La camera di Daisy e Douglas

snaporazHeartbreak Hotel, l’onirico progetto di collettivo snaporaz, spalanca le porte di una nuova stanza, invitando il pubblico a indagare alla ricerca di un giovane scrittore scomparso.

Le crisi che costellano l’esistenza di ciascun individuo, superato il momento iniziale di forte negatività, possono essere interpretate come occasioni per riconsiderare le scelte di vita e aprirsi a nuove opportunità. Il concetto di “crisi”, nella sua accezione positiva, è il tema attorno cui collettivo snaporaz ha concepito la serie di spettacoli del ciclo Heartbreak Hotel. Ogni episodio è ambientato in una differente camera e l’incontro con i surreali individui che le popolano offre agli spettatori spunti per un’intensa analisi introspettiva.
Al Teatro I  di Milano, sino al 21 settembre, è in scena Taccuino d’appunti n°1. La camera di Daisy e Douglas, ispirato al collettivo snaporaz dalle vicende narrate da Erik Maelstrøm nel romanzo Heartbreak Hotel, pubblicato nel 2011. A quanto pare sono molte le esistenze che si incrociano – anche solo idealmente – in questo hotel che, parola dopo parola, assume progressiva concretezza, restando indelebilmente scolpito nella mente e nel cuore. Eppure capita di non ricordarne l’indirizzo, come accade allo scrittore americano Douglas Duvall, giovane talento ingaggiato nel 1945 dall’industria hollywoodiana per la trasposizione cinematografica del romanzo di Kenneth Fearing Il Grande Orologio.
Duvall, durante il primo soggiorno in hotel conosce Daisy, una giovane aspirante attrice. La frizzante gioia di vivere della ragazza lo conquista, distraendolo dal noioso incarico commissionatogli dalla Paramount e gli fornisce il soggetto per una nuova sceneggiatura, originale, intitolata Heartbreak Hotel cui decide immediatamente di dar corpo. Purtroppo, una volta lasciato l’hotel, lontano da Daisy, Duval perde l’ispirazione: unica soluzione per completare il testo è rintracciare l’incantevole musa.
Punto di partenza delle ricerche è ovviamente l’hotel ma già raggiungere tale meta si rivela un’ardua impresa: all’indirizzo appuntato da Douglas Duvall ora ha sede un’altra attività commerciale – il cui proprietario afferma di lavorare in quel posto da oltre vent’anni – e né nel quartiere né nelle zone limitrofe c’è traccia alcuna dell’edificio. Le persone cui Duvall chiede informazioni lo guardano con diffidenza sentendolo vagheggiare di un luogo di fantasia eppure egli, in cuor suo, sa che tutto è reale.
Heartbreak Hotel è concreto come la vita di ciascuno di noi; nessuno di quanti vi hanno soggiornato ha mai potuto scordare le emozioni provate lì. Prima di avere una stanza, gli ospiti vengono fatti accomodare in una cantina angusta e spoglia senza sapere quanto a lungo si possa prolungare l’attesa, come anime galleggianti nel limbo anelando di poter essere ammesse al cospetto della divinità, di raggiungere l’estasi. Tutto l’edificio è popolato da presenze misteriose, sospese tra la vita e la morte, nel buio del dormiveglia avvengono fatti violenti mentre il sonno è disturbato da incubi che paiono proseguire anche ad occhi aperti. Eppure tutti ricordano di essersi sentiti felici.
Quale sia l’esito della ricerca di Douglas Duvall non è dato saperlo: lo scrittore sparisce nel nulla prima di darne notizia, prima di terminare la sceneggiatura. A questo punto della storia prende avvio l’esperienza proposta al pubblico da collettivo snaporaz con Taccuino d’appunti n°1. Gli spettatori, dopo un’accurata spiegazione degli antefatti, vengono fatti accomodare a gruppi di sei persone nella cantina dell’Heartbreak Hotel, lì dove tutto ebbe inizio. Pochi, essenziali mobili, arredano la stanza; l’umido trasuda dai muri e blocca il respiro; una radio gracida in un angolo gli aggiornamenti su caso dello scrittore scomparso. Sul tavolo sono sparse le poche pagine della sceneggiatura già scritte da Duvall, sapientemente ricreate degli autori a partire dal libro di Maelstrøm: il pubblico legge avidamente e inizia a frugare ovunque, alla ricerca di qualunque traccia utile per ritrovare lo scrittore e Daisy. Nessuno osa parlare, le chiacchiere tra amici cessano nel momento in cui si varca la porta della cantina: ogni senso è allertato per dipanare il mistero. All’improvviso il telefono squilla, la tensione sale, i presenti si scambiamo occhiate timorose alla ricerca di un volontario che risponda e riesca a porre le giuste domande all’interlocutore.
Apparentemente giocato con gran modestia di risorse, Taccuino d’appunti n°1 svela, indizio dopo indizio, un raffinato intrico di rimandi tra gli oggetti presenti nella stanza ed impone ai partecipanti uno sforzo mentale non indifferente per leggere gli appunti lasciati da Duvall, connetterli tra loro e, sovente, andare oltre il significato immediato del testo. Una performance interattiva investigativa convincente e coinvolgente grazie al meticoloso lavoro creativo operato da collettivo snaporaz calandosi con la fantasia nella rutilante America degli anni Quaranta.
Quando finalmente le menti cominciano a elaborare una possibile soluzione del giallo, si palesa in scena Gilda Deianira Ciao che, con la sua aria innocente, la voce fanciullesca e il fare sfuggente, riesce magistralmente a disarmare i partecipanti di ogni certezza e il gioco sembra non avere mai fine. E non avrà fine, almeno fintanto che ci saranno stanze da visitare. Per esempio, dal 21 al 26 febbraio 2018, sempre a Teatro i, si spalancano le porte della Stanza 207: forse è il caso di prenotare…

Silvana Costa

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Lo spettacolo continua:
Teatro i
via Gaudenzio Ferrari 11 – Milano
fino a giovedì 21 settembre 2017
orari: dalle 18.00
ingressi ogni ora per un massimo di 6 spettatori ogni turno
www.teatroi.org
 
Heartbreak Hotel
Taccuino d’appunti n°1
La camera di Daisy e Douglas
un progetto di collettivo snaporaz
ispirato al romanzo Heartbreak Hotel di Erik Maelstrøm
scene ed allestimento Mirco “Mizu” Avitabile
performer Gilda Deianira Ciao
produzione Teatro i