La Maria Brasca

A distanza di trent’anni, per celebrare il centenario testoriano, torna in scena al Teatro Parenti La Maria Brasca. Il cast completamente rinnovato, con Marina Rocco nel ruolo della protagonista, è diretto oggi come allora da Andrée Ruth Shammah.

Nella Stagione del cinquantennale il Teatro Franco Parenti di Milano non poteva mancare di proporre alcuni degli spettacoli che ne hanno segnato la storia come, ad esempio, La Maria Brasca di Giovanni Testori, prodotta in occasione del ventennale e fatta debuttare il 26 ottobre 1992. Riproporre nel 2023 l’opera si ammanta tuttavia di ulteriore valore simbolico poiché il 12 maggio ricorrono i cento anni dalla nascita dell’autore che tanta parte ha avuto, insieme a Franco Parenti e Andrée Ruth Shammah, nel dar vita al teatro che oggi è un punto di riferimento del panorama culturale meneghino.
La Maria Brasca con Marina Rocco nel ruolo principale è in cartellone sino a domenica 5 marzo dopo un debutto trionfale a San Valentino: quale giorno migliore per quella che è una delle rare storie a lieto fine scritte da Testori. “Lieto fine” forse è una forzatura, con tutte le considerazioni che oggigiorno si potrebbero fare in merito, ma Maria è felice nel coronare il proprio sogno d’amore e tanto basta. Bisogna infatti tenere presente che i suoi parametri di giudizio sono figli dell’epoca e del contesto sociale, ancora profondamente maschilista e patriarcale, in cui vive.
Maria Brasca è una donna indipendente e orgogliosa di esserlo: quando il sipario si apre lei si presenta con ancora indosso la tuta da operaia ma dopo, nonostante la lunga giornata al calzificio, non esita a indossare un abito vezzoso e le scarpe con il tacco per uscire con Romeo Camisasca (Filippo Lai), il suo innamorato. Tutto quello che ha se lo è guadagnato a costo di forza di volontà e fatica fisica perciò ne va fiera e se ne infischia dei commenti della gente, a iniziare dal biasimo del cognato Angelo (Luca Sandri). Men che meno le importa di risultare scandalosa per quella relazione con un uomo più giovane, un fannullone cui passa parte dei soldi che guadagna, né che lui la possa tradire. Lei lo ha scelto tra mille e lo vuole per costruire una famiglia tutta sua: è lei a decidere cosa fare della propria vita e a indirizzare quella di lui, eventualmente rimuovendo gli ostacoli che le si frappongono lungo la strada, come ritiene sia suo diritto fare.
È straordinario lo spaccato di vita operaia nella periferia milanese restituito dalla scenografia progettata da Gianmaurizio Fercioni e riallestita a cura di Albertino Accalai, con il muro del palazzo che si apre per mostrare l’interno del modesto appartamento dove vive Maria con la famiglia della sorella Enrica. È una dimora semplice, affacciata sulla ferrovia – come casa Testori –, a due passi dal celeberrimo ponte della Ghisolfa, con i treni che al loro passaggio fanno vibrare i muri e tutto quanto contengono. Analogamente, pure i dialoghi dipingono l’esistenza in quei quartieri, autentici microcosmi urbani, isole galleggianti alla periferia di una Milano che non ha ancora saturato tutte le zone interstiziali tra il centro storico e la campagna.
Microcosmi alle cui regole Maria non accetta di sottostare e per tale ragione viene additata come diversa, guardata con sospetto, desta scandalo un po’ come accade a Testori che, come ricorda Gad Lerner nell’introduzione de La Maria Brasca, ripubblicato per i tipi di Feltrinelli nel 2002, trova perfetta identificazione nella sua eroina.
Andrée Ruth Shammah nel 1992 si confronta con l’opera pochi mesi prima della morte dello scrittore. Oggi, pur rispolverando la scenografia, i costumi e le toccanti musiche di Fiorenzo Carpi l’approccio con cui ne affronta la regia è diverso: denuncia un desiderio – o, meglio, un bisogno – di evocare sul palco il ricordo di chi c’era attraverso piccoli gesti e citazioni nascosti nelle pieghe di una prova di regia come sempre magistrale. Così facendo lo spettacolo non risulta solamente bello ma rappresenta la perfetta sintesi di cinquant’anni di fare e saper fare del Teatro Parenti. Non un augusto traguardo ma il punto di partenza per i prossimi cinquant’anni di lavori, sempre eseguiti ai massimi livelli, rinnovandosi ma senza scordare il percorso compiuto.
È proprio Testori che dopo aver a lungo osservato Andrée Ruth Shammah all’opera dietro le quinte, attenta alle lezioni dei grandi registi che vanno in scena al Piccolo Teatro di Milano, la designa a dirigere Franco Parenti ne L’Ambleto con cui si inaugura quello che allora si chiamava Salone Pier Lombardo. Questa versione de La Maria Brasca, come ci tiene a sottolineare la regista, non è la versione originale – composta nel 1959 e rappresentata in prima assoluta 17 marzo 1960 al Piccolo con protagonista Franca Valeri e la regia di Mario Missiroli – ma un adattamento autorizzato all’epoca dallo stesso Testori.
Marina Rocco, in un ideale passaggio di consegne, riceve il testimone da Adriana Asti e, pur con qualche lieve flessione – quasi intimorita dalla forza del suo personaggio –, offre un’immagine forte di Maria, insofferente agli stereotipi e al giudizio altrui, forte per sé stessa e per la sorella che è succube di un marito che non si ricorda più come fare ad amarlo. Maria è indubitabilmente femmina in ogni suo gesto, sia dentro la tuta informe da operaia, sia nel far fruttare millenni di tattiche femminili per sedurre il suo Romeo e piegarlo al proprio volere.
Un passaggio di testimone che avviene in apertura di sipario, quando la voce di Adriana Asti che canta Quella cosa in Lombardia – testo di Franco Fortini e musica di Fiorenzo Carpi – saluta l’ingresso in scena di Maria, di ritorno dal lavoro.
Marina Rocco, grazie anche alla sapiente guida di Andrée Ruth Shammah, si smarca dai personaggi interpretati in precedenza, siano la giovane innamorata in Goldoni o la svampita nelle pièce di Timi, e si dimostra all’altezza di un ruolo più maturo e impegnativo, sia nei monologhi, sia nel ricreare in scena con Mariella Valentini quell’alchimia di amore e scontro su cui poggia il rapporto tra sorelle.
Mariella Valentini e Luca Sandri sono parimenti encomiabili nei panni di Enrica e Angelo il cui matrimonio non è ormai altro che una somma di malumori e profonde solitudini tollerati per amore dei figlioletti. Filippo Lai è il componente del cast che forse risulta più succube del proprio personaggio ma, prendendo a prestito la logica di Maria, è giovane e bello da guardare e tanto basta per perdonargli qualche passaggio un po’ insipido.

Qui sotto riportiamo i prossimi appuntamenti in programma per commemorare il centenario testoriano: la selezione di brani di Testori “con-sonante” (8 maggio) e Cleopatràs (7/9 giugno) con Anna Della Rosa.
Molti altri se ne aggiungeranno nei prossimi mesi perciò consigliamo di tenere d’occhio il sito del Teatro Parenti per il calendario aggiornato.

Silvana Costa

Lo spettacolo continua:
Teatro Franco Parenti – Sala Grande
via Pier Lombardo, 14 – Milano
fino a domenica 5 marzo 2023
www.teatrofrancoparenti.it

La Maria Brasca
di Giovanni Testori

uno spettacolo di Andrée Ruth Shammah
con Marina Rocco, Mariella Valentini, Luca Sandri, Filippo Lai
scene Gianmaurizio Fercioni
costumi Daniela Verdenelli
luci Oscar Frosio
musiche Fiorenzo Carpi
riallestimento a cura di Albertino Accalai per la scena e Simona Dondoni per i costumi
assistente alla regia Diletta Ferruzzi
pittore scenografo Santino Croci
direttore di scena Mattia Fontana
macchinista costruttore Marco Pirola
macchinista Giulio Cagnazzo
elettricista Gianni Gajardo
fonico Gigi Doronzo
sarta Giulia Leali
scene costruite presso il laboratorio del Teatro Franco Parenti
produzione Teatro Franco Parenti, Fondazione Teatro della Toscana
durata 1 ora e 45 + intervallo
prima nazionale

I prossimi appuntamenti
del centenario testoriano:
8 maggio
Testori “con-sonante”
a cura di Giuseppina Carutti
impaginazione scenica Marco Rampoldi
con Federica Fracassi, Anna La Rosa, Iaia Forte, Marina Rocco, Anna Nogara, Maria Paiato, Luisa Marinoni

7 – 9 giugno
Cleopatràs
di Giovanni Testori
uno spettacolo di Valter Malosti
con Anna Della Rosa
e con Aron Tewelde
progetto sonoro Gup Alcaro
scene e luci Nicolas Bovey
costumi Gianluca Sbicca
cura del movimento Marco Angelilli
produzione TPE – Teatro Piemonte Europa, Festival delle Colline Torinesi