La leggenda del santo bevitore

Andrée Ruth Shammah cala Carlo Cecchi nei panni di Joseph Roth in un’opera dove i tratti biografici dello scrittore si fondono con quelli del protagonista del suo ultimo romanzo.

La leggenda del santo bevitore è un romanzo di Joseph Roth pubblicato postumo nel 1939, alcuni mesi dopo la sua morte. Il testo di per sé è molto noto grazie anche alle trasposizioni cinematografiche tra cui la versione diretta da Ermanno Olmi, vincitrice del Leone d’oro al Festival del cinema di Venezia nel 1989.
Al di là dell’innegabile valore di quest’opera e della fama raggiunta nel corso della carriera, Roth muore in solitudine e povertà a Parigi come Andreas Kartak, il protagonista della storia. Andrée Ruth Shammah gioca su questa sorta di funesto parallelismo – quasi lo scrittore abbia avuto una premonizione sulla propria sorte – per costruire l’adattamento teatrale dell’opera, in scena al Teatro Parenti di Milano sino al 12 febbraio. Un parallelismo fatto notare dal personaggio interpretato da Roberta Rovelli che, nel suo passeggiare per le strade di Parigi, trova abbandonato sul tavolino di un caffè una copia del libro. Non serve sedere in prima fila per cogliere la ricercatezza della citazione: il volume è un’edizione Adelphi, la casa editrice che per prima, nel 1975, pubblica La leggenda del santo bevitore in Italia.
Roberta Rovelli è una donna dei giorni nostri che, colpita dal libro, si accomoda e inizia a leggerlo, partendo appunto dalla biografia dell’autore riportata in quarta di copertina. Man mano procede nella lettura l’azione si sposta all’interno del caffè dove un uomo (Carlo Cecchi) racconta al barista (Giovanni Lucini) la trama della storia che sta sviluppando. L’uomo, come si intuisce sin dalle prime battute, è Joseph Roth.
È lampante come Gianmaurizio Fercioni nell’ideare la scenografia abbia tratto spunto da Nighthawks (1942) di Edward Hopper, un riferimento reso ancor più evidente dalle luci di Marcello Jazzetti, che conferiscono all’insieme un carattere metafisico, e dai costumi di Barbara Petrecca.
L’uomo, tra un bicchiere di Pernod e l’altro, scrive sul taccuino della misera esistenza di Andreas Kartak, fuggito dalla Slesia a Parigi dopo aver ucciso il marito di Karoline, la sua amante. Nella capitale francese, dopo una vita di espedienti, langue ora in uno stato di povertà estrena. Una sera un misterioso benefattore gli offre 200 franchi: un moto di orgoglio impone ad Andreas di impegnarsi a portarli la domenica seguente alla chiesa di Ste-Marie des Batignolles, in onore di Santa Teresa di Lisieux cui il donatore si dichiara devoto. Una serie di incontri, tra cui quello con Karoline, aiuteranno l’uomo di volta in volta a mettere insieme la cifra da lasciare in chiesa e, quando racimolata, a sperperarla tra alcool, prostitute e raggiri, sino all’epilogo finale.
Andrée Ruth Shammah è la regista di questa originale versione de La leggenda del santo bevitore dalla forte componente visionaria, in cui la fantasia e la reale biografia di Joseph Roth si fondono in un abbraccio letale.
Carlo Cecchi è convincente nel ruolo dello scrittore consumato più dall’alcool, dagli stenti e dalla frustrazione che dall’età: è morto infatti alla soglia dei 45 anni. L’attore si trascina dal bancone al tavolino, con il barista che lo segue preoccupato non cada con quella sua andatura barcollante, parla incespicandosi e di tanto in tanto, quando la lingua gli si impasta in bocca, si versa un altro bicchiere di Pernod per far sì le parole tornino a fluire. Cecchi dà vita a una sorta di angelo caduto e ferito, in cerca di redenzione e, in una simile ottica, assistere allo spettacolo assume la dimensione dell’esperienza mistica. Un’esperienza irrinunciabile anche solo – scusate se è poco – per godere dalla sinergia artistica tra Andrée Ruth Shammah e Carlo Cecchi, due autentici capisaldi del teatro contemporaneo.

Silvana Costa

Lo spettacolo continua:
Teatro Franco Parenti – Sala A
via Pier Lombardo, 14 – Milano
fino a domenica 19 febbraio 2023
www.teatrofrancoparenti.it
 
La leggenda del santo bevitore
di Joseph Roth
regia Andrée Ruth Shammah
con Carlo Cecchi
e con Roberta Rovelli, Giovanni Lucini
spazio scenico disegnato da Gianmaurizio Fercioni
con le suggestioni visive di Luca Scarzella, Vinicio Bordin
luci Marcello Jazzetti
costumi Barbara Petrecca
produzione Teatro Franco Parenti
durata 1 ora e 20 minuti