emotiva della tragedia. Sempre attingendo dal copioso calderone di personaggi indimenticabili creati dalla penna di Shakespeare, Zeno oppone agli affanni dei tre sovrani la leggerezza con cui Falstaff si gode le giornate, campando di espedienti e sollazzandosi alla locanda tra donne e racconti smargiassi. Ad interpretare Falstaff – il personaggio cucito su misura da Shakespeare per uno dei più famosi comici dell’epoca – possiamo ammirare Piero Lenardon, insuperabile clown della nostra epoca moderna.
Per il debutto nazionale di Kings. Il gioco del potere, diretti dal sempre più sorprendente Alberto Oliva, oltre ai già citati Scordio e Lenardon, abbiamo il piacere di ammirare in azione – spesso calati nei panni di più personaggi –  Angelo Donato Colombo, Enrico Ballardini, Federica D’Angelo, Martino Palmisano e Paolo Grassi. Un plauso meritato va riservato anche a chi si è occupato di scenografie, costumi e luci perché hanno saputo adeguatamente sottolineare il passaggio di epoche, dal Medioevo alla contemporaneità, asciugando al contempo l’opulenza dei tradizionali simboli del potere, al fine di adattarla all’essenzialità della narrazione.

Silvana Costa

Lo spettacolo continua:
Spazio Tertulliano
via Tertulliano 68 – Milano
fino a sabato 22 novembre 2014
www.spaziotertulliano.it
 
Kings
Il gioco del potere
da Riccardo II, Enrico IV ed Enrico V di William Shakespeare
drammaturgia Michelangelo Zeno
con Giuseppe Scordio, Piero Lenardon, Angelo Donato Colombo, Enrico Ballardini, Federica D’Angelo, Martino Palmisano, Paolo Grassi
regia Alberto Oliva
scene Giuseppe Scordio e Saverio Assumma
costumi Sartoria Streghe & Fate
disegno luci Alessandro Tinelli
aiuto regia Gianfilippo Falsina
assistenti alla regia Francesca Muscatello, Marta Pasetti
produzione Spazio Tertulliano e URT Jurij Ferrini
prima nazionale