Al Museo del Novecento una mostra indaga il percorso parallelo, compiuto tra il 1957 e il 1962, da Yves Klein e Lucio Fontana, nella piena autonomia dell’originalità artistica di ciascuno dei due artisti. La loro vicenda creativa, intrecciata a un sorprendente legame personale, è raccontata attraverso 90 opere e una ricca documentazione d’archivio.
Passeggiando per piazza Duomo a Milano è quasi impossibile non essere attratti dal nastro luminoso che si intravede dietro la vetrata dell’Museo del Novecento. Il progetto di allestimento dei vecchi spazi dell’Arengario, trasformati in luogo espositivo dedicato all’arte del XX secolo, ha infatti strategicamente assegnato la grande sala vetrata che si affaccia sulla piazza alle opere di Lucio Fontana, collocando, in posizione scenografica, Luce spaziale. Struttura al neon per la IX Triennale di Milano (1951). Ora, per promuovere la mostra Klein Fontana. Milano-Parigi, 1957-1962 i giochi di luce raddoppiano, mettendo in dialogo l’interno e l’esterno del museo grazie all’installazione luminosa, con i nomi dei due artisti, posizionata sulla facciata dell’edificio, riuscendo così a suggestionare il pubblico prima ancora che varchi la soglia d’ingresso.
Lungi dall’essere una doppia monografica, la mostra curata da Silvia Bignami e Giorgio Zanchetti racconta la storia dell’amicizia tra Yves Klein e Lucio Fontana, dimostrando, attraverso i loro capolavori, quanti fossero i punti che li accomunassero, nonostante le grandi differenze di età e formazione. L’intervallo temporale analizzato va dal 1957 – anno della prima esposizione dei monocromi blu alla Galleria Apollinaire di Guido Le Noci in via Brera – alla morte prematura di Klein, poco più che trentenne, avvenuta nel 1962. Nel gennaio del 1957, all’inaugurazione di Proposte monocrome. Epoca blu, la personale di Yves Klein, accorre tutta la Milano bene ma le undici tele dipinte a rullo, appese in modo da restare scostate dalle pareti in cemento grezzo – concepite da Vittoriano Viganò per conferire allo spazio espositivo uno stile brutalista – lasciano perplessi i critici accorsi. Solamente Dino Buzzati elogia appassionatamente il giovane e talentuoso artista francese in Blu Blu Blu, la recensione scritta per il Corriere d’Informazione. Ben diversa l’accoglienza tributata ai monocromi dall’ambiente artistico milanese dove, al termine della Seconda guerra mondiale, sono riprese le sperimentazioni delle avanguardie: Lucio Fontana è infatti tra i primi acquirenti dell’artista francese divenendo, nei primi anni Sessanta, uno dei suoi più importanti collezionisti in Italia.
Klein Fontana. Milano-Parigi, 1957-1962 incentrato sulle occasioni di incontro e dibattito tra i due personaggi si inserisce a pieno titolo nella serie di iniziative pensate per accompagnare il semestre di Presidenza italiana dell’Unione Europea, raccolte sotto il titolo di Milano Cuore d’Europa. Milano e Parigi, nell’Europa che sta uscendo dalla fase della ricostruzione postbellica, sono due importanti fucine in cui artisti da tutto il mondo confluiscono per apprendere nuovi linguaggi e sviluppare, a loro volta, nuovi stili espressivi, godendo della ritrovata libertà. Le gallerie di queste città divengono per Klein e Fontana, oltre che luogo per divulgare le ricerche stilistiche e concettuali che stanno portando avanti, anche punti di ritrovo e scambio di idee.
Al fine di sottolineare l’importanza di questa mostra, dedicata al confronto tra due figure che, ancora oggi, a distanza di generazioni, rappresentano imprescindibili riferimenti per il mondo artistico, gli organizzatori decidono di non relegarla agli spazi ove di consuetudine sono allestite le esposizioni temporanee. Il percorso di visita si snoda attraverso tutti i livelli del Museo del Novecento: forse per il pubblico può risultare impegnativo identificare i vari elementi ma il risultato finale è indubbiamente interessante perché fornisce un’utile chiave di lettura della collezione permanente. In un naturale fluire temporale, possiamo prima ammirare i riferimenti alla base delle sperimentazioni di Fontana e Klein mentre, più avanti, osserviamo invece come le loro riflessioni siano state estrapolate dal contesto storico culturale originario per essere reinterpretate e reinventate dagli autori delle generazioni successive. Nella sala dei futuristi, per esempio, gli Stati d’animo. Quelli che restano (1911) di Umberto Boccioni dialoga con un grande Concetto spaziale – Attese (59 T 2) (1959) di Lucio Fontana: la serie, presentata nel 1959 alla Galleria del Naviglio a Milano e, successivamente, alla Galerie Stadler di Parigi presenta un interessante processo evolutivo dello stile dell’artista che passa dai giochi di tonalità al monocromatismo, da una fitta sequenza di tagli a uno solo, netto, che alcuni critici parigini arrivano a definire “osceno”.
