La leggenda di Redenta Tiria

Dolore e amore, rassegnazione e speranza, italiano e sardo si intrecciano nel romanzo di Salvatore Niffoi e come per magia prendono vita sul palcoscenico quando la recitazione di Corrado D’Elia si fonde con i canti di Marisa Sannia.

I massi posizionati sul palcoscenico di AltaLuceTeatro sono disposti a cerchio, a creare un recinto magico, simile a quelli al cui interno gli antichi druidi esercitano riti magici o come quelli risalenti al IV millennio a.C. che circondano le tombe della necropoli di Li Muri ad Arzachena, in Sardegna.
Al centro siede Corrado D’Elia che, moderno druido, compie per l’ennesima volta il prodigio di traslare il pubblico in sala in un mondo parallelo dove fantasia e meraviglia regnano sovrani. La magia questa volta è ancor più forte del consueto: le ridotte dimensioni del teatro affacciato sul Naviglio Grande creano una straordinaria vicinanza emotiva oltre che fisica con l’interprete e le sue parole non sono più un mero testo recitato ma scivolano a livello di una confidenza personale.
In questa occasione in particolare perché, moderno cantastorie, racconta le vicende di alcuni degli abitanti di Abacrasta. Il paese è tristemente noto nella zona poiché nessuno è mai giunto a morte naturale ma tutti, dopo aver udito una voce misteriosa che annuncia la fine dei loro giorni, si suicidano. Una leggenda o una superstizione popolare cui si piegano non solo gli adulti sconfitti dalla durezza della vita ma anche i bambini, gli uomini di scienza e le donne di chiesa.
Un giorno in questo sperduto angolo di Sardegna arriva Redenta Tiria, “una femmina cieca, con i capelli lucidi come ali di corvo e i piedi scalzi” abile, con la semplicità delle sue parole, a indurre  le persone ad abbandonare i propri nefasti propositi. Porge consigli che spingono a guardare la vita da una nuova prospettiva, a non subire il destino ma a tentare di forgiarlo a proprio piacimento, a cercare una via d’uscita dal buio che li circonda.
Redenta, con quel nome che affonda le radici nei principi della religione cristiana e profuma di speranza e salvezza, più che un corvo è un angelo sceso dal cielo a spazzare via la cappa di negatività che sovrasta Abacrasta. La leggenda di Redenta Tiria, questo il titolo dello spettacolo, come la misteriosa protagonista infonde al pubblico preziosi momenti di gioia, utili per alleggerire l’animo in questi giorni funestati dalla pandemia e affrontare la paura con buonsenso e ottimismo.
Lo spettacolo, per quanto così in linea con i tempi, è tuttavia nato anni fa, durante una residenza in Sardegna di Corrado D’Elia. Il testo attinge a piene mani dall’omonimo romanzo di Salvatore Niffoi da cui mutua i passaggi più toccanti e quello strano narrare in cui l’italiano e il sardo si fondono insieme. Un bilinguismo – il sardo è classificato quale idioma a sé stante e non come dialetto – timidamente accennato nelle opere del Premio Nobel Grazia Deledda che con Niffoi trova forma compiuta e nulla sacrifica alla comprensione del testo.
I monologhi di Corrado D’Elia sono in genere strutturati sulla simbiosi tra parole e musica, elemento utilizzato tanto a intercalare le parti della storia quanto a sottolineare passaggi e concetti significativi. In La leggenda di Redenta Tiria il regista va oltre, le canzoni di Marisa Sannia tracciano la scia entro cui le parole del racconto si inseriscono quasi con naturalezza, complice la musicalità della lingua sarda, delle sue parole e della sua cadenza. Corrado D’Elia spazia inoltre tra i mille registri della recitazione nel dar voce alle gioie e ai problemi degli abitanti di Abacrasta mentre gli spettatori lo seguono con trasporto su e giù per le montagne russe delle emozioni.
Complice lo spazio raccolto di AltaLuceTeatro, anche chi ha avuto modo di assistere in altri teatri agli spettacoli di D’Elia, percepisce un’energia inconsueta giungere dal palco. La forte vicinanza del pubblico crea un’interdipendenza inconsueta tra le parti, con l’artista che, per quanto alle prese con un monologo ampiamente collaudato e acclamato in tutta Italia negli anni passati, cerca e cavalca le reazioni del pubblico, lavorando incessantemente sulla parte e sul personaggio, senza scivolare nell’improvvisazione, trasmettendo la gioia del riuscire ad anticipare le aspettative, sorprendendo e divertendo ad ogni nuovo passaggio. Sorprendendosi e divertendosi egli per primo.
Se è vero che ogni rappresentazione teatrale è un’esperienza unica ed irripetibile, un evento esclusivo riservato al solo pubblico in sala per quella specifica replica, La leggenda di Redenta Tiria in questa occasione lo è anche di più. Concedetevi il lusso, non resterete delusi e, nel mentre, sbirciate la Stagione del teatro perché altri titoli e interpreti interessanti andranno in scena nei prossimi mesi.

Silvana Costa

Lo spettacolo continua:
AltaLuceTeatro

Alzaia Naviglio Grande 190 – Milano
fino a domenica 23 gennaio 2022
orari: venerdì e sabato 20.30
domenica 16.30
con obbligo di Green Pass rafforzato e mascherina FFP2
www.altaluceteatro.com
 
La leggenda di Redenta Tiria
di Salvatore Niffoi
adattamento e regia di Corrado dElia
con Corrado dElia
musiche di Marisa Sannia
progetto grafico Chiara Salvucci
luci Chiristian Laface
audio Gabriele Copes
produzione Compagnia Corrado dElia