Klimt. Alle origini di un mito

È in corso a Milano la mostra Klimt. Alle origini di un mito, un viaggio emozionante ed affascinate nella vita del maggior esponente dell’Art Nouveau e protagonista della Secessione viennese.
L’esposizione, realizzata in collaborazione con il Museo Belvedere di Vienna – Österreichische Galerie Belvedere e curata da uno dei massimi studiosi dell’artista, nonché vice direttore del Belvedere, Alfred Weidinger, si propone di mostrare l’intera vita di Klimt: la nascita, la formazione presso il Kunstgewerbeschule dell’Österreichisches Museumfür Kunst und Industrie, le ispirazioni e l’evoluzione della sua opera fino alla prematura morte, avvenuta a soli 56 anni, a causa di un ictus.
La mostra si snoda attraverso le sale di Palazzo Reale, articolata in otto sezioni, ognuna delle quali dedicata ad un diverso aspetto della vita e del lavoro di Klimt: la famiglia, la formazione, la compagnia delle arti, il Fregio di Beethoven, la Secessione, i paesaggi, i ritratti, il nudo – l’erotismo.
La prima sezione ci racconta della famiglia e del ruolo significativo ricoperto nella vita dell’artista: sia come sodalizio creativo sia come orizzonte affettivo. Gustav Klimt nasce il 14 luglio 1862, in un sobborgo di Vienna; figlio di un orafo incisore e di una mancata cantante lirica – figure determinanti per il futuro sviluppo della sua arte – trascorre tutta la vita con la madre e le due sorelle non sposate: Clara e Hermine, delle quali è presente un ritratto esegito dall’amico e compagno di studi Franz Matsch. In questa sala si rimane colpiti dai lavori del fratello Georg Klimt tra i quali segnaliamo Apollo e Demetra (1900 circa), due rilievi scultorei che mostrano un uso sapiente del rame e dei vetri colorati, e i primi ritratti che Gustav fa ai membri della propria famiglia, tra cui quello, estremamente delicato, a Pauline Flöge (1885).
La seconda sezione racconta la formazione di Klimt: nel 1876 il giovane Gustav si iscrive alla Scuola di arti e mestieri dove apprende svariate tecniche, quali il mosaico e la lavorazione dei metalli. In queste sale, dal confronto tra i suoi lavori e quelli dell’amico Matsch, risalta l’immagine di un artista ancora legato allo storicismo viennese, i cui esponenti saranno i modelli dei suoi primi anni di attività: il Nudo Maschile (1879 e 1883 circa), il Ritratto di bambina (entrambi del 1880), lo Studio dal modello in stucco di un ramo di acanto (1877-78). Tra i mentori annoveriamo Hans Makart, definito il ‘principe dei pittori’, di cui troviamo esposte opere significative quali L’anello del Nibelungo (1870-72) e Sogno di una notte di mezza estate (1871), entrambi caratterizzati dallo stile esuberante e sfarzoso che caratterizza Vienna in quegli anni.
Proseguendo il percorso si giunge alla sezione dedicata alla Compagnia degli Artisti, fondata  da Klimt nel 1881 insieme all’amico Franz Matsch e al fratello Ernst. Grazie al proprio talento, riescono ad affermarsi precocemente nell’ambiente artistico ufficiale e a ottenere importanti commissioni pubbliche: il gruppo lavora  infatti per i teatri di Bucarest, Karlsbad, Fiume e Reichenberg. Ben presto l’influenza del clima fervido e stimolante della cultura viennese comincia a farsi sentire nei loro lavori. Osservando il Bozzetto di lunetta (1885 circa) di Ernst Klimt notiamo il suo legame con lo stile esuberante di Makart, sebbene l’angelo raffigurato presenti dei tratti che ricordano ancora la pittura rinascimentale; anche nell’opera Le stagioni (1882) di Gustav Klimt possiamo ritrovare le tracce dell’influenza di Makart. Nella stessa sala possiamo ammirare alcune tele di Matsch tra le quali attirano particolarmente l’attenzione Franz Matsch junior (1907) e Hilde Matsch (1907), in cui l’artista ritrae i propri figli vestiti da principi, denunciando il forte affetto nutrito nei loro confronti. La morte prematura di Ernst Klimt, avvenuta nel 1892, porta alla disgregazione della compagnia e fa cadere il fratello in un lungo periodo di depressione, dalla quale la sua arte risorge, come la fenice dalle sue ceneri.
Entrando nella sala successiva, veniamo acconti dalle note dell’Inno alla gioia di Beethoven che ci guidano fino ai piedi del Fregio, proiettandoci in un mondo di musica, arte e bellezza. Quando nel 1897 Klimt fonda la Secessione, le istanze di rinnovamento austriache trovano nell’artista un punto di riferimento insostituibile. I secessionisti, contrapponendosi alla tradizione ufficiale, si collegano al clima internazionale simbolista grazie alle grandi mostre da loro organizzate ed alla pubblicazione di una propria rivista: Ver sacrum. È durante la XIV mostra della Secessione che Klimt realizza il Fregio: sviluppato su tre pareti, l’opera è dedicata alla grande scultura in marmo policromo di Max Klinger raffigurante l’apoteosi di Beethoven. Klimt ricava dalla pittura vascolare greca e dalla pittura egizia la concezione della parete come fascia dove si allineano, in sequenza, figure ed eventi. Il tema del Fregio è un’interpretazione della Nona sinfonia, di cui, il giorno dell’inaugurazione,  Gustav Mahler dirige una memorabile esecuzione dell’Inno alla gioia. L’opera ci racconta una storia: un forte Cavaliere armato – i cui tratti sono quelli del musicista Mahler – spinto dalla preghiera dell’umanità, decide di intraprendere un viaggio per trovare la felicità. Durante il suo percorso deve affrontare delle forze avverse rappresentate dal gigante Tifeo, contro il quale perfino gli dei hanno combattuto invano, e le sue terribili figlie, le Gorgoni: Malattia, Follia, Morte, Lussuria, Impudicizia, Intemperanza e Dolore struggente. Superati gli ostacoli, il desiderio di felicità si placa nella Poesia, rappresentato da una splendida donna dalla veste dorata a simboleggiare che solo grazie all’arte il Cavaliere (l’artista) può raggiungere il luogo dove regna la pura gioia, la pura felicità e l’amore. Il Fregio si conclude con l’immagine dell’abbraccio tra il Cavaliere e l’Arte, protetti da un coro di angeli.
Lasciata la musica alle nostre spalle, ci catapultiamo in un mondo dorato, fatto di immagini simboliche e figure femminili che ci attraggono ma, allo stesso tempo, ci lasciano addosso un senso di inquietudine: è sufficiente infatti osservare Fuochi Fatui (1903) in cui vediamo delle figure femminili emergere dal buio, fissarci ed invitarci a seguirle nelle tenebre. Oppure, ancora, le copie dei grandi pannelli destinati all’Aula Magna dell’Università di Vienna ove La Filosofia e La Medicina sono rappresentate in vesti tanto provocatorie da risultare scandalose a causa della percettibile carica erotica presente nelle due opere.
Può sembrare strano il passaggio dalle tele dorate e simboliche ai paesaggi ed ai ritratti, ma è proprio in questi lavori che Klimt si permette un’autonomia sperimentale e creativa di grande audacia. Molti dei suoi paesaggi sono stati realizzati negli anni della maturità, durante le estati che trascorse presso il lago Atter, con la compagna Emilie Flöge. Lo studio delle stampe giapponesi e della fotografia hanno una grande influenza nei tagli compositivi di queste opere: se si osserva Mucche nella stalla (1900) e Dopo la pioggia (1898) ci rendiamo conto che Klimt ha voluto ‘fermare il tempo’, come a creare un’istantanea di quello che sta osservando. Ma il simbolismo non lo abbandona mai. Osservando  Girasole (1907), in cui non esiste una linea dell’orizzonte, lo spettatore non può non chiedersi se stia semplicemente guardando un fiore oppure un ritratto di donna, il cui viso è il fiore e la veste è modellata dalle foglie.
Le stesse sperimentazioni sono applicate ai ritratti, dove l’occhio del visitatore passa da immagini dai contorni così netti e puliti da sembrare quasi una fotografia, come nel Ritratto femminile (1898), a ritratti dai contorni così sfumati da dare l’illusione che la figura stia emergendo dalla nebbia.
Continuando il percorso ci troviamo di fronte la donna che ha ispirato l’immaginario di tutti gli uomini del tempo: Salomè (1909). Klimt ha dedicato diverse opere alla donna fatale, colei che attrae e distrugge l’uomo, e Salomè incarna alla perfezione quest’icona. L’erotismo emanato dalla tensione del viso e dalla contrattura delle mani, le bianche forme del suo corpo che emergono dalla veste mentre la testa del Giovanni Battista affonda nelle pieghe della gonna, attraggono lo spettatore e lo rendono suo prigioniero, dimenticando quanto sia pericolosa. A questa tela, così forte ed erotica, si contrappone Madre con due bambini (la Famiglia) (1909-10) dove, dall’oscurità della notte, emergono i visi di una madre e dei figli dormienti, avvolti in un telo per ripararsi dal freddo, nero come il buio che li circonda. L’osservatore davanti a questa scena, tenera e triste allo stesso tempo, si interroga: stanno veramente dormendo o sono morti?
Nell’ultima sala si riprende il tema del nudo e dell’erotismo. Klimt indaga con migliaia di disegni l’armonia curvilinea del corpo femminile e la sua vibrazione erotica. Moltissimi sono i bozzetti in cui ritrae le proprie modelle in pose languide e disinibite, in cui non solo celebra la bellezza e il desiderio che scaturisce il corpo femminile ma anche la sua capacità di abbandonarsi all’eros. In Acqua in movimento (1898) vediamo queste figure femminili immerse nel corso d’acqua in pose provocatorie ed ammiccanti mentre nell’angolo un satiro le guarda con desiderio.
Poco prima della morte questa visione del nudo femminile si evolve: nel quadro Adamo ed Eva (1917-18, incompiuto) la figura femminile non è più longilinea e provocante, ma è florida e radiosa, con un enigmatico sorriso, mentre Adamo è offuscato dalla sua figura che domina la scena.
Seppur il titolo induca il visitatore ad aspettarsi un numero maggiore di tele appartenenti a Klimt, l’esposizione è davvero interessante e va vissuta come un viaggio nel suo mondo e nella sua vita, grazie anche al confronto con gli artisti che ne hanno influenzato la formazione artistica.

Maria Chiara Sicari


leggi la recensione della mostra Disegni intorno al fregio di Beethoven

La mostra continua a:
Palazzo Reale
piazza Duomo, 12 – Milano
fino a domenica 13 luglio
orari lunedì 14.30-19.30; martedì, mercoledì, venerdì, domenica 9.30-19.30;
giovedì e sabato 9.30-22.30
il servizio di biglietteria termina un’ora prima della chiusura
www.comune.milano.it/palazzoreale

Klimt. Alle origini di un mito
a cura di Alfred Weidinger
in collaborazione per l’Italia Eva Di Stefano
una mostra Comune di Milano – Cultura, Palazzo Reale, Museo Belvedere di Vienna, 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE, Arthemisia Group
allestimento Corrado Anselmi
www.klimtmilano.it

Catalogo e altre pubblicazioni:
Klimt. Alle origini di un mito
a cura di Alfred Weidinger
edizioni 24 ORE Cultura
28 x 31 cm, 240 pagine, 200 illustrazioni, cartonato rivestito in setalux con segnalibro
prezzo 42,00 Euro

Klimt e la Secessione viennese
testi di Stefano Zuffi
collana artist
edizioni 24 ORE Cultura
14×28 cm, 20 pagine / 20 illustrazioni, volume a fisarmonica con cofanetto

Gustav Klimt
curatela scientifica Stefano Zuffi
testi di Emanuele del Medico e illustrazioni di Massimiliano Aurelio
collana I maestri dell’arte
edizioni 24 ORE Cultura
21 x 30 cm, 32 pagine, 15 illustrazioni, cartonato
prezzo 14,90 Euro