La sala vetrata affacciata su piazza Duomo, che già ospita i lavori e le installazioni di Fontana, è arricchita da ulteriori opere mentre è stato dedicato uno spazio apposito alla storia della Struttura al neon che l’architetto Luciano Baldessarri include nel progetto di allestimento in occasione della IX Triennale di Milano. Da collage con carte preparate a tempera e materiali d’epoca emerge come il grande arabesco di luce fluorescente fosse collocato su un soffitto dipinto del blu adottato da Giotto per i suoi affreschi, la stessa tonalità di colore impiegata da Klein per i suoi monocromi.
Fontana e Klein sono due artisti che hanno sviluppato ricerche autonome profondamente distanti tra loro seppur parallele, condividendo l’idea di evocare uno spazio ulteriore, cosmico o spirituale, che mira al superamento dell’arte tradizionalmente intesa. Nel 1967, ricordando l’amico, Lucio Fontana afferma «Klein rappresenta lo spirito nuovo. È diverso da un pittore espressionista come Rothko, che è interessato alla vibrazione luminosa dello spazio, e da Pollock, che vuole distruggerlo, farlo esplodere, rompendo il quadro. È diverso da me, perché io cerco uno spazio ulteriore. Lui voleva l’infinito». Parlando di infinito non possiamo non citare l’emozione che ci coglie nel visitare la piccola sala in cima all’Arengario, dove sono poste le opere dedicate allo spazio siderale e al cosmo. A destra la matericità di Lucio Fontana che in Concetto spaziale (51 B 17) (1951), (55 P 25) (1955), (56 P 8) (1956) e (65 B 6) (1965) cosparge le tele forate di pietra, sabbia e lustrini a ricreare l’irregolarità della superficie dei corpi che viaggiano nello spazio mentre nella serie Ambiente spaziale (1949) traccia con l’inchiostro le orbite circolari dei pianeti. A sinistra ammiriamo due esemplari dei Reliefs planétaires (1961), le mappe in rilievo della superficie terrestre realizzate con pigmento blu puro e resina sintetica, presentate nel 1961 nell’ultima personale dell’artista alla Galleria Apollinaire di Milano. La rappresentazione tridimensionale di Klein va però oltre i rilievi eseguiti sulle tele: utilizza le spugne naturali impiegate in precedenza per la realizzazione dei suoi monocromi, per dar vita agli asteroidi della serie Sculpture éponge bleue (1959 e 1960).
Nei locali degli archivi è esposta una ricca serie di fotografie, cataloghi e documenti d’epoca che hanno costituito la base dell’intenso lavoro di approfondimento portato avanti dai curatori e incluso nel catalogo che accompagna la mostra.
Avanzando verso l’uscita ci attendono le Anthropométrie (1960) di Yves Klein e le spettacolari Concetto spaziale – Natura (1959 e 1960), grandi sfere in terracotta dalla superficie irregolare come quella di una roccia, esposte per la prima volta nel novembre 1961 alla galleria di Iris Clert; in mostra è anche presente un ritratto della gallerista greca eseguito da Lucio Fontana nel 1959-1960.
Nell’ultima sezione prima dell’uscita, come a volersi accomiatare dai visitatori con uno spettacolare colpo di scena, sono posizionate una di fronte all’altra – ribadendo una volta ancora l’intento dei curatori di porre a confronto questi due autori – le sculture, entrambe realizzate nei toni dell’azzurro, del Campione Olimpico (1932) eseguito da Fontana e Portrait relief de Claude Pascal (1962) di Klein.
Silvana Costa
La mostra continua al:
Museo del Novecento
via Marconi 1 – Milano
fino a domenica 15 marzo 2015
orari lunedì 14.30 – 19.30; martedì, mercoledì, venerdì e domenica 9.30 – 19.30; giovedì e sabato 9.30 – 22.30
www.museodelnovecento.orgKlein Fontana
Milano-Parigi, 1957-1962
a cura di Silvia Bignami, Giorgio Zanchetti
in collaborazione con Yves Klein Archives, Fondazione Lucio Fontana
direzione mostra Anna Grandi, Roberto Cassetta
con Chiara Brighi
immagine coordinata di mostra e progetto del catalogo Designwork, Artemio Croatto
con Chiara Caucig
progetto di allestimento Top Tag
prodotta da Museo del Novecento, ElectaCatalogo:
Klein Fontana. Milano-Parigi, 1957-1962
a cura di Silvia Bignami, Giorgio Zanchetti
Electa, 2014
272 pagine, 312 illustrazioni
prezzo 45,00 Euro
www.electaweb.